Riecco i tre punti E pure il sollievo
Il Lugano si rifà sul Davos e saluta il ritorno a casa di Riva. ‘Poteva essere molto peggio’.
Lugano – Sul ghiaccio non c’è il povero Elia Riva, naturalmente. Di rientro dalla disfatta di Ginevra, nella sfida domenicale pianificata un po’ all’ultimo contro il Davos, in sostituzione di quella con un Berna poi finito in quarantena, tuttavia manca pure un secondo difensore, Tim Heed. «Soffre di una commozione cerebrale, ma è di lieve entità – puntualizza il general manager Hnat Domenichelli, alludendo allo scontro in pista venerdì sera, quando lo svedese era stato investito a centroghiaccio dal ginevrino Marco Miranda –. Forse Tim tornerà nuovamente in pista nel finesettimana: lui, in verità, pensava di giocare comunque, ma il nostro medico ha preferito evitare qualsiasi rischio, specialmente dopo quello che è successo a Elia Riva».
Ed è proprio pensando a Riva, tre giorni dopo quella bruttissima carica alle Vernets, che il Lugano può infine tirare un sospiro di sollievo: il ventitrenne difensore ticinese non ha nulla di rotto, pure se deve fare i conti con i postumi di un impatto impressionante davvero. «Venerdì Elia ha trascorso la notte all’ospedale e io sono rimasto a Ginevra con lui – continua Domenichelli –. Purtroppo deve fare i conti con una commozione cerebrale, ma siamo stati molto fortunati: visto ciò che è successo, la sua situazione avrebbe potuto essere molto, molto più grave. Elia fortunatamente sta bene e ora si trova a casa sua: di sicuro, però, non giocherà a hockey per un po’. Ma non chiedetemi per quanto. Adesso questo non conta: ciò che conta è che può continuare a vivere normalmente. Prima o poi tornerà anche a giocare».
Nell’attesa, i compagni suoi e di Tim Heed devono fare gli straordinari in retrovia. A cominciare da quel Thomas Wellinger rimasto in pista addirittura per trentuno minuti e rotti su sessanta. E contro il Davos c’è nuovamente spazio anche per il diciannovenne Nicolò Ugazzi. «Di tiri oggi ne abbiamo bloccati parecchi – racconta il difensore ticinese, alludendo alle 26 conclusioni stoppate dai giocatori, che vanno ad aggiungersi alle 41 fermate dal portiere –. È anche grazie a quello che siamo arrivati al successo, oltre alle ottime parate di Schlegel».
Alla sua seconda partita in meno di un mese, rispetto alla sfida del 18 dicembre a Bienne Ugazzi è rimasto in pista quasi un minuto in più, per 5’29” effettivi sul ghiaccio. «Dopo i primi cambi ero più tranquillo e ho ritrovato fiducia in me stesso, e a quel punto tutto riusciva in maniera più naturale – aggiunge il numero 83 –. Certo che è un bel salto passare dagli élite alla prima squadra, ma devo dire che posso contare sul sostegno di tutti. Ciò che ti porta a dare persino più di quanto credevi di poter dare in una partita con gli juniores».
Resta il fatto che, tre punti o no, di errori in pista se ne vedono ancora molti. «Il fatto è che una stagione deve sempre essere considerata come un processo – dice dal canto suo Reto Suri –. Un processo che inizia nel mese di agosto, poi a ogni partita che arriva impari qualcosa, analizzando a video ciò che non funziona per provare a migliorarlo. E c’è sempre qualcosa da migliorare. L’importante è che il sistema alla base funzioni, affinché si possano avere le chance di vincere. Dopo Ginevra abbiamo imparato la lezione: sapevamo che dovevamo ritrovare la nostra forza sul piano difensivo, lottando fino alla fine senza mai risparmiarci. Credo ci sia questo alla base del successo sul Davos».
LA PARTITA Per i bianconeri è un 4 su 4
Lugano quattro, Davos zero. Eppure è un pomeriggio sofferto quello del Lugano, che deve attendere fino all’ultimo prima di celebrare il quarto successo in altrettante partite contro i grigionesi in stagione. Il momento più difficile per i bianconeri arriva nel periodo centrale, quando i ragazzi di Pelletier faticano anche solo a passare la metà pista, contro un avversario determinato che vince praticamente tutti i contrasti. Poi, però, poco dopo metà partita il vento gira, e al 33’56” Giovanni Morini pesca Tim Traber oltre la linea difensiva grigionese (nell’occasione, Stoop e Jung non fanno una gran figura...) e la ventisettenne ala destra di Quesnel fredda l’incolpevole Sandro Aeschlimann. Poi all’inizio del periodo conclusivo i gol di vantaggio diventano due: il Davos si fa nuovamente prendere in contropiede, e sulla respinta del portiere Alessio Bertaggia tocca d’istinto per Luca Fazzini, il quale non manca il bersaglio. Dopo la rete annullata a Knak al 44’36” per un bastone alto di Frehner, Ambühl trova comunque la via del gol al 50’35”. Così i bianconeri devono stringere i denti fino alla fine, soprattutto a causa di due penalità consecutive di Loeffel e Suri tra il 52’46” e il 56’53”, prima del 3-1 a porta vuota di Wellinger a tre secondi dalla sirena conclusiva.