Variante inglese, ‘tampone essenziale’
Giorgio Merlani ritiene fondamentali i test per arginare i contagi. I casi di Balerna sono legati.
‘Chiusure? Valuteremo caso per caso’
C’è un legame tra le positività emerse alla casa anziani di Balerna e quelle della scuola media di Morbio Inferiore, dove almeno due casi sono riconducibili alla variante inglese del coronavirus. In totale sono 11 i ragazzi testati positivi al Covid e due docenti. Nessuno è ricoverato. In quarantena, invece, sono stati posti 500 ragazzi e settanta docenti. La conferma arriva dal Medico cantonale Giorgio Merlani. «A Morbio, prima del periodo natalizio, è stato registrato un unico caso di positività – spiega Merlani –. Dopo la riapertura delle scuole, sono apparsi in successione vari casi. Analizzando i risultati che sono arrivati sabato, abbiamo visto che tra i positivi c’era un contatto stretto con un caso di Balerna». Il risultato del test di conferma sul tampone «ha fatto emergere che al 99 per cento si tratta della variante inglese. Il contatto con Balerna, il numero di casi che si sono diffusi e la presenza di positivi in più classi, conferma che siamo di fronte a due focolai collegati. Ecco perché abbiamo deciso di chiudere tutta la scuola e ordinare la quarantena». Quanto accaduto a Morbio conferma che la variante inglese colpisce maggiormente i giovani. «Sappiamo che questa variante è molto più contagiosa e lo è soprattutto tra i ragazzi – conferma Merlani –. In Inghilterra, così come a livello internazionale, si è visto che il ceppo classico c’è, ma non circola cosi tanto sotto i 20 anni. I dati inglesi indicano per contro che la variante circola in modo sproporzionato nella fascia sotto i 20 anni. È probabile che questo giochi un ruolo più importante nella diffusione di questo virus tra i giovani». La situazione di Morbio, come indicato nel comunicato, è “sin qui unica”. «Attualmente sì – spiega il Medico cantonale –. Il rischio che una situazione del genere si crei anche in altre scuole c’è. Dopo casa anziani e istituto scolastico, l’eventuale prossimo caso potrebbe capitare anche in un altro contesto. A Wengen, nel canton Berna, la variante inglese si è per esempio diffusa rapidamente all’interno del settore alberghiero». La chiusure alle visite delle case anziani e la quarantena scolastica saranno sufficienti per contenere la diffusione del virus? «Noi facciamo tutto quello che possiamo e non mi do per battuto prima di provarci – assicura Giorgio Merlani –. Considerate le difficoltà già riscontrate nel contenere la variante classica, stiamo provando con misure più restrittive del solito: penso che quella di Morbio sia la quarantena più grande che abbiamo ordinato da quanto l’emergenza sanitaria è iniziata». Obiettivo del medico cantonale è di riuscire a testare tutte le persone coinvolte in questa quarantena tra lunedì e martedì. A tutti loro sarà offerta la possibilità di sottoporsi gratuitamente a un test di depistaggio. L’esito di questo test a tappeto permetterà di identificare eventuali altri casi asintomatici e di agire così tempestivamente per limitare la diffusione della più contagiosa variante del virus. Le autorità si appellano al senso di responsabilità di ciascuno affinché l’adesione al test (gratuito e volontario) possa essere il più possibile elevata, e di conseguenza efficace in termini di riduzione della diffusione del virus nella collettività.
Sono previste misure di prevenzione o sensibilizzazione negli altri istituti del Distretto? «Tramite il Decs – conclude Giorgio Merlani – avevamo richiamato tutte le direzioni a risensibilizzare all’interno delle scuole dopo il rientro delle vacanze scolastiche».
Le misure più restrittive, per quanto riguarda lo sport dei giovani al di sotto dei 16 anni, sono rivolte per il momento solo al distretto del Mendrisiotto. La quarantena obbligatoria e l’insegnamento a distanza vale invece solo per la scuola media di Morbio Inferiore. Dobbiamo attenderci provvedimenti analoghi anche per altre scuole del cantone? «Non mi chieda profezie. Per ora queste misure valgono solo per il Mendrisiotto. Qualora si presentassero altri casi della variante inglese del Covid, sentite preventivamente le autorità sanitarie, decideremo puntualmente. In questo momento non ha senso fare ulteriori previsioni», afferma Manuel Bertoli, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs). «Non è saggio di fronte alla pandemia che muta costantemente fare troppe ipotesi. Se ci sarà il caso e a seconda dei numeri, vedremo come agire rispettando i protocolli che abbiamo stilato. Nel caso della scuola media di Morbio Inferiore, come Dipartimento ci siamo attivati subito per la formazione a distanza e per mettere a disposizione i computer alle famiglie che ne sono sprovviste», continua Bertoli il quale precisa che se la Confederazione deciderà di decretare l’obbligo dell’insegnamento a distanza, almeno per le scuole post-obbligatorie, il Ticino si adeguerà. «Alla Conferenza dei direttori della pubblica educazione (Cde) ho tenuto però a precisare che non siamo solo di fronte a un’emergenza sanitaria, ma anche al rischio di un buco formativo per i giovani. Altro aspetto su cui secondo me non si riflette abbastanza è che lasciando a casa i ragazzi più grandi, questi non staranno buoni buoni dentro le mura domestiche. Abbiamo visto cosa hanno fatto sabato gli adulti, con i centri commerciali presi d’assalto in prospettiva della chiusura di molti negozi di domani. I ragazzi non hanno un grado di sopportabilità delle misure restrittive più elevato degli adulti», aggiunge ancora Bertoli.
‘I ragazzi sono più al sicuro a scuola’
Della stessa idea è anche Stefan Wolter, della task force Covid della Confederazione e direttore del Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa. Per l’esperto, i ragazzi sarebbero più al sicuro a scuola che a casa. “Se gli istituti scolastici venissero chiusi, i danni per i bambini sarebbero potenzialmente enormi”, argomenta Wolter intervistato dalla ‘Nzz am Sonntag’. Rischiano infatti lacune nell’istruzione e possibili problemi psicologici. “Soprattutto per i bambini e i giovani che stanno per cambiare scuola, questo può avere un serio impatto su tutta la loro carriera successiva”, ha affermato. Pensiero condiviso anche da Manuele Bertoli.
Infine c’è il problema dei trasporti pubblici. «Questa è una cosa che la Confederazione deve risolvere cambiando i parametri in tempi di pandemia. Se in periodi normali la capienza di un mezzo è di 100 persone, questo limite va ridotto quando c’è un problema sanitario. Ma è competenza di Berna deciderlo e non delle singole aziende di trasporto».
È da quasi un anno che si parla di questo problema, ma non si è ancora presa una decisione, probabilmente per ragioni finanziarie. «Non credo che sia quello l’ostacolo, ma è certo che dalla revisione dei parametri verrebbe una risposta convincente, perché tutte le altre sono in realtà soluzioni parziali», commenta Bertoli che comunque sottolinea che «se il problema è, per la variante inglese del Covid19, l’effetto aerosol, non è che trasportando 50 persone, invece di 100, si risolva qualcosa».
MANUELE BERTOLI