Il governo cambia marcia: privatizzazione totale
Il Consiglio federale vuole trasformare la società in una vera e propria banca
Il Consiglio federale è intenzionato a trasformare la filiale della Posta in una vera e propria banca. La sinistra insorge. Il referendum è già nell’aria.
Berna – Da parziale, l’annunciata privatizzazione di PostFinance potrebbe diventare totale. L’ingresso di quest’ultima sul mercato creditizio e ipotecario, come previsto da un progetto governativo, dovrà essere accompagnato dalla cessione della partecipazione maggioritaria della Posta (e quindi della Confederazione) alla sua affiliata; PostFinance verrebbe scorporata dal gruppo e diventerebbe una vera e propria banca commerciale. Lo ha deciso ieri il Consiglio federale dopo aver valutato i (deludenti) risultati della consultazione sul progetto di revisione parziale della Legge sull’organizzazione della Posta (Lpo). Sindacati e Ps insorgono (vedi sotto). PostFinance è una società affiliata al 100% della Posta Svizzera Sa, che a sua volta appartiene interamente alla Confederazione. Con quasi 3 milioni di clienti e un patrimonio della clientela pari a circa 120 miliardi di franchi, è uno dei maggiori istituti finanziari del Paese. Dispone di una licenza bancaria dal 2012. A lungo però il Consiglio federale – spalleggiato dalle banche, che temevano la concorrenza – si è opposto categoricamente a un suo ingresso nel mercato creditizio e ipotecario.
Le cose nel frattempo sono cambiate. Un tempo vacca da mungere del gruppo Posta, PostFinance negli ultimi dieci anni ha visto i suoi guadagni erodersi, schiacciati dai bassi tassi d’interesse. Per questo già nel 2018 il Consiglio federale ha presentato un progetto per aprire l’azionariato ai privati e consentire alla società di guadagnare denaro – a vantaggio del servizio universale della Posta, le cui entrate sono in costante calo – attraverso la concessione di mutui e prestiti. Alla fine non se n’è fatto nulla. Soprattutto l’idea di una privatizzazione parziale ha incontrato un rifiuto diffuso: la sinistra l’ha respinta di principio, i partiti borghesi ne hanno preteso una completa.
Tre modifiche
L’ipotesi privatizzazione parziale, sull’esempio di quanto accaduto con Swisscom, è stata rilanciata lo scorso giugno da Simonetta Sommaruga. Ma il progetto allestito dai servizi della responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec) non è piaciuto. Seppur d’accordo col bisogno di agire, le parti interessate sono del parere che non sia sufficientemente approfondito ed equilibrato. Perplessità rilevanti sono state espresse in particolare circa la costituzionalità, la neutralità della concorrenza, il federalismo e la stabilità del mercato finanziario, tutte riflessioni in rapporto col controllo statale (indiretto) su PostFinance.
Il Consiglio federale ne ha tenuto conto. Adesso propone di stralciare dalla legge, oltre che il divieto per PostFinance di operare sul mercato creditizio e ipotecario, anche la disposizione secondo cui la Posta deve detenerne la maggioranza del capitale e dei voti. Ciò consentirebbe di trasformare la società in una vera e propria banca commerciale orientata alla clientela svizzera, sostiene l’esecutivo.
Privatizzare PostFinance significa anche scorporarla dal gruppo Posta. Vanno perciò adeguate le disposizioni della Lpo che disciplinano il servizio universale. Il Datec ha così ricevuto l’incarico di elaborare nel corso dell’anno, d’intesa col Dipartimento federale delle finanze (Dff), proposte concrete volte a sviluppare ulteriormente il servizio universale nei settori dei servizi postali e del traffico dei pagamenti. Infine, il Consiglio federale ha aggiunto al proprio progetto una disposizione che permette alla Confederazione di sostenere la Posta nell’attuazione della legislazione ‘too big to fail’ (troppo grande per fallire). In quanto banca di rilevanza sistemica, PostFinance è tenuta a soddisfare severi requisiti patrimoniali. A seguito del loro minore rendimento, Posta e PostFinance non sono in grado di fornire integralmente, in modo autonomo e nei tempi debiti i fondi propri supplementari richiesti dall’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). Di conseguenza, in qualità di proprietaria (indiretta) di PostFinance, la Confederazione in caso di fallimento deve garantire – in maniera limitata nel tempo e nell’importo – la copertura della carenza restante nei fondi propri.