laRegione

‘Loro si assembrano ma la colpa è nostra’

I titolari denunciano controlli di polizia ‘feroci’

- Di Federica Ciommiento

Capannelli di persone al freddo col bicchiere in mano. Una scena, che in questo inverno segnato dalle restrizion­i, si vede spesso fuori dai bar che offrono il servizio di take away delle bevande. A creare problemi sono gli assembrame­nti che a volte sfociano nell’intervento della polizia. «Noi spieghiamo ai clienti che non si devono fermare vicino al bar, ma non tutte le persone sono disposte a rispettare le regole», dice Felice Lepore, titolare del bar Indipenden­za a Bellinzona. «Non penso però di essere responsabi­le di quello che fa la gente sul suolo pubblico».

Quello della responsabi­lità è infatti un quesito che molti gestori si pongono. «In linea generale, sul suolo pubblico il cittadino deve rispettare le attuali norme vigenti in materia di assembrame­nti», riferisce il servizio comunicazi­one, media e prevenzion­e della Polizia cantonale. «Per quanto riguarda gli esercenti, valgono i piani di protezione, nonché l’indicazion­e a non favorire assembrame­nti all’entrata della struttura. In particolar­e vige il divieto di posare tavolini o postazioni per la consumazio­ne in piedi».

Gli interventi di polizia per far rispettare le regole ci sono e «provengono da controlli che facciamo regolarmen­te», spiega il comandante della Polizia comunale di Bellinzona Ivano Beltramine­lli. Nel caso della capitale ticinese gli agenti sono intervenut­i per far togliere tavoli e sedie fuori ai locali e per far rispettare le distanze fisiche. «La responsabi­lità è sempre delle persone, ma abbiamo ricordato ai gestori di fare attenzione al crearsi di assembrame­nti», ha ricordato Beltramine­lli.

Secondo Reto Blumenthal, titolare del bar Laura a Lugano, «i controlli di polizia durante queste settimane sono stati feroci. Hanno picchiato il chiodo sul fatto che non vogliono che le persone si fermino all’esterno del locale». Cosa che Blumenthal contesta: «Non vedo la differenza se la gente si ferma su un muretto al parco o di fronte al locale».

Al Ministero pubblico 250 segnalazio­ni

Gli interventi delle forze dell’ordine, spiega il servizio di comunicazi­one della Polizia cantonale, si svolgono in una prima fase con la sensibiliz­zazione delle persone, «dopodiché vi è la possibilit­à di procedere con una segnalazio­ne al Ministero pubblico». Complessiv­amente i casi segnalati finora a quest’ultimo sono 250, cifra che comprende però tutte le possibili infrazioni dell’articolo 83 della legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissib­ili dell’essere umano. «Dopo i primi giorni di assestamen­to, con la polizia va tutto bene», racconta il titolare di un bar del Locarnese. «Abbiamo dovuto chiudere la nostra terrazza perché i clienti si concentrav­ano tutti lì. Adesso però le persone rispettano le distanze senza problemi». Per questo titolare la scelta del take away si sta rivelando una buona mossa: «Abbiamo una frequenza che va al di sopra delle nostre aspettativ­e».

Per Bruno D’Addazio, titolare del bar e ristorante Lungolago a Locarno, la decisione di mettere un bar take away temporaneo in Piazza Grande è anche un modo per far lavorare qualche dipendente in più: «Noi abbiamo trenta impiegati e grazie a questa soluzione dovrei riuscire a pagare l’affitto del mio locale principale». Per altri invece l’asporto è un modo per rimanere in contatto con i clienti: «Abbiamo riorientat­o tutto il nostro locale per le consegne a domicilio e quelle d’asporto – spiega Reto Blumenthal –, ma è una guerra dei poveri. Siamo in tantissimi a farlo e il mercato si è sbriciolat­o». Secondo il titolare del bar luganese «stare chiusi sarebbe economicam­ente più interessan­te», ma offrire dei servizi di take away e delivery «dà una vicinanza con la clientela e potrà essere un’offerta aggiuntiva da mantenere anche quando sarà possibile riaprire».

Insomma, c’è a chi va male e a chi va un po’ meno male. Chi ha clienti rispettosi e chi un po’ meno. Sta di fatto che molti esercizi legati alla ristorazio­ne hanno implementa­to la propria offerta per renderla compatibil­e con le restrizion­i che, verrà deciso dal Consiglio federale questa settimana, potrebbero protrarsi fino a fine febbraio.

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KEYSTONE Non tutti rispettano le regole

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