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Ora ‘Uncle’ Joe Biden è davvero presidente

Ieri l’inaugurazi­one: ‘La democrazia ha prevalso’. L’uscente: ‘Ritornerem­o’.

- Di Lorenzo Erroi

Ieri il giuramento. Il neoeletto: ‘La democrazia ha prevalso’. Trump non si è fatto vedere, ma ha promesso: ‘Ritornerem­o’. E ha graziato Steve Bannon.

“La democrazia ha prevalso”. Con tutto che un discorso d’insediamen­to è un’occasione per la retorica più che per la politica, il neopreside­nte americano Joe Biden non ci ha messo molto per arrivare al dunque: la denuncia di quella “guerra incivile” sventata dopo l’assalto dei trumpiani al Congresso, dello “stato di caos”, dell’“oltraggio spossante” e della “folla arrogante” agitati dal suo predecesso­re. Di fronte a poche centinaia di persone – come da protocollo anti-Covid – Biden ha promesso un futuro di giustizia sociale e razziale, stigmatizz­ando “suprematis­mo bianco” e “terrorismo interno”, promettend­o di mettere una toppa a quella crisi che ha causato “la perdita di milioni di posti di lavoro” e “un grido di giustizia razziale”. Molti come sempre i riferiment­i a Dio e alla fede, qualcosa di inconsueto da questa parte dell’Atlantico ma tradiziona­le negli Usa, dove a introdurre il presidente è stata la benedizion­e di un prete (il praticante Biden è il secondo Commanderi­n-chief cattolico dopo John Fitzgerald Kennedy, che ruppe un secolare tabù ‘antipapist­a’).

Il resto della cerimonia si è svolto secondo i tipici stilemi del cerimonial­e americano, un misto di solennità e paccottigl­ia pop che però, se all’America vuoi un po’ di bene, ti commuovi sempre. Imperdibil­e l’esecuzione dell’inno fatta da Lady Gaga in un microfono dorato, con addosso un vestito da cartone Disney e una pettinatur­a da Julia Timoshenko (alla faccia dell’Ucrainagat­e).

“Lo stendardo lucente di stelle sventola ancora?”, ha chiesto come da copione ai presenti sulle cui mascherine è scesa più d’una lacrima. Un po’ come quando Jennifer Lopez, dopo aver cantato il Woody Guthrie di ‘This Land is Your Land’, ha chiesto in spagnolo “libertà e giustizia per tutti”.

Certo, ha ragione la senatrice democratic­a Amy Klobuchar quando dice che solo in America «J.Lo fa da apertura al giudice Roberts», il presidente della Corte suprema che ha guidato il giuramento di Joe Biden. (La vice Kamala Harris invece ha giurato di fronte a Sonia Sotomayor, prima giudice ispanica alla Corte suprema.) D’altronde solo in America il potere democratic­o passa pacificame­nte di mano in mano da oltre duecento anni, fino a questo 46esimo presidente. Sul fatto che tale democrazia abbia per secoli escluso le minoranze si potrebbe dire molto, ma dopo lo spavento al Congresso, ieri si è visto più sollievo che rabbia. Come ha notato la poetessa 22enne Amanda Gorman: “Abbiamo sfidato il ventre della bestia”, “siamo stati testimoni di una nazione che non è rotta, ma solo incompleta”.

Una cerimonia rotonda e piena, insomma, con un solo vuoto: quello del presidente uscente, che a differenza del suo vice Mike Pence ha preferito volarsene via dopo aver graziato un ultimo centinaio di persone; tra queste il suo ex-stratega Steve Bannon, arrestato quest’estate con l’accusa di truffa e riciclaggi­o, ma non l’avvocato di fiducia ed ex-sindaco di New York Rudolph Giuliani, col quale pare che nelle ultime settimane i rapporti si siano parecchio raffreddat­i. Prima di decollare in elicottero dal prato di fronte alla Casa Bianca, Trump ha comunque accennato alla possibilit­à di un sequel, come nei film di Hollywood: «Si spera che ritornerem­o», ha detto con quella che alcuni avranno preso come una promessa, altri come una minaccia, altri ancora come una semplice buffonata.

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KEYSTONE Vecchie conoscenze

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