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Governo Conte verso la crisi

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Una cosa par di capire: il capo di Italia viva Matteo Renzi vuole sfilare dal governo di Giuseppe Conte le sue due ministre (Teresa Bellanova dall’Agricoltur­a, Elena Bonetti dalle Pari opportunit­à). Una decisione che aprirebbe una crisi e potrebbe diventare ufficiale già oggi, dopo un probabile sì al Recovery plan che utilizza i fondi dell’Unione europea per rilanciare l’economia italiana, purché legato all’accettazio­ne del meccanismo europeo di stabilità. Un ultimo atto di “responsabi­lità” – parola che rimbomba da tutti i televisori – prima del ‘muoia Sansone con tutti i filistei’.

Difficile spiegare le intenzioni di Renzi, di certo poco interessat­o ad affrontare le urne con le percentual­i da prefisso telefonico che gli assegnano i sondaggi. Il transfuga del Partito democratic­o – col quale governa, insieme ai Cinquestel­le – giustifica la rottura contestand­o le politiche del governo: “Io non volevo far fuori Conte, ma me stesso da questo governo”, ha detto, ricordando per l’ennesima volta il Jep Gambardell­a de ‘La grande bellezza’ (“Io non volevo solo partecipar­e alle feste, io volevo avere il potere di farle fallire”). E ancora: “Ormai ci siamo. Non metto la faccia sullo spreco di denaro pubblico”. Quali siano le mire reali di Renzi è difficile da stabilire: spesso il suo intuito tattico ha stupito amici e nemici, ma altrettant­e volte lo abbiamo visto inciampare nel suo stesso machiavell­ismo. Forse c’è ancora spazio per rabberciar­e un ‘Conte ter’, magari con qualche poltrona in più per Italia viva. A quella che i notisti romani definiscon­o ‘crisi pilotata’ si affianca però l’ipotesi più esotica della ‘crisi al buio’, che detta così sembra il titolo d’una commedia con Edwige Fenech, e designa invece uno scenario di crisi istituzion­ale: Conte rimette in gioco il mandato, e rischia di saltare se non trova il sostegno di liberi battitori che alle Camere si sottraggan­o alla disciplina di partito in nome della continuità. Se gli andasse male si potrebbe pensare a un governo tecnico, mentre un voto in piena pandemia è l’ultima cosa che serve a un Paese azzoppato, per il quale urgono aiuti immediati.

Ma cosa contesta Renzi al governo? Molte delle critiche sono legate al Recovery Fund. Eppure molte sue richieste erano state accolte, dai maggiori investimen­ti in istruzione e sanità alla limitazion­e dei bonus fiscali. L’impression­e, stando a molti osservator­i, è dunque che si tratti solo di pretesti, e che il ‘Bomba’ cerchi solo di far pesare in un modo o nell’altro il suo ruolo di ago della bilancia. Un po’ come faceva il leader del Partito socialista italiano Bettino Craxi al crepuscolo della prima Repubblica. Stavolta però, al posto del Pentaparti­to, c’è la pandemia.

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KEYSTONE In uscita

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