Cina a velocità stellare Ripartenza anche per altri
Dopo la recessione, tassi di crescita del 3,5%
Quello appena concluso è stato un anno caratterizzato da ampie oscillazioni per l’economia e per i mercati finanziari. La diffusione della pandemia dovuta al Covid-19 ha causato una recessione globale peggiore di quella vissuta ai tempi della Grande Depressione e della crisi successiva al fallimento di Lehman Brothers. Ora, a inizio 2021, l’economia ha ricominciato a crescere ma il ritorno a una crescita sostenibile e a normali livelli di attività economica è ancora di là da venire.
I dati
Un’analisi dell’evidenza empirica più recente aiuta a ragionare. Sulla base dei dati di inizio anno e delle proiezioni predisposte dalla World Bank nelle sue Global Economic Prospects, l’economia globale (misurata dal prodotto interno lordo dei vari paesi) si è ridotta del 4,3 per cento nel 2020: una perdita pari a circa 4mila miliardi di dollari, pari – per intenderci – alla somma dei redditi generati complessivamente da Francia e Italia l’anno scorso e – va sottolineato – anche un dato senza precedenti negli ultimi 70 anni dell’economia mondiale. Il calo dell’attività economica del 2020 è stato particolarmente pronunciato per le economie dei paesi più ricchi che hanno visto scendere il loro prodotto lordo mediamente del 5,4 per cento – un dato anche in questo caso eccezionalmente negativo – con il Pil statunitense crollato «solo» del 3,6 per cento, a fronte delle ben più sostanziose riduzioni del Giappone -5,3 per cento), dell’euro zona (-7,5 percento) e del Regno Unito (-8,5 per cento). Mentre il calo dell’economia nei paesi emergenti è stato più contenuto e sembra essersi fermato al -2,6 per cento. Tra i settori, a pesare con un segno meno di particolare intensità c’è la dinamica dei servizi, soprattutto del commercio, che hanno subito in modo più grave di tutti il blocco delle attività economiche dovuto alla pandemia e alle difficoltà di comunicare ed effettuare scambi. In ogni caso, se anche solo una frazione delle rilevanti perdite di reddito osservate nel 2020 fosse confermata negli anni successivi ci sarebbe da preoccuparsi. Rimane infatti che ogni riduzione nei ritmi di crescita di paesi più poveri – per quanto dinamici negli anni più recenti – si è spesso tradotta in crisi finanziarie e improvvisi blocchi delle attività economiche e commerciali, con gravi contraccolpi e squilibri sociali non facili da riassorbire. Nei loro report, però, sia la World Bank che le altre organizzazioni internazionali e le banche di investimento non evidenziano rilevanti segni di preoccupazione. La ragione ha a che vedere con le attese per il recupero dell’attività economica attesa per gli anni successivi al 2020.
Dopo la pandemia, un recupero generalizzato
Secondo le stime più recenti dell’istituto di Washington, infatti, il rimbalzo dell’attività economica previsto già nel 2021 (+4 per cento) sarebbe confrontabile con quanto perso nel 2020 e – se sostenuto – porterebbe l’economia mondiale a superare i livelli di prodotto e reddito precedenti già nei primi mesi del 2022. I dati dicono anche che il recupero dopo la pandemia sarebbe generalizzato e riguarderebbe sia i paesi più ricchi che il mondo emergente, con tassi di crescita per il 2021 vicini rispettivamente al 3,5 e al 5 per cento. E con una menzione speciale per la Cina la cui economia, trainata dagli investimenti infrastrutturali, continua a viaggiare alla velocità stellare dei suoi treni ad alta velocità. Se le previsioni di oggi saranno confermate, nel 2021 la crescita del Pil cinese dovrebbe superare il 7 per cento per poi assestarsi su un più sostenibile (ma pur sempre spettacolare) 5 per cento negli anni successivi.
I fattori
A contare in positivo nel determinare la crescita futura in fase di maturazione ci sono tanti fattori. I mercati sembrano soprattutto inclini a scommettere sugli effetti – largamente anticipati e quindi già incorporati dalle borse – di un’ampia e rapida diffusione del vaccino che potrebbe alimentare una ripartenza fondata sugli aumenti di produttività, i soli a rappresentare la vera garanzia della prosecuzione di una crescita economica sostenibile. È possibile che ciò avvenga. Ma – con i chiari di luna e i dati di oggi – è più probabile che nuove eventuali accelerazioni nella crescita non arrivino dalle invenzioni di Elon Musk ma piuttosto dall’attuazione di nuovi round di politiche economiche fortemente espansive finanziate in deficit. Con gli stimoli provenienti dalle banche centrali che tengono a zero i tassi di interesse e con nuovi programmi di spesa pubblica rivolti ad alimentare il consenso elettorale di breve termine senza preoccuparsi delle sue implicazioni per la sostenibilità dei debiti pubblici e privati. Insomma, la parola chiave per il 2021 sui mercati finanziari sarà ripartenza. Ma i dubbi rimangono sulle sue caratteristiche e sulla sua praticabilità. Come nel dipinto del 1855 di Emmanuel Gottlieb Leutze, pittore americano di origini tedesche, Cristoforo Colombo partì da Palos con tre caravelle nel 1492, indicando la direzione di marcia con un dito. Ma – allora come oggi – nessuno poteva indicare quanto lontana nè quanto incerta fosse la meta. È con questa incertezza che si apre il nuovo anno.