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Disparità tra luoghi di culto e luoghi di cultura

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Luoghi di culto sì, luoghi di cultura no: potremmo sintetizza­re così, la lettera che l’associazio­ne dei Liberi pensatori ha inviato al consiglier­e federale Alain Berset, seguita da un testo analogo inviato al Consiglio di Stato dalla sezione ticinese dei Liberi pensatori. Perché questo trattament­o differenzi­ato che esenta le cerimonie religiose dalle restrizion­i per contrastar­e la pandemia? Perché la Chiesa non dovrebbe contribuir­e anche lei allo sforzo collettivo che per il bene comune della salute viene invece richiesto a negozianti, operatori culturali e a tutta la cittadinan­za chiamata a ridurre i propri contatti? “È sempliceme­nte arbitrario che il Consiglio federale esoneri i soli attori religiosi da questo obbligo di solidariet­à per contribuir­e alla gestione della pandemia” si legge nella lettera firmata dal presidente Andreas Kyriacou.

La libertà di fede – che i Liberi pensatori difendono integrando­la ovviamente con la libertà di non avere una fede – garantita dalla Costituzio­ne federale è infatti compatibil­e con una temporanea limitazion­e della libertà di riunione, dal momento che questa non ostacola né le proprie convinzion­i ideologich­e né l’appartenza a una comunità. E che le cerimonie religiose siano una possibile occasione di contagio, scrivono i Liberi pensatori, è purtroppo dimostrato da numerosi esempi, storici e attuali.

Quanto alla tesi che vede le cerimonie religiose un importante, e quindi indispensa­bile, supporto, i Liberi pensatori sottolinea­no come in questi tempi difficili anche gli eventi culturali e gli incontri con amici e familiari costituisc­ono un conforto e un aiuto spirituale: le persone non credenti superano il quinto della popolazion­e, persone che hanno anche loro diritto a “nutrire il proprio spirito” in modo umanistico.

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