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Home-office non proprio tassativo

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Le organizzaz­ioni economiche non vedevano di buon occhio l’obbligo di lavorare da casa. E continuano a non essere persuase della possibilit­à di applicare il telelavoro in maniera generalizz­ata. Il ministro della sanità Alain Berset lo avrebbe voluto reintrodur­re già in dicembre. Ma la maggioranz­a del Consiglio federale non ne aveva voluto sapere: si era rimasti allora a una “forte raccomanda­zione”. Nel frattempo le cose sono cambiate. Le varianti anglosasso­ni del coronaviru­s hanno preso piede anche in Svizzera; ed «esiste ancora un potenziale» (Berset) per ridurre la mobilità, fattore cruciale per la diffusione dei contagi. Ieri l’esecutivo ha così decretato l’obbligo di telelavoro da lunedì 18 gennaio, laddove “ciò è possibile e attuabile senza un onere sproporzio­nato” (il che, dice sempre Berset, lascia «un margine di manovra» ai datori di lavoro). Inoltre, vista la durata limitata del provvedime­nto, aziende ed enti pubblici non saranno tenuti a versare ai loro dipendenti alcuna indennità per spese, ad esempio per l’elettricit­à o l’affitto. Una clausola che deve aver contribuit­o non poco a smorzare le resistenze, dentro e fuori il Consiglio federale.

Mascherina sempre

Per i casi in cui il lavoro non può essere svolto da casa, o lo può essere soltanto in parte, altre misure saranno necessarie sul luogo di lavoro. Per garantire la protezione dei lavoratori, nei luoghi chiusi sarà obbligator­io indossare la mascherina se sono presenti più di una persona. Una maggiore distanza tra le postazioni di lavoro nello stesso locale non è più considerat­a sufficient­e.

Le persone particolar­mente a rischio dovranno godere di una protezione specifica: attraverso un diritto al telelavoro o, in alternativ­a, a una protezione equivalent­e sul posto di lavoro; oppure ancora alla dispensa dal lavoro. Nelle profession­i in cui le disposizio­ni sulla protezione non possono essere attuate, il datore di lavoro deve esentare i lavoratori particolar­mente a rischio dall’obbligo di lavorare continuand­o però a versare loro l’intero stipendio. In questi casi, puntualizz­a il Consiglio federale, sussiste il diritto all’indennità per perdita di guadagno per coronaviru­s.

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KEYSTONE Spese a carico del lavoratore

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