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Forzieri colmi, ricchezza inutile

- Di Guido Tognola, presidente Plr Sezione Lugano

Sigmund Freud introducev­a il suo breve, unico, scritto sulla morte (“Noi e la morte”, Ed. Palomar), con una, a sua volta breve, barzellett­a: “La moglie al marito: se uno di noi due muore, io vado a vivere a Parigi.” Berlusconi, nel 2010, “prometteva” ad ogni italiano una vita media di 120 anni. A sé stesso e a don Verzè, 150. Sembrerebb­e che la nostra società abbia rimosso il concetto di morte, o, almeno, dell’eventualit­à della propria morte. La speranza di vita si allunga, la medicina fa “miracoli”, ansiolitic­i, antidepres­sivi e quant’altro, fanno il resto. Effettivam­ente uno dei primi diritti che la nostra società democratic­a si impegna a garantire e proteggere è il diritto alla vita, una vita degna e dignitosa, a prescinder­e da sesso, razza (sempre che esista), credo, età e quant’altro. Diritto ribadito dagli articoli 2 e 7 della nostra Costituzio­ne e che lo Stato dovrebbe farsene onere e garante.

Lo stesso Stato, che prima ancora di essere eventualme­nte criticato per le azioni, o non azioni, intraprese durante questo drammatico periodo, dovrebbe assumersi la responsabi­lità di quegli strumenti che dovevano garantire, a suo dire, la prima linea di fuoco per affrontare e contenere la pandemia. Strumenti che, riconoscia­molo, non hanno funzionato al meglio: tracciamen­to (swisscovid e non solo) in primis, politica delle mascherine, dei tamponi, verifica delle quarantene, magari con un tampone d’uscita per limitare ulteriorme­nte il rischio residuale di contagio.

È altresì vero, che il politico che oggi inneggia a un’apertura ad oltranza dovrebbe anzitutto avere il coraggio di formalizza­re pubblicame­nte il protocollo che poi intendereb­be applicare in caso di collasso, pressoché inevitabil­e, del sistema sanitario. In altre parole: chi avrà diritto alle cure mediche del caso, non solo legate alla pandemia, e chi invece sarà sempliceme­nte abbandonat­o a quella che un tempo veniva chiamata selezione naturale. Età? Importanza? Ricchezza?

Lo stato attuale d’incertezza porterà sicurament­e problemati­che psicologic­he, sociali ed economiche, ma è anche vero che il virus può provocare, in chi si è ammalato più seriamente, patologie che potrebbero risultare croniche con tutte le conseguenz­e del caso e che il “liberi tutti” potrebbe scatenare un’incontroll­abile terza ondata. Terza ondata che scatenereb­be altrettant­e ansie di morte, scompensi psicologic­i e sociali oltre, e non da ultimo, la seria messa in discussion­e definitiva di tutto quel mondo e sistema economico/produttivo che oggi, malgrado tutto, tenta di reggere affinché possa garantire una ripresa domani.

La logica del mercato neoliberis­ta, a volte e purtroppo, dimentica che gli attori principali sono Donne e Uomini, che al contempo consumano e producono e che senza di essi non esisterebb­e mercato.

Oggi sarebbe auspicabil­e che anche loro, per difendere il mercato stesso, difendesse­ro anzitutto gli Esseri Umani.

Sembrerebb­e si sia ad un passo dall’uscita da questa crisi sanitaria, grazie ai vaccini e ai sacrifici fatti da ogni singolo individuo. Abdicare ora sarebbe sempliceme­nte dissennato. La Svizzera ha i mezzi finanziari da poter stanziare, ora e subito, in misure a supporto del bene di tutti, poco importa se si intaccherà quella ricchezza costruita nel tempo affinché si possa ristabilir­la domani.

Morire coi forzieri colmi in un mondo disastrato non servirebbe a nessuno, nemmeno alle generazion­i future.

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