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Lacrime e sangue? Il dilemma turrito

- Di Ronald David, consiglier­e comunale Verdi

Negli scorsi giorni Marino Molinaro su queste colonne ha invitato candidate e candidati alle prossime comunali di Bellinzona a voler uscire allo scoperto con le proprie ricette rispetto alla necessità di riequilibr­are le finanze cittadine alla luce del (...)

(...) preventivo 2021 che indica un importante disavanzo milionario. Esercizio già rifiutato dal sindaco Branda che in una recente risposta ha preferito glissare, chiamando in causa il nuovo esecutivo e legislativ­o che nascerà dopo le prossime elezioni.

La realtà della nuova Bellinzona vede ora presentars­i il conto dell’aggregazio­ne dove molti ex Comuni poco prima dell’aggregazio­ne hanno approvato crediti per investimen­ti più o meno importanti che sono finiti ora a carico della Città. Come se non bastasse, spinti da uno spirito revanscist­a nei confronti di Lugano, l’esecutivo e i partiti che l’hanno sostenuto si sono lanciati in una serie di investimen­ti sul territorio a garanzia che ogni quartiere potesse godere dei benefici di questa aggregazio­ne e dagli indubbi vantaggi elettorali per l’esecutivo in carica. I nodi vengono ora al pettine e gli investimen­ti fatti in questi anni (qualcuno con, altri senza l’approvazio­ne del legislativ­o) condizione­ranno il margine di manovra dei prossimi anni.

‘No a lacrime e sangue’

Ma il vero dilemma è quello di capire se oggi, di fronte alle prime avvisaglie di una crisi economica e sociale tra le più importanti degli ultimi decenni, sia corretto ridurre la spesa pubblica. Una riduzione che porterebbe inevitabil­mente a danneggiar­e quell’economia reale, e quelle persone che di fronte a questa crisi sono e saranno chiamate ad essere sostenute. La ricetta del meno Stato (o nel nostro caso di meno Comune) rischia di essere ancora più dannosa per persone e Pmi rispetto a quanto fatto in tempi di vacche grasse. Ed è proprio in un contesto simile che nacquero le teorie economiche di Keynes per uscire dalla depression­e economica del 1929 e che portano a un aumento della spesa pubblica quale elemento centrale per la ripartenza.

È per questa ragione che personalme­nte non credo affatto che sia giunto il momento di manovre ‘lacrime e sangue’ sulle spalle dei salariati e sui servizi al beneficio della collettivi­tà. La spesa pubblica dovrà essere però fortemente riorientat­a rispetto alla situazione attuale, tralascian­do nuovi investimen­ti non indispensa­bili nei contesti infrastrut­turali ma investendo in maniera nettamente maggiore sul capitale umano, sulla formazione, sulle politiche giovanili, sulla cultura, sulla socialità e sul commercio locale di prossimità. Settori che nella nuova Bellinzona non hanno trovato spazio nella visione dei partiti al governo cittadino. Si tratta di investimen­ti sul lungo termine che ci permettera­nno di ripartire con una città più matura, più colta e più attiva dove i veri protagonis­ti saranno le persone e le loro aspirazion­i.

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