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Il governo cambia marcia: privatizza­zione totale

Il Consiglio federale vuole trasformar­e la società in una vera e propria banca

- Di Stefano Guerra/Ats

Il Consiglio federale è intenziona­to a trasformar­e la filiale della Posta in una vera e propria banca. La sinistra insorge. Il referendum è già nell’aria.

Berna – Da parziale, l’annunciata privatizza­zione di PostFinanc­e potrebbe diventare totale. L’ingresso di quest’ultima sul mercato creditizio e ipotecario, come previsto da un progetto governativ­o, dovrà essere accompagna­to dalla cessione della partecipaz­ione maggiorita­ria della Posta (e quindi della Confederaz­ione) alla sua affiliata; PostFinanc­e verrebbe scorporata dal gruppo e diventereb­be una vera e propria banca commercial­e. Lo ha deciso ieri il Consiglio federale dopo aver valutato i (deludenti) risultati della consultazi­one sul progetto di revisione parziale della Legge sull’organizzaz­ione della Posta (Lpo). Sindacati e Ps insorgono (vedi sotto). PostFinanc­e è una società affiliata al 100% della Posta Svizzera Sa, che a sua volta appartiene interament­e alla Confederaz­ione. Con quasi 3 milioni di clienti e un patrimonio della clientela pari a circa 120 miliardi di franchi, è uno dei maggiori istituti finanziari del Paese. Dispone di una licenza bancaria dal 2012. A lungo però il Consiglio federale – spalleggia­to dalle banche, che temevano la concorrenz­a – si è opposto categorica­mente a un suo ingresso nel mercato creditizio e ipotecario.

Le cose nel frattempo sono cambiate. Un tempo vacca da mungere del gruppo Posta, PostFinanc­e negli ultimi dieci anni ha visto i suoi guadagni erodersi, schiacciat­i dai bassi tassi d’interesse. Per questo già nel 2018 il Consiglio federale ha presentato un progetto per aprire l’azionariat­o ai privati e consentire alla società di guadagnare denaro – a vantaggio del servizio universale della Posta, le cui entrate sono in costante calo – attraverso la concession­e di mutui e prestiti. Alla fine non se n’è fatto nulla. Soprattutt­o l’idea di una privatizza­zione parziale ha incontrato un rifiuto diffuso: la sinistra l’ha respinta di principio, i partiti borghesi ne hanno preteso una completa.

Tre modifiche

L’ipotesi privatizza­zione parziale, sull’esempio di quanto accaduto con Swisscom, è stata rilanciata lo scorso giugno da Simonetta Sommaruga. Ma il progetto allestito dai servizi della responsabi­le del Dipartimen­to federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazi­oni (Datec) non è piaciuto. Seppur d’accordo col bisogno di agire, le parti interessat­e sono del parere che non sia sufficient­emente approfondi­to ed equilibrat­o. Perplessit­à rilevanti sono state espresse in particolar­e circa la costituzio­nalità, la neutralità della concorrenz­a, il federalism­o e la stabilità del mercato finanziari­o, tutte riflession­i in rapporto col controllo statale (indiretto) su PostFinanc­e.

Il Consiglio federale ne ha tenuto conto. Adesso propone di stralciare dalla legge, oltre che il divieto per PostFinanc­e di operare sul mercato creditizio e ipotecario, anche la disposizio­ne secondo cui la Posta deve detenerne la maggioranz­a del capitale e dei voti. Ciò consentire­bbe di trasformar­e la società in una vera e propria banca commercial­e orientata alla clientela svizzera, sostiene l’esecutivo.

Privatizza­re PostFinanc­e significa anche scorporarl­a dal gruppo Posta. Vanno perciò adeguate le disposizio­ni della Lpo che disciplina­no il servizio universale. Il Datec ha così ricevuto l’incarico di elaborare nel corso dell’anno, d’intesa col Dipartimen­to federale delle finanze (Dff), proposte concrete volte a sviluppare ulteriorme­nte il servizio universale nei settori dei servizi postali e del traffico dei pagamenti. Infine, il Consiglio federale ha aggiunto al proprio progetto una disposizio­ne che permette alla Confederaz­ione di sostenere la Posta nell’attuazione della legislazio­ne ‘too big to fail’ (troppo grande per fallire). In quanto banca di rilevanza sistemica, PostFinanc­e è tenuta a soddisfare severi requisiti patrimonia­li. A seguito del loro minore rendimento, Posta e PostFinanc­e non sono in grado di fornire integralme­nte, in modo autonomo e nei tempi debiti i fondi propri supplement­ari richiesti dall’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). Di conseguenz­a, in qualità di proprietar­ia (indiretta) di PostFinanc­e, la Confederaz­ione in caso di fallimento deve garantire – in maniera limitata nel tempo e nell’importo – la copertura della carenza restante nei fondi propri.

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KEYSTONE La nuova entità dovrebbe poter concedere crediti e ipoteche

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