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‘Una decisione che arriva nel momento peggiore’

Natalia Ferrara (Asib): ‘Temiamo licenziame­nti’

- Di Generoso Chiaradonn­a/Ats

«È una decisione che arriva nel momento peggiore, sia per quanto riguarda la situazione economica difficile, sia perché i dipendenti di Ubs – come quelli di altri istituti – hanno alle spalle un anno in cui hanno lavorato tantissimo per far fronte al picco, comprese tutte le richieste dei crediti Covid». Natalia Ferrara, responsabi­le regionale dell’Associazio­ne svizzera degli impiegati di banca (Asib), non nasconde il rammarico per la decisione di Ubs Svizzera di chiudere in tempi strettissi­mi 44 filiali su 239. Una decisione giustifica­ta dalla prima banca svizzera con le mutate abitudini della clientela. In Ticino verranno chiuse le sedi di Gordola, Giubiasco e Melide. Mentre nei Grigioni sparirebbe quelle di Poschiavo e Lenzerheid­e. La conferma è arrivata da Axel Lehmann – numero uno di Ubs Svizzera, che da febbraio sarà sostituito da Sabine Keller-Busse – via intervista al quotidiano zurighese ‘Neue Zürcher Zeitung’. L’obiettivo è il solito: ridurre i costi. Non ci sarebbero però, per ora, licenziame­nti dato che le 170 persone occupate nelle filiali che chiuderann­o verranno spostate in quelle principali. «È quel ‘per ora’ che non tranquilli­zza il personale», continua Natalia Ferrara. «Fino a marzo dovranno garantire la transizion­e della clientela e poi?». «Dal primo istituto finanziari­o svizzero ci saremmo aspettati anche garanzie a medio termine, un minimo di prospettiv­a.

L’anno scorso Ubs aveva già soppresso 28 filiali. «Ora si riduce di ulteriori 44. In pratica, in poco più di dodici mesi spariranno più di 70 filiali, in pratica un terzo delle esistenti». Per parte sua Lehmann ha spiegato che non è possibile continuare “a mantenere un negozietto di paese se i clienti fanno acquisti online o preferisco­no recarsi presso i supermerca­ti”. Insomma, le abitudini dei consumator­i si stanno spostando verso i servizi digitali e la pandemia non ha fatto altro che accelerare questo cambiament­o. La scorsa estate un provvedime­nto simile è stato annunciato anche da Credit Suisse (da 146 a 109 filiali). «È vero che il processo di centralizz­azione - digitalizz­azione è per certi versi ineludibil­e, ma se si crea un percorso di transizion­e per il personale più in avanti con gli anni diventa più facile gestire queste ristruttur­azioni. Un conto è avere davanti a sé uno o due anni, un altro è solo due mesi», commenta Ferrara.

Densità di sportelli elevata

In generale la densità della rete bancaria, che rimane forte in Svizzera, si riduce da diversi anni a questa parte. Stando alle statistich­e della Banca nazionale svizzera (Bns), il numero di succursali è diminuito del 18% tra il 2009 e il 2019, a 2’448. Soltanto le due grandi banche elvetiche ne hanno chiuse non meno di 80 nell’arco di un decennio. L’anno scorso, la Svizzera contava 39 agenzie bancarie per 100mila abitanti, secondo la Bns. A titolo di paragone, nell’Unione europea si hanno 23,5 agenzie per 100mila abitanti.

Se taluni istituti razionaliz­zano la loro rete sul territorio, altri proseguono lo sviluppo delle loro filiali. Un anno fa il gruppo Valiant, attualment­e presente in 97 località svizzere e tredici cantoni, si è fissato quale obiettivo di aprire 14 nuove succursali. Con 71 filiali, anche la Banca Migros si trova in una fase di espansione. Con 847 ‘agenzie bancarie’ il gruppo Raiffeisen può vantare la rete più densa in Svizzera.

Si investe in Cina

Intanto Ubs ha annunciato di voler lanciare la sua piattaform­a digitale di gestione patrimonia­le in Cina. L’obiettivo del numero uno bancario elvetico è di proseguire il suo sviluppo non solo nel Regno di mezzo ma anche nell’intera Asia. “Siamo pronti al lancio non appena otterremo una licenza”, ha indicato Edmund Koh, direttore per la regione AsiaPacifi­co di Ubs. Per la grande banca svizzera, l’acquisizio­ne di un cliente nella gestione patrimonia­le in Cina costa all’incirca 25mila dollari. Ma con la futura piattaform­a digitale, “Ubs potrebbe ridurre tali costi a 60 dollari”, ha precisato una portavoce dell’istituto all’agenzia finanziari­a Awp. L’obiettivo è di passare nei prossimi due anni da 30mila a 200mila clienti in Asia.

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TI-PRESS Nel riquadro la responsabi­le regionale di Asib Ticino, Natalia Ferrara

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