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Ex politico condannato, la casa finisce all’asta

- G.G.

Tanti soldi sottratti indebitame­nte e ora la sua abitazione finisce all’asta. È questo l’epilogo del procedimen­to giudiziari­o ai danni dell’ex consiglier­e comunale Plr ed ex avvocato di Lugano 65enne, condannato alle Assise criminali il 3 dicembre 2019 a tre anni di detenzione, di cui due sospesi con la condiziona­le e uno da espiare per ripetuta appropriaz­ione indebita aggravata. L’abitazione di Castagnola del debitore sarà messa in vendita al miglior offerente il prossimo 21 gennaio, alle 14, nella sala incanti dell’Ufficio di esecuzione del Palazzo di giustizia di Lugano. Il bene riguarda un appartamen­to con diritto esclusivo formato da cucina, soggiorno, atrio, due camere, bagno e due balconi. Valore di stima ufficiale: 213mila franchi; valore di stima peritale, 560mila franchi. Nell’arco di quattro anni, tra il 2011 e il 2015, l’ex politico luganese aveva utilizzato almeno 1,3 milioni di franchi a lui affidati quale curatore o esecutore testamenta­rio per scopi estranei. La maggior parte del maltolto – 1 milione e 150mila franchi – lo aveva sottratto a una erede, i cui soldi avrebbero dovuto essere destinati per suo volere alla Fondazione della Svizzera italiana per la ricerca scientific­a e gli studi universita­ri da lui fondata nel 1979 che gestisce la Scuola di lingua Ili di Lugano, ma che invece sono stati distratti dall’avvocato.

(...) per tre settimane e crea uno spettacolo, lo porta su diverse piazze del territorio e impara a conoscere e a convivere con persone “extra-ordinarie”. Nascono nuove amicizie, costruite sul comune interesse per il teatro, sulla sensibilit­à verso il prossimo e forse anche su un diverso senso di umanità. Alcuni di questi ragazzi indossano volentieri vestiti colorati e diversi da quelli proposti dalle pubblicità. Un piccolo gruppo di questi, due ragazze e due ragazzi quattordic­enni, il 5 gennaio si è ritrovato a Lugano. Provenendo da 4 luoghi diversi del cantone hanno scelto la stazione di Lugano. Sono seduti su una panchina per condivider­e un momento festivo insieme, quando due agenti della Polizia ferroviari­a si avvicinano per un controllo.

Gli agenti hanno richiesto loro i documenti, hanno chiesto loro di svuotare le tasche, le borse e hanno perquisito uno dei ragazzi. L’intervento degli agenti rientra nel normale adempiment­o delle loro funzioni, d’accordo, e questi controlli hanno un loro senso in alcuni casi, ma ci sembra eccessivo lo zelo dimostrato dagli agenti nei confronti di quattro giovanissi­mi che non stavano facendo niente di sospetto; quello che ci ha stupiti e messi a disagio è stato sentire che gli agenti si siano permessi di deriderli, commentand­o il modo di vestire e il contenuto delle borse, nelle quali c’erano solo indumenti e oggetti personali. Battute derisorie come “ma avete una tenda addosso?”, “al giorno d’oggi si fanno i pigiama party con i cristalli” forse hanno divertito i signori in divisa, ma per questi quattro giovani, in particolar­e per le ragazze nell’avventura delle prime uscite libere, la cosa ha creato spavento.

Una ragazza ha chiesto spiegazion­i e un agente ha risposto “perché non vi abbiamo mai visti qua”. Ma le stazioni non sono per definizion­e un punto di passaggio? A noi adulti, genitori e animatori della colonia, questa faccenda rattrista; cerchiamo di educare i giovani spiegando loro che la polizia ha il compito di proteggere i cittadini, di rassicurar­li, che dovrebbe essere un punto di riferiment­o in caso di bisogno. Ora ci e vi chiediamo: i giovani quale opinione delle forze dell’ordine possono farsi vivendo una situazione così scortese nei loro confronti per il semplice fatto di aver incontrato degli amici in una stazione?

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