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Serata amara, Ambrì e Lugano ko

Quattro gol in un tempo condannano il Lugano nel giorno del debutto di Fatton e Villa

- Di Christian Solari

Le due compagini ticinesi sconfitte in casa. I leventines­i, imprecisi in superiorit­à numerica, battuti dal Davos; bianconeri senza attenuanti contro lo Zugo.

Lugano – Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, stavolta bastano sedici secondi per intuire che proprio non è serata. Visto come va a finire il primissimo affondo dello Zugo, con il primo tiro che fa subito centro mentre Loeffel e (soprattutt­o) Antonietti stanno a guardare. Quello di Diaz è il primo gol degli addirittur­a quattro che segneranno il primo tempo. Tutti sullo stesso lato della pista, quello dove si trova la porta di Schlegel, che se non fosse riuscito a tappare la falla sulla discesa di Bachofner, tra il 2-0 di Thorell al 7’20” e il 3-0 di Hofmann tre minuti dopo, di reti nel primo periodo ne avrebbe subite cinque.

Insomma, per un Lugano che già sapeva di dover scendere in pista con una difesa praticamen­te dimezzata dalle assenze dei vari Riva, Heed e Wolf, avvio peggiore non potrebbe esserci. Mentre Hofmann, Kovar e compagni col disco fanno praticamen­te ciò che vogliono, senza che i bianconeri riescano a contenerne lo slancio. Fisicament­e, s’intende. Poi, è chiaro, lo Zugo le ali ai piedi le ha di suo. Non tanto perché la squadra di Dan Tangnes è la prima della classe, bensì perché è dal 13 novembre (quando perse 4-0 alle Vernets di Ginevra) che non chiude una partita senza almeno un punto in tasca. Quando le cose vanno in quel modo, la vita ti sorride. Lo dimostra ad esempio il tiro di Hofmann, che segna il terzo gol al 10’38” nonostante la star dello Zugo volesse fare qualcosa di diverso con quel disco, prima di venir disturbato all’ultimo da Wellinger. Oppure – siamo già al secondo tempo – l’episodio che capita appena prima di metà partita, quando Leonardo Genoni riesce a deviare involontar­iamente sul palo un tiro di Boedker destinato a finire in gol, chiudendo le gambe all’ultimo. Dettagli forse, ma fanno la differenza.

La prova del nove la si ottiene rovesciand­o le parti. In un secondo tempo in cui i bianconeri cercano di darsi una mossa, probabilme­nte dopo che i muri dello spogliatoi­o nella pausa abbiano tremato, passano quaranta secondi dal 41 di Fazzini in powerplay, con un tiro dei suoi, e la quinta rete dello Zugo, ancora a firma Raphael Diaz. Mancherà ancora mezz’ora, ma a quel punto tutti sanno che è finita. Così, dopo aver già fatto ruotare gli uomini in difesa (dove il giovane Ugazzi, soprattutt­o, ha dato saggio della sua personalit­à), Pelletier nell’ultimo periodo decide di dare spazio al diciannove­nne Thibault Fatton tra i pali, accennando pure a qualche esperiment­o in attacco. In una serata in cui, a dire il vero, le uniche vere note positive arrivano, oltre che dalla freschezza dei giovani, dal rendimento di un boxplay che sopravvive indenne a dodici minuti e mezzo effettivi in inferiorit­à numerica. Mentre i solisti offensivi, Fazzini a parte, sono rimasti muti. A immagine di un Mark Arcobello che non segna più addirittur­a dalla sfida vinta in casa sul Friborgo a metà novembre.

 ?? TI-PRESS/GOLAY ?? Diciotto tiri in un tempo per il debuttante neocastell­ano. 'Voglio diventare il portiere del Lugano'
TI-PRESS/GOLAY Diciotto tiri in un tempo per il debuttante neocastell­ano. 'Voglio diventare il portiere del Lugano'

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