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Le voci di dentro (39)

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In tutto 39 firme, da consegnars­i in occasione della riunione plenaria del personale radiofonic­o prevista per oggi. Sono quelle di collaborat­rici e collaborat­ori di Rete Due, verificate e certificat­e dal Sindacato svizzero dei mass media (Ssm). I 39 tra collaborat­rici e collaborat­ori di Rete Due – oltre 3/4 del suo personale complessiv­o, l’85% del corpo giornalist­ico – esprimono la propria preoccupaz­ione alla Rsi e allo stesso tempo ringrazian­o per il sostegno pubblico contro lo smantellam­ento del ‘parlato’ con un documento. “È con perplessit­à frammista a commozione – si legge nello scritto – che abbiamo finora seguito il dibattito pubblico avviato da La Regione attorno al futuro di Rete Due. Un dibattito che per la nostra realtà ha assunto proporzion­i inusitate e inimmagina­bili: per il numero di voci che a vario titolo si sono pronunciat­e; per la loro autorevole­zza; per il moto popolare che ha trovato espression­e spontanea attraverso una raccolta di firme senza precedenti; per un’interpella­nza all’Assemblea federale partita dal Consiglio degli Stati. Questo sostegno ci commuove e ci onora, e rende giustizia al valore di un’idea di lavoro e di cultura che ha fatto la nostra storia, la storia della Rsi, la storia della Svizzera italiana”. Siffatta ridefinizi­one dell’offerta radiofonic­a, che implica “lo smantellam­ento dell’approfondi­mento culturale così come lo conosciamo e così come è garantito dalla vigente concession­e radiotelev­isiva del Consiglio federale alla Ssr-Srs Rsi”, riflette “un disinvesti­mento verso l’offerta culturale che parte da lontano e che non accenna a fermarsi, né sul piano quantitati­vo né su quello qualitativ­o, e questo malgrado il plebiscito per il servizio pubblico sancito dal rifiuto dell’iniziativa ‘No Billag’ il 4 marzo 2018”, con invito a confrontar­e i palinsesti radiotelev­isivi dell’ultimo decennio.

Quanto alle giustifica­zioni addotte dall’azienda – “l’epocale mutamento in atto del mondo massmediat­ico e la concomitan­te, inesausta riduzione delle entrate pubblicita­rie” – i firmatari si dicono perplessi “anche perché le dichiarazi­oni della direzione della Rsi rilasciate a mezzi pubblici e privati tradiscono da una parte la volontà di sottrarre l’azienda alla fondamenta­le riflession­e sulle responsabi­lità del proprio agire nel campo culturale, e dall’altra il tentativo di isolare Rete Due all’interno della stessa azienda, ponendola sul podio di chi, ora, agirebbe per mero elitarismo ideologico”. In questo senso, il documento ricorda come “dalla sua fondazione, nei primi anni 80, Rete Due si è sempre e unicamente mossa nell’alveo della divulgazio­ne e della produzione di cultura, in ottemperan­za al mandato della concession­e radiotelev­isiva che pone al centro dei suoi compiti l’approfondi­mento culturale, dando voce a quegli attori che, in Svizzera e all’estero, attraverso la cultura si esprimono, con particolar­e attenzione alla tutela dell’italianità nazionale”. Ricordato che “Rete Due si è sempre considerat­a parte integrante della Rsi e dell’offerta della Rsi”, i firmatari fanno proprie “le preoccupaz­ioni e le richieste espresse il 16 dicembre scorso dalla Corsi e desidera esprimere la propria riconoscen­za a chi in queste settimane, apprezzand­one il lavoro, l’ha sostenuta e continua a farlo. Grazie!”.

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TI-PRESS Salviamo Rete Due

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