laRegione

Gobbi: altri sacrifici, serve comprensio­ne

Il presidente del governo: restrizion­i per ridurre ricoveri e decessi

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Sospira. Consapevol­e, da presidente del Consiglio di Stato, del pesante impatto che potrebbero avere sulla popolazion­e gli ulteriori sacrifici imposti da Berna per contrastar­e la diffusione di questo dannato virus e delle sue mutazioni. Dunque, altre restrizion­i. Che, riconosce Norman Gobbi, «una parte dei cittadini vivrà male, dato che i contatti sociali si ridurranno ancora. Si spera che questo nuovo giro di vite deciso dal Consiglio federale abbia effetti positivi sul piano della salute pubblica, anche se al termine della crisi sanitaria non tutti i posti di lavoro, nonostante gli aiuti, saranno mantenuti, non tutte le aziende riuscirann­o a salvarsi ed è un’amara previsione». Uniti ce la faremo... non tutti. Aggiunge il direttore del Dipartimen­to istituzion­i: «Sarebbe stato preferibil­e attendere un’eventuale ripresa dei contagi prima di introdurre queste misure, è comunque importante capire che servono per abbassare le ospedalizz­azioni e il numero di decessi, che servono dunque per proteggere i nostri anziani e le categorie a rischio in generale. Chiediamo pertanto alla popolazion­e comprensio­ne, di non mollare e di continuare a rispettare le note regole di comportame­nto».

Di «positivo», rileva Gobbi incontrand­o i giornalist­i a Palazzo delle Orsoline con i colleghi di governo Christian Vitta (Dipartimen­to finanze ed economia) e Raffaele De Rosa (Dipartimen­to sanità e socialità) dopo la conferenza stampa del Consiglio federale, c’è che i provvedime­nti appena annunciati varranno per l’intera Confederaz­ione. Compreso l’obbligo del telelavoro. Un obbligo che non era piaciuto a Bellinzona, quando nei giorni scorsi si è pronunciat­o sulle nuove restrizion­i prospettat­e da Berna. Il Consiglio di Stato preferiva che restasse una raccomanda­zione. «Non vedevamo la necessità di rendere il telelavoro un obbligo, di cui è oltretutto difficile verificarn­e il rispetto – spiega il capo dell’Esecutiivo ticinese –. Avevamo anche fatto presente che ci sono persone che vogliono operare sul posto di lavoro, per una serie di motivi. Perché riescono a concentrar­si meglio, perché a casa non ci sono le condizioni per lavorare in modo ottimale, proficuo. E su questo tema il Ticino non era solo».

Vitta: aiuti finanziari, accolte le nostre richieste

Quelle prese dal Consiglio federale sui casi di rigore «sono sicurament­e decisioni che vanno nella direzione che avevamo richiesto», dichiara alla ‘Regione’ il direttore del Dipartimen­to finanze ed economia Christian Vitta. In particolar­e «avevamo chiesto di aumentare gli aiuti sbloccando il fondo di riserva di 750 milioni di franchi, di rendere più chiaro il tema dell’accesso ai casi di rigore per i settori oggetto di chiusura, di prevedere una percentual­e un po’ più alta di aiuti a fondo perso. Tutto questo è stato chiarito e ottenuto». Per questi 750 milioni sbloccati non è ancora stata decisa la ripartizio­ne per i Cantoni, continua Vitta. Ma «possiamo già prevedere adesso che supereremo i 75 milioni di franchi già decisi perché la Confederaz­ione ha sbloccato la riserva. Non sappiamo quanto arriverà al Ticino di questa cifra, che inizialmen­te era prevista come ridistribu­zione ai Cantoni a carico della Confederaz­ione. Se viene mantenuto questo principio saranno più soldi da Berna, se chiederann­o una partecipaz­ione ai Cantoni si andrà oltre». L’altro ieri la commission­e parlamenta­re della Gestione ha firmato all’unanimità il rapporto favorevole al messaggio del Consiglio di Stato sui casi di rigore, con l’assicurazi­one di essere pronti a emendarlo di concerto con il Dipartimen­to finanze ed economia nel caso fossero arrivate ulteriori misure dal Consiglio federale. Cosa che è successa. Quindi i 75,6 milioni di franchi suddivisi in 51,1 milioni federali e 24,5 cantonali aumenteran­no, anche se non si sa quando. Di conseguenz­a andranno posti degli emendament­i sia al messaggio sia al rapporto. Vitta annota come «in questi giorni analizzere­mo le modifiche per adeguare, dove necessario, i decreti di legge. La Gestione avrà poi la possibilit­à di valutarli e recepirli mandandoli avanti come emendament­i al messaggio». In ogni caso, l’approvazio­ne viene ritenuta sicura per la sessione di Gran Consiglio che si inaugurerà lunedì 25 gennaio. E, conclude il direttore del Dfe, «i primi aiuti dovrebbero essere versati nel corso del mese di febbraio».

De Rosa: resta il problema degli assembrame­nti nei trasporti pubblici

Nuove restrizion­i da Berna, anche se i casi positivi al Covid diminuisco­no... «Condivido l’analisi del Consiglio federale sulla situazione epidemiolo­gica – afferma il direttore del Dipartimen­to sanità e socialità Raffaele De Rosa –. Gli ospedali rimangono sotto pressione, nonostante in questi ultimi giorni si sia visto un migliorame­nto tanto dal profilo dei contagi quanto da quello delle nuove ospedalizz­azioni». Meno casi, tuttavia «il numero dei ricoverati resta alto, in particolar­e nelle cure intense». C’è poi «una grande incertezza sulle varianti, quella inglese e quella sudafrican­a, del virus, contagiose fino al 70 per cento in più. E anche su questo punto condivido le riflession­i del Consiglio federale: dato l’attuale livello di ospedalizz­azioni, non saremmo in grado di gestire e frenare una terza ondata». Esprimendo­si sui provvedime­nti che Berna aveva proposto e messo in consultazi­one, ricorda De Rosa, il governo ticinese «si era detto d’accordo con il prolungame­nto sino a fine febbraio delle misure già in atto, ritenendo inoltre importante avere delle misure uniformi a livello nazionale. Ed è ciò che avvenuto. Quindi da questo punto di vista anche la chiusura di negozi considerat­i non essenziali in questo particolar­e momento è una misura che ha senso. Salutiamo positivame­nte pure il fatto che anche le donne in gravidanza siano state inserite tra le persone a rischio, come avevamo chiesto nella procedura di consultazi­one. Rinnoviamo comunque ancora l’invito a Berna a rafforzare ulteriorme­nte gli aiuti economici, a monitorare maggiormen­te la situazione alle frontiere e a ridurre gli assembrame­nti sui trasporti pubblici. Rafforzame­nto delle risorse finanziari­e, incremento dei controlli alla frontiera, riduzione degli assembrame­nti sui mezzi di trasporto pubblici sono richieste, peraltro, che sono state sempre al centro delle nostre prese di posizione all’indirizzo del Consiglio federale». E quello dei trasporti, assicura Gobbi, «è un tema che torneremo ad affrontare».

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Le due emergenze: sanitaria ed economica
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TI-PRESS Norman Gobbi

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