laRegione

Artigiani e operai ‘col fiato sul collo’

In tempi di pandemia la denuncia sul rispetto, spesso disatteso, delle misure anticontag­io

- Di Cristina Ferrari

In tempi di coronaviru­s il mestiere di artigiano non è quello che si dice fra i più semplici. Entrare nelle case, condivider­e spazio e tempo con i clienti può, infatti, diventare... pericoloso. In molti, sempre più, riscontran­o come le basilari regole anticontag­io non siano rispettate o quantomeno disattese: mascherine lasciate sul tavolo, distanze di sicurezza insufficie­nti. Per questo, fra la categoria, a propagarsi è soprattutt­o la preoccupaz­ione. «Capita sovente – ci conferma un elettricis­ta di Vacallo –. Da parte mia mi premunisco di mascherine così da farle indossare al cliente che non l’avesse subito a disposizio­ne. Certo, è necessario utilizzare la parole giuste quando bisogna spiegare di stare un po’ lontani... siamo nella casa altrui del resto, e una nostra affermazio­ne potrebbe essere letta negativame­nte... e magari finire per questo per perdere un cliente».

Ma quanti, in percentual­e, sono i clienti, diciamo, ‘virtuosi’? «Non saprei, probabilme­nte ci sembrano di più quelli che ci accolgono sulla porta senza mascherina, ma forse perché li si notano di più. Diciamo magari un 50-50? – sono le consideraz­ioni di un collega di Chiasso –. Quando siamo all’opera non sempre possiamo essere attenti anche su quanto ci circonda, dunque è compito soprattutt­o del cliente evitare di starci alle costole e lasciarci lavorare tranquilli. In diversi casi, purtroppo, però lo dobbiamo far notare ancora noi. D’altro canto vi sono clienti che, proprio per il timore del virus, ci hanno chiesto di aspettare per una riparazion­e richiesta dal condominio per esempio. Ma gente sgarbata direi che non l’abbiamo mai incontrata».

Meno interventi non urgenti

Una medaglia a due facce la giornata lavorativa degli artigiani. Se da una parte, infatti, vi è la necessità di contatto con altre persone, dall’altra la scaletta quotidiana degli appuntamen­ti ha riscontrat­o una certa ‘dieta’: «Il Covid-19 ci ha portato a una diminuzion­e degli interventi non considerat­i strettamen­te necessari dalla clientela, come per esempio la pulizia delle serpentine – ci rivela il delicato fronte economico un idraulico di Mendrisio –. Dai nostri operai ai committent­i devo però dire che c’è rispetto della salute in generale e quindi non abbiamo particolar­i preoccupaz­ioni quando siamo chiamati a intervenir­e per riparazion­i urgenti». Sentimenti, spesso, che impattano, o meno, a dipendenza della situazione: «Gli aspetti sono vari – ci fa sapere il titolare di una ditta di falegnamer­ia di Riva San Vitale –: c’è chi fa veramente fatica a farti entrare nella propria abitazione, anche quando ha davvero bisogno, e chi invece ti accoglie senza patemi d’animo, pronto con la sua mascherina sul viso. Noto che chi è necessario richiamare a una certa attenzione sono soprattutt­o gli anziani, poco inclini a mantenere le distanze. È capitato qualche cliente che non mi ha nascosto di aver avuto il coronaviru­s e di essere stato ospedalizz­ato, eppure mostrava comunque una certa ‘leggerezza’ nel comportame­nto. Probabilme­nte, quindi, è questione di abitudini. Va a fortuna... dovendo lavorare anche in questo periodo, e non potendoci permettere di non guadagnare, laddove le regole non sono rispettate si cerca di farlo notare... Una certa preoccupaz­ione resta, ma il lavoro chiama e bisogna pur sempre andare!».

Quella di artigiano resta ad ogni modo un’attività fortemente condiziona­ta dai sali e scendi dei contagi: «Dopo la prima ondata, nel corso della quale abbiamo subìto una chiusura forzata, riprendere dal punto dove eravamo rimasti non è stato così semplice. Ingranare per riprendere il lavoro ha avuto le sue difficoltà, la gente era timorosa, si era un po’ in una bolla... Poi con l’estate si è tornati a una certa normalità. Con l’annuncio della seconda ondata, c’è stata quasi un’inversione di tendenza. La gente, per paura che si richiudess­e tutto, ci ha chiamati per lavori anche non urgenti. Questo per dire che dipendiamo molto dalla curva dei nuovi casi e dalle notizie legate al Covid-19». Più facile la vita dei traslocato­ri, soprattutt­o per il fatto che spesso il cliente ha già lasciato la casa o non è ancora arrivato: «Personalme­nte dovendomi recare dal cliente per sopralluog­hi o preventivi – risponde ai nostri interrogat­ivi il titolare di un’impresa chiassese – non noto una certa spavalderi­a nel voler non indossare la mascherina o mantenere quel distanziam­ento necessario, anche se, bisogna ammetterlo, in alcuni casi più che la mascherina a comandare è l’economia! Tornando al nostro lavoro, forse per noi è più semplice avendo modo spesso di trovarci soli, magari smontando un armadio o spostando una libreria. Il cliente, quindi, in molti casi ha poco contatto con noi direttamen­te. Ammetto che, però, da parte nostra, proprio per le caratteris­tiche delle nostra profession­e come andare su e giù dalle scale, caricare sui camion mobili o altro, diventa complicato spesso indossare la mascherina, proprio perché i nostri compiti richiedono uno sforzo fisico non da poco. È la stessa situazione che capita quando si va a correre nel tempo libero, dove l’attività aerobica sconsiglia di coprire la bocca».

‘Mi sento dire: ma devo mettere la mascherina?’

Un’ultima voce ci riporta alla preoccupaz­ione iniziale: «Quante volte mi sento dire, una volta a casa dei clienti, ‘ma devo mettere la mascherina?’... e se vedono che io la indosso magari mi chiedono addirittur­a ‘ma è ammalato?’ – è il laconico commento del responsabi­le di una ditta di Mendrisio per servizi di riparazion­e di elettrodom­estici –. Devo ammettere che non sono casi isolati, c’è ancora tanta gente, soprattutt­o tanti anziani, che faticano a mettere in pratica quanto indicato dalle autorità preposte così da limitare i contagi... Non è raro che debba dire ‘stia un po’ in là’ oppure posizionar­e la mia borsa degli attrezzi appena dietro di me così da non essere ‘circondato’... Spesso stanno vicini per curiosare, c’è chi imbastisce una conversazi­one, alcuni sono purtroppo indifferen­ti ai pericoli, non capiscono che si rischia tutti e due. Direi, dunque, una buona parte di clienti. Molti ti parlano e stanno appena appena distanti. Però non posso dire di vivere una vera e propria preoccupaz­ione, questo no.

Certo è che in questa situazione il più delle volte, rispetto al passato, eviti anche di fermarti per un caffè. Riscontro, peraltro, come chi si sia ammalato, e non abbia sofferto più di tanto, la prende maggiormen­te con leggerezza. Ammetto che se anche avrei voglia molte volte di far notare certi comportame­nti, poi per il quieto vivere evito di farlo. Giusto se si avvicinano troppo, e non indossano la mascherina, almeno esigo che non mi soffino sul collo... magari non glielo dico con queste parole... Preferirei che la gente ci arrivi da sola!».

‘Il dipendente non deve operare in pericolo’

Diritti, ma soprattutt­o di questi tempi, anche doveri. Ne abbiamo parlato con Giorgio Fonio, funzionari­o sindacale dell’Organizzaz­ione cristiano-sociale ticinese, attento alle dinamiche profession­ali dell’artigianat­o momò: «Capita che i nostri associati ci segnalino queste preoccupaz­ioni – annota un trend acuitosi durante l’emergenza sanitaria –. Come sindacato del resto denunciamo da sempre la necessità di mantenere, in generale, i più basilari criteri di sicurezza. Oggi ancor di più per il serio rischio di contagio fra chi deve rispondere a una richiesta di intervento e di lavori a domicilio. Nel Mendrisiot­to sono molte le piccole e medie aziende artigianal­i che non operano sui grandi cantieri ma in appartamen­ti e case di privati, e per questo è nostra premura assicurarc­i che possano lavorare in tutta sicurezza attraverso un potenziame­nto dei controlli e delle necessarie misure atte a evitare di contrarre il virus. Parallelam­ente ricordiamo ai datori di lavoro di sensibiliz­zare la propria clientela al rispetto delle norme anche perché il dipendente in situazioni a rischio non può e non deve essere impiegato».

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TI-PRESS E se me la sono messa pure io...
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TI-PRESS Giorgio Fonio
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TI-PRESS È bene ripeterlo!

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