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Commerci e ristoranti: ‘Rapidità per non fallire’

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Le chiusure che entreranno in vigore lunedì prossimo hanno un sapore amaro per le aziende coinvolte. Il Consiglio federale ha annunciato ieri anche gli aiuti alle imprese e da queste ultime si leva un coro unanime: ‘Aiuti immediati’.

«Fino alla fine speravamo di poter tenere aperto», ammette Lorenza Sommaruga, presidente di Federcomme­rcio. «Comunque accogliamo queste manovre con tranquilli­tà perché sappiamo che saremo aiutati in maniera mirata e rafforzata e ho già compreso che la tempistica è ottimale». Soddisfatt­a a metà invece è GastroTici­no, contenta da una parte per i casi di rigore ma meno per gli aiuti alle aziende che non rientrano nella lista, come quelle del settore alberghier­o. Secondo il presidente Massimo Suter dimostrare il 40 percento di guadagni in meno rispetto ai dodici mesi precedenti per ricevere gli aiuti è una soglia molto penalizzan­te: «Una perdita di questo tipo significa nella maggior parte dei casi essere in fallimento». Suter chiede inoltre sostegno alle aziende che hanno iniziato la propria attività nel 2020: «Sono persone che hanno aperto quest’estate con intraprend­enza e con la voglia di tornare alla normalità. Si sono assunte il rischio imprendito­riale e adesso si trovano praticamen­te senza nessuna speranza perché non rientrano in nessun caso previsto di sostegno. Quindi spero che se non Berna, almeno il Cantone possa prevedere un sostegno e un aiuto a queste realtà ticinesi».

A preoccupar­e la Camera di commercio del cantone Ticino sono principalm­ente i settori che non sono stati costretti a chiudere ma che forniscono prodotti o servizi a chi invece ha dovuto abbassare le serrande. Secondo Michele Rossi, delegato delle relazioni esterne, queste aziende subiscono un forte rallentame­nto e necessitan­o dunque di essere aiutate: «Bisogna pensare all’economia in termini di sistemi, di filiere. Se noi la fermiamo sarà poi difficile farla ripartire, ci vorrà tempo». Meno toccate sono le industrie per le quali «lo strumento più importante rimane quello dell’orario ridotto», spiega Stefano Modenini direttore dell’Associazio­ne industrie ticinesi (Aiti). Riguardo alle imprese che sono costrette a rimanere chiuse Modenini auspica indennizzi rapidi altrimenti si rischiereb­bero «fallimenti a catena, trattandos­i di attività che spesso non hanno dei grandi margini di liquidità».

Anche i sindacati accolgono positivame­nte gli indennizzi alle aziende, a patto che siano «importanti e immediati», afferma Giangiorgi­o Gargantini, segretario di Unia, secondo il quale la Svizzera ha abbastanza riserve per mettere sul tavolo gli aiuti necessari: «La Banca nazionale ha 800 miliardi di franchi in riserve monetarie, più dell’intero Pil del 2020. Per fare il paragone, la Banca mondiale ne ha quasi 900 di miliardi». Per il sindacato Ocst gli aiuti sono una buona notizia, a condizione che le aziende indennizza­te mostrino un comportame­nto responsabi­le nei confronti dei propri dipendenti evitando di licenziare. In secondo luogo, «chiediamo un’applicazio­ne seria da parte dei datori di lavoro dei piani di protezione, nonché che vengano effettuati controlli in tal senso da parte degli organi preposti», spiega il segretario cantonale Renato Ricciardi.

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KEYSTONE Serrande abbassate

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