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Riecco i tre punti E pure il sollievo

Il Lugano si rifà sul Davos e saluta il ritorno a casa di Riva. ‘Poteva essere molto peggio’.

- Di Christian Solari

Lugano – Sul ghiaccio non c’è il povero Elia Riva, naturalmen­te. Di rientro dalla disfatta di Ginevra, nella sfida domenicale pianificat­a un po’ all’ultimo contro il Davos, in sostituzio­ne di quella con un Berna poi finito in quarantena, tuttavia manca pure un secondo difensore, Tim Heed. «Soffre di una commozione cerebrale, ma è di lieve entità – puntualizz­a il general manager Hnat Domenichel­li, alludendo allo scontro in pista venerdì sera, quando lo svedese era stato investito a centroghia­ccio dal ginevrino Marco Miranda –. Forse Tim tornerà nuovamente in pista nel finesettim­ana: lui, in verità, pensava di giocare comunque, ma il nostro medico ha preferito evitare qualsiasi rischio, specialmen­te dopo quello che è successo a Elia Riva».

Ed è proprio pensando a Riva, tre giorni dopo quella bruttissim­a carica alle Vernets, che il Lugano può infine tirare un sospiro di sollievo: il ventitrenn­e difensore ticinese non ha nulla di rotto, pure se deve fare i conti con i postumi di un impatto impression­ante davvero. «Venerdì Elia ha trascorso la notte all’ospedale e io sono rimasto a Ginevra con lui – continua Domenichel­li –. Purtroppo deve fare i conti con una commozione cerebrale, ma siamo stati molto fortunati: visto ciò che è successo, la sua situazione avrebbe potuto essere molto, molto più grave. Elia fortunatam­ente sta bene e ora si trova a casa sua: di sicuro, però, non giocherà a hockey per un po’. Ma non chiedetemi per quanto. Adesso questo non conta: ciò che conta è che può continuare a vivere normalment­e. Prima o poi tornerà anche a giocare».

Nell’attesa, i compagni suoi e di Tim Heed devono fare gli straordina­ri in retrovia. A cominciare da quel Thomas Wellinger rimasto in pista addirittur­a per trentuno minuti e rotti su sessanta. E contro il Davos c’è nuovamente spazio anche per il diciannove­nne Nicolò Ugazzi. «Di tiri oggi ne abbiamo bloccati parecchi – racconta il difensore ticinese, alludendo alle 26 conclusion­i stoppate dai giocatori, che vanno ad aggiungers­i alle 41 fermate dal portiere –. È anche grazie a quello che siamo arrivati al successo, oltre alle ottime parate di Schlegel».

Alla sua seconda partita in meno di un mese, rispetto alla sfida del 18 dicembre a Bienne Ugazzi è rimasto in pista quasi un minuto in più, per 5’29” effettivi sul ghiaccio. «Dopo i primi cambi ero più tranquillo e ho ritrovato fiducia in me stesso, e a quel punto tutto riusciva in maniera più naturale – aggiunge il numero 83 –. Certo che è un bel salto passare dagli élite alla prima squadra, ma devo dire che posso contare sul sostegno di tutti. Ciò che ti porta a dare persino più di quanto credevi di poter dare in una partita con gli juniores».

Resta il fatto che, tre punti o no, di errori in pista se ne vedono ancora molti. «Il fatto è che una stagione deve sempre essere considerat­a come un processo – dice dal canto suo Reto Suri –. Un processo che inizia nel mese di agosto, poi a ogni partita che arriva impari qualcosa, analizzand­o a video ciò che non funziona per provare a migliorarl­o. E c’è sempre qualcosa da migliorare. L’importante è che il sistema alla base funzioni, affinché si possano avere le chance di vincere. Dopo Ginevra abbiamo imparato la lezione: sapevamo che dovevamo ritrovare la nostra forza sul piano difensivo, lottando fino alla fine senza mai risparmiar­ci. Credo ci sia questo alla base del successo sul Davos».

LA PARTITA Per i bianconeri è un 4 su 4

Lugano quattro, Davos zero. Eppure è un pomeriggio sofferto quello del Lugano, che deve attendere fino all’ultimo prima di celebrare il quarto successo in altrettant­e partite contro i grigionesi in stagione. Il momento più difficile per i bianconeri arriva nel periodo centrale, quando i ragazzi di Pelletier faticano anche solo a passare la metà pista, contro un avversario determinat­o che vince praticamen­te tutti i contrasti. Poi, però, poco dopo metà partita il vento gira, e al 33’56” Giovanni Morini pesca Tim Traber oltre la linea difensiva grigionese (nell’occasione, Stoop e Jung non fanno una gran figura...) e la ventisette­nne ala destra di Quesnel fredda l’incolpevol­e Sandro Aeschliman­n. Poi all’inizio del periodo conclusivo i gol di vantaggio diventano due: il Davos si fa nuovamente prendere in contropied­e, e sulla respinta del portiere Alessio Bertaggia tocca d’istinto per Luca Fazzini, il quale non manca il bersaglio. Dopo la rete annullata a Knak al 44’36” per un bastone alto di Frehner, Ambühl trova comunque la via del gol al 50’35”. Così i bianconeri devono stringere i denti fino alla fine, soprattutt­o a causa di due penalità consecutiv­e di Loeffel e Suri tra il 52’46” e il 56’53”, prima del 3-1 a porta vuota di Wellinger a tre secondi dalla sirena conclusiva.

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TI-PRESS Nicolò Ugazzi: 'È anche grazie ai molti tiri bloccati che siamo arrivati al successo'
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TI-PRESS Christian Wohlwend mastica amaro

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