Aria di referendum
La volontà del Consiglio federale di privatizzare PostFinance non piace a sinistra, ma raccoglie consensi a destra. Partito socialista (Ps) e sindacati si oppongono con forza. Con i tassi d’interesse a un minimo storico, PostFinance dev’essere ripensata come garante del traffico dei pagamenti e quindi come una parte importante del servizio pubblico, rileva il Ps in una nota, parlando di “via semplicistica della privatizzazione” e criticando il Consiglio federale per non aver proposto alcuna alternativa.
Lancia strali l’Unione sindacale svizzera (Uss), che in un comunicato parla di “attacco frontale al servizio pubblico” e ricorda come l’istituto sia una banca popolare con quasi tre milioni di clienti e, come parte della Posta, appartenga al grande pubblico. Secondo l’Uss, PostFinance ha un mandato di servizio di base e con la sua proposta il governo lo sta minando. Anche Travail.Suisse respinge “categoricamente” la privatizzazione. Sulla stessa lunghezza Syndicom, secondo cui l’idea del Consiglio federale è una minaccia per il servizio pubblico e un tentativo di evitare la discussione su una garanzia statale eliminando il divieto di credito e di ipoteca. Il sindacato non esclude il lancio di un referendum.
Di parere diametralmente opposto il Plr, per il quale la privatizzazione è l’unico modo giusto per garantire una concorrenza leale sul mercato del credito e delle ipoteche, afferma il responsabile della comunicazione Marco Wölfli. Per il Plr, la revoca del divieto di concedere crediti e ipoteche può avvenire solo con una privatizzazione completa e coerente. L’Alleanza del centro chiede da parte sua a PostFinance di presentare una strategia chiara che mostri il futuro dell’azienda con e senza privatizzazione parziale. L’Associazione svizzera dei banchieri parla di un “passo nella giusta direzione”. Per l’Unione delle banche cantonali svizzere gli effetti negativi della revoca del divieto di concedere crediti e ipoteche rimarrebbero invariati. L’Unione svizzera delle arti e dei mestieri ritiene che il mercato ipotecario e creditizio in Svizzera sia sufficientemente ben servito e non abbia bisogno di un nuovo attore.