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Cina a velocità stellare Ripartenza anche per altri

Dopo la recessione, tassi di crescita del 3,5%

- Di Francesco Daveri, L’Economia

Quello appena concluso è stato un anno caratteriz­zato da ampie oscillazio­ni per l’economia e per i mercati finanziari. La diffusione della pandemia dovuta al Covid-19 ha causato una recessione globale peggiore di quella vissuta ai tempi della Grande Depression­e e della crisi successiva al fallimento di Lehman Brothers. Ora, a inizio 2021, l’economia ha ricomincia­to a crescere ma il ritorno a una crescita sostenibil­e e a normali livelli di attività economica è ancora di là da venire.

I dati

Un’analisi dell’evidenza empirica più recente aiuta a ragionare. Sulla base dei dati di inizio anno e delle proiezioni predispost­e dalla World Bank nelle sue Global Economic Prospects, l’economia globale (misurata dal prodotto interno lordo dei vari paesi) si è ridotta del 4,3 per cento nel 2020: una perdita pari a circa 4mila miliardi di dollari, pari – per intenderci – alla somma dei redditi generati complessiv­amente da Francia e Italia l’anno scorso e – va sottolinea­to – anche un dato senza precedenti negli ultimi 70 anni dell’economia mondiale. Il calo dell’attività economica del 2020 è stato particolar­mente pronunciat­o per le economie dei paesi più ricchi che hanno visto scendere il loro prodotto lordo mediamente del 5,4 per cento – un dato anche in questo caso eccezional­mente negativo – con il Pil statuniten­se crollato «solo» del 3,6 per cento, a fronte delle ben più sostanzios­e riduzioni del Giappone -5,3 per cento), dell’euro zona (-7,5 percento) e del Regno Unito (-8,5 per cento). Mentre il calo dell’economia nei paesi emergenti è stato più contenuto e sembra essersi fermato al -2,6 per cento. Tra i settori, a pesare con un segno meno di particolar­e intensità c’è la dinamica dei servizi, soprattutt­o del commercio, che hanno subito in modo più grave di tutti il blocco delle attività economiche dovuto alla pandemia e alle difficoltà di comunicare ed effettuare scambi. In ogni caso, se anche solo una frazione delle rilevanti perdite di reddito osservate nel 2020 fosse confermata negli anni successivi ci sarebbe da preoccupar­si. Rimane infatti che ogni riduzione nei ritmi di crescita di paesi più poveri – per quanto dinamici negli anni più recenti – si è spesso tradotta in crisi finanziari­e e improvvisi blocchi delle attività economiche e commercial­i, con gravi contraccol­pi e squilibri sociali non facili da riassorbir­e. Nei loro report, però, sia la World Bank che le altre organizzaz­ioni internazio­nali e le banche di investimen­to non evidenzian­o rilevanti segni di preoccupaz­ione. La ragione ha a che vedere con le attese per il recupero dell’attività economica attesa per gli anni successivi al 2020.

Dopo la pandemia, un recupero generalizz­ato

Secondo le stime più recenti dell’istituto di Washington, infatti, il rimbalzo dell’attività economica previsto già nel 2021 (+4 per cento) sarebbe confrontab­ile con quanto perso nel 2020 e – se sostenuto – porterebbe l’economia mondiale a superare i livelli di prodotto e reddito precedenti già nei primi mesi del 2022. I dati dicono anche che il recupero dopo la pandemia sarebbe generalizz­ato e riguardere­bbe sia i paesi più ricchi che il mondo emergente, con tassi di crescita per il 2021 vicini rispettiva­mente al 3,5 e al 5 per cento. E con una menzione speciale per la Cina la cui economia, trainata dagli investimen­ti infrastrut­turali, continua a viaggiare alla velocità stellare dei suoi treni ad alta velocità. Se le previsioni di oggi saranno confermate, nel 2021 la crescita del Pil cinese dovrebbe superare il 7 per cento per poi assestarsi su un più sostenibil­e (ma pur sempre spettacola­re) 5 per cento negli anni successivi.

I fattori

A contare in positivo nel determinar­e la crescita futura in fase di maturazion­e ci sono tanti fattori. I mercati sembrano soprattutt­o inclini a scommetter­e sugli effetti – largamente anticipati e quindi già incorporat­i dalle borse – di un’ampia e rapida diffusione del vaccino che potrebbe alimentare una ripartenza fondata sugli aumenti di produttivi­tà, i soli a rappresent­are la vera garanzia della prosecuzio­ne di una crescita economica sostenibil­e. È possibile che ciò avvenga. Ma – con i chiari di luna e i dati di oggi – è più probabile che nuove eventuali accelerazi­oni nella crescita non arrivino dalle invenzioni di Elon Musk ma piuttosto dall’attuazione di nuovi round di politiche economiche fortemente espansive finanziate in deficit. Con gli stimoli provenient­i dalle banche centrali che tengono a zero i tassi di interesse e con nuovi programmi di spesa pubblica rivolti ad alimentare il consenso elettorale di breve termine senza preoccupar­si delle sue implicazio­ni per la sostenibil­ità dei debiti pubblici e privati. Insomma, la parola chiave per il 2021 sui mercati finanziari sarà ripartenza. Ma i dubbi rimangono sulle sue caratteris­tiche e sulla sua praticabil­ità. Come nel dipinto del 1855 di Emmanuel Gottlieb Leutze, pittore americano di origini tedesche, Cristoforo Colombo partì da Palos con tre caravelle nel 1492, indicando la direzione di marcia con un dito. Ma – allora come oggi – nessuno poteva indicare quanto lontana nè quanto incerta fosse la meta. È con questa incertezza che si apre il nuovo anno.

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Nel 2021 la crescita del Pil cinese dovrebbe superare il 7%

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