False fatture e frode, 54enne a giudizio
Rinvio a giudizio per un 54enne milanese, residente da anni a Locarno, rappresentante legale di una azienda chimica con sede a Como, attiva pure nella regione del Lago Maggiore. L’accusa è “dichiarazione fraudolenta” avvenuta mediante l’uso di fatture false emesse per operazioni inesistenti, strumento utile per evadere le imposte su redditi e Iva.
Stando all’accusa, il 54enne dal 2012 al 2014 avrebbe, grazie alle fatture false emesse dal deposito-magazzino, indicato nella dichiarazione dei redditi “elementi passivi fittizi” per due milioni e mezzo di euro. Nell’ambito della stessa inchiesta, il pm Pasquale Adesso, sostituto della Procura di Como, ha chiesto il rinvio a giudizio anche per un 71enne comasco, rappresentante legale di un’azienda di Bulgarograsso, che si occupa del trattamento dei metalli. Per l’accusa, l’uomo fra il 2013 e il 2016 avrebbe indicato “elementi passivi fittizi” per poco meno di mezzo milione di euro.
L’inchiesta della Procura lariana è una costola di una maxi-indagine della Guardia di finanza di Verbania che a suo tempo ricostruì i contorni di una vasta frode fiscale per oltre cinquanta milioni di euro. Trentacinque gli indagati nel corso dell’indagine verbanese, secondo la quale il 54enne milanese, falsamente residente a Locarno, risulta essere al centro di un singolare episodio: una controversia civile nata per il mancato pagamento di fatture false per 300mila euro. Giunti alla fase del giudizio, negli atti si legge che per non corrispondere il pagamento richiesto da parte dell’imputato “veniva contestato alle controparti che le fatture erano false e come tali non dovevano essere pagate”. Insomma, in quel caso gli è andata bene. Sul piano penale quasi certamente l’esito non sarà altrettanto positivo.