Quando la tecnologia ci fa ridere
Spesso il digitale lo si critica o lo si esalta. Più raramente, c’è chi ne rivela la comicità.
Ognuno di voi conoscerà film, serie Tv, documentari e libri che illustrano pregi e difetti della tecnologia digitale. Avete mai sentito parlare, per esempio, di ‘The Social Dilemma’, recente documentario distribuito da Netflix sui meccanismi di persuasione occulta insiti nei social media? O di ‘The Social Network’, il film di David Fincher che racconta la genesi e l’ascesa di Facebook? Oppure della serie tv ‘Black Mirror’, punto di riferimento imprescindibile, nella cultura popolare, per sondare possibili derive della tecnologia digitale? Gli esempi non mancano neppure per la pagina scritta. Yuval Noah Harari, per esempio, brillante storico e saggista israeliano nonché autore di ‘Homo Deus’, un saggio che indaga come le novità tecnologiche, scientifiche, e bio-mediche attuali ci inducono a pensare che l’umano del futuro potrebbe essere profondamente diverso da quello di oggi. Oppure Pedro Domingos, autorità nell’ambito del machine learning e autore de ‘L’algoritmo definitivo’, un saggio con un sottotitolo, ‘La macchina che impara da sola e il futuro del nostro mondo’, che la dice lunga sull’ottimismo dell’autore. O, perché no, l’evangelista tecnologico Ray Kurzweil, che si improvvisa chiromante del digitale annunciando l’avvicinamento della singolarità, ovvero il punto di rottura oltre il quale non saremo più noi a controllare la tecnologia, ma sarà la tecnologia a controllarci. Rimane però il fatto che il mondo della tecnologia è spesso diviso fra apocalittici e integrati, per utilizzare una terminologia resa nota da Umberto Eco per parlare della cultura di massa. Portiamo sguardi sul tema che sono, sovente, o apertamente apologetici o smaccatamente critici: il che non aiuta lo sviluppo di punti di vista diversi. Esistono, per nostra fortuna, prodotti letterari, cinematografici, e televisivi che portano una ventata di comicità e uno sguardo umoristico e disincantato sul mondo della tecnologia digitale, senza per questo rinunciare a veridicità e accuratezza. È il caso di due produzioni recenti e legate, come vedremo, da una sorprendente continuità. Stiamo parlando delle serie tv ‘Silicon Valley’, prodotta dall’americana Hbo, e del romanzo fantascientifico ‘Quality Land’ (2019) dell’autore tedesco Marc Uwe-Kling, tradotto in italiano nel 2020. Andiamo a scoprire perché questi titoli meritano attenzione.
Risate fantascientifiche
‘Quality Land’ è il titolo di un recente e fortunato romanzo di Marc Uwe-Kling, musicista, comico, e artista tedesco laureatosi in filosofia presso la Freie Universität Berlin: il libro esiste in due versioni, per ottimisti e per pessimisti, con variazioni che riguardano però solo alcune parti inserzionistiche a margine del testo. Nel mondo, neanche poi così tanto fantascientifico, descritto in ‘Quality Land’ gli individui rinunciano felicemente alla propria libertà, e gli equilibri socio-economici di un intero paese vengono affidati alle logiche di un algoritmo. E Peter, che di mestiere fa il rottamatore di robot, un giorno riceve un pacco a lui indirizzato. Recapitato da un drone intelligente inviato da TheShop, azienda che domina il mercato online, il pacco contiene un vibratore rosa a forma di delfino che però Peter, ne è strasicuro, non ha mai ordinato: dato l’equivoco, non gli resta che riportare il pacco al rivenditore. Ma, come ripetono un po’ tutti a TheShop, la restituzione non è possibile, poiché ciò andrebbe contro il sistema. E il sistema, a Quality Land, non fallisce.
L’algoritmo ha semplicemente intercettato i desideri più reconditi, inconsci e repressi di Peter: così si giustificano a TheShop. Sembra quasi una scena di ‘Black Mirror’, se non fosse per l’imbarazzante oggetto, e la situazione vagamente grottesca, poco consoni alla serie. Cambiamo lettura, allora. Siamo forse di fronte a una trama che vira verso la commedia, la satira, e l’umorismo? Commedia e umorismo – ce lo dicono Pirandello, Bergson, Freud –, vengono generati quando, all’interno di una data situazione, appaiono elementi dissonanti che le fanno prendere una piega inattesa. La comicità, in fondo, non è altro che un deragliamento del senso che inaugura una visione della realtà dove la convivenza di elementi incongrui provoca ilarità. La pista della comicità, quindi, funziona. E come in ogni buona opera di fantascienza, anche in ‘Quality Land’ dietro la facciata futuristica si intuiscono dinamiche, tendenze e squilibri che sono tipici dei nostri tempi. Fra robot che si candidano alle presidenziali, social media che intralciano la vita sentimentale dei protagonisti, e una politica sovranista che riprende i populismi attuali, il romanzo di Uwe-Kling è tutto un crescendo di avventure che viaggiano costantemente su un doppio binario: quello della fantascienza, e della comicità esilarante.
Da Berlino alla Silicon Valley Assoluto caso letterario in Germania, per la sua carica di comicità e il brillante umorismo che sprigiona, ‘Quality Land’ non è certo passato inosservato oltre oceano, tanto che la Hbo, colosso televisivo americano, ne ha acquisito i diritti televisivi, affidando a Mike Judge il compito di trasformare il libro di Uwe-Kling in una serie Tv. Per chi non lo conoscesse, Mike Judge è l’ideatore di ‘Beavis and Butthead’, serie animata che negli anni 90 era parte integrante del palinsesto di Mtv. Judge è anche noto per altri progetti, come ‘King of the Hill’, la terza serie animata americana più longeva dopo ‘I Simpson’ e ‘I Griffin’. A lui, infine, si deve anche l’ideazione di ‘Silicon Valley’, la fortunata serie tv trasmessa in prima visione proprio su Hbo dal 2014 al 2019 per un totale di 6 stagioni. Vediamo meglio di cosa si tratta.
La serie racconta di un gruppo di giovani programmatori che nel cuore della Silicon Valley lanciano una start-up chiamata Pied Piper. Il progetto inizialmente prevede lo sviluppo di una piattaforma musicale in grado di riconoscere composizioni originali da plagi. Poi però, rapidamente, l’idea iniziale si rivela molto più promettente se applicata in altri campi, in particolare nella compressione dei dati. Le aziende che si occupano di tecnologie digitali fiutano subito l’innovazione e, intuendo il potenziale rivoluzionario della trovata, presentano a Richard – il principale autore della piattaforma –, delle offerte decisamente generose. Richard, ormai conteso da più parti, fatica a gestire con disinvoltura le trattative con potenziali acquirenti o eventuali partner del progetto. Ormai però le carte sono in tavola, e Richard e i suoi colleghi hanno per le mani un’idea che può valere milioni. Anche se farla fruttare sarà tutt’altro che semplice, per lo spettatore il divertimento è assicurato.
Fra caricatura e veridicità
Non è forse interessante che una serie televisiva dedicata a un gruppo di nerd, e intrisa di riferimenti alla tecnologia digitale, diventi un prodotto d’intrattenimento fortemente diffuso e popolare e che, per giunta, fa della comicità il suo punto di forza? In ‘Silicon Valley’, la comicità delle situazioni e dei personaggi nasce dal fatto che la serie racconta con disincanto e umorismo le dinamiche e i meccanismi che regolano il business della tecnologia, i rapidi capovolgimenti di fronte dovuti a un mercato estremamente volatile e competitivo, la corsa per il controllo dell’innovazione e i colpi bassi che la condizionano, le politiche aziendali e le strategie di marketing legate al mondo del digitale. Di primo acchito, si potrebbe pensare che la serie si limita a parodiare e caricaturare situazioni e personaggi, esponendo per esempio la nota discrepanza fra il talento e la creatività dei nerd in ambito tecnologico, e la loro quasi totale mancanza di savoir faire quando si stratta di muoversi in situazioni più mondane. Una discrepanza che, non a caso, sta anche alla base della comicità di ‘The Big Bang Theory’, una sitcom che riflette bene alcuni cambiamenti paradigmatici della nostra società. Non è un segreto se la figura del nerd, esemplificata egregiamente tanto dai giovani ricercatori di ‘The Big Bang Theory’ che dai programmatori di ‘Silicon Valley’, abbia guadagnato popolarità presso le nuove generazioni, diventando in pochi decenni, complice la rapida rivoluzione in ambito digitale, un modello identitario altamente attrattivo e desiderabile.
Assieme a ‘The Big Bang Theory’, ‘Silicon Valley’ ha dato ulteriore visibilità alla figura del nerd, mostrando anche aspetti meno noti che impregnano la cultura tecnologica della valley. Mike Judge, del resto, conosce bene quel mondo, avendo iniziato la sua carriera proprio come programmatore, e ciò indubbiamente gli dà un certo vantaggio nel descrivere il mondo del digitale da insider. Come afferma poi lo stesso Judge in alcune interviste, vedendo la serie, diversi esponenti di spicco del mondo del digitale hanno ritrovato situazioni che sono letteralmente capitate anche a loro. Anche un personaggio come l’imprenditore Elon Musk, inizialmente scettico, ha poi definito come impressionante (amazing) il modo in cui la serie coglie lo spirito imprenditoriale della Silicon Valley. Bill Gates, dal canto suo, ammette che quello che succede nella serie gli ricorda molto da vicino alcune sue esperienze imprenditoriali. Lo stesso Gates, tra l’altro, farà una breve comparsa nell’episodio che chiude la serie.
Come è facile intuire, tanto lo scrittore Marc UweKling, quando il produttore e regista Mike Judge, sfruttano la realtà quale materia prima per confezionare un prodotto d’intrattenimento che, senza rinunciare alla critica pungente, sfocia nella comicità e nell’umorismo. Nel realizzare questo doppio effetto, ‘Quality Land’ e ‘Silicon Valley’ sono particolarmente affini. Non sorprende quindi che la Hbo abbia scelto proprio Judge per realizzare la trasposizione televisiva del romanzo di UweKling. Una trasposizione che, ne siamo certi, sarà esilarante quanto il romanzo.