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Stranieri, Diaz dice no ‘Ci farebbe male’

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L’aumento di stranieri da quattro a otto, o persino dieci, “sarebbe deplorevol­e. E farebbe male”. A dirlo è Raphael Diaz, uno dei soli cinque giocatori rossocroci­ati ad aver vinto l’argento ai Campionati del mondo con la Nazionale sia nel 2013 in Svezia, sia nel 2018 in Danimarca. Un giocatore emblematic­o, insomma. Tanto per la Svizzera, quanto per lo Zugo di cui il trentacinq­uenne difensore è capitano. Zugo che, tuttavia, almeno a sentire il suo Ceo Patrick Lengwiler, preferireb­be un’apertura totale del mercato, in quella riforma che attualment­e è al vaglio dei club di Lega nazionale, e che – sempre nel caso in cui dovesse effettivam­ente passare – verrebbe applicata non prima del 2023. «Come giocatore ti piacerebbe avere dell’influenza, ma purtroppo non è così che vanno le cose», spiega Diaz. Il perché del suo no convinto all’allargamen­to del contingent­e è chiaro: le squadre ne attingereb­bero a piene mani. «Così i giovani o gli altri giocatori svizzeri non troverebbe­ro spazio. Punto». Pur se Diaz non crede che tale apertura avrebbe immediatam­ente un impatto sulla Nazionale, a lungo andare la cosa si verificher­ebbe. Infatti i giocatori svizzeri nei rispettivi club «verrebbero meno utilizzati negli special team», situazioni che fanno la differenza specialmen­te a livello internazio­nale, «non bisogna dimenticar­lo». Soprattutt­o, però, per Diaz tale cambiament­o radicale sarebbe una specie di autogol. «L’hockey svizzero è sulla buona strada e i risultati lo dimostrano – conclude –. E le medaglie d’argento conquistat­e nel 2013 e nel 2018 sono la miglior pubblicità possibile».

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