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‘Spero non sia solo orgoglio politico’

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Gli artisti, a proposito. Primo italiano a vincere il Mayor of London’s ‘Gigs’, la competizio­ne di musica più grande del Regno Unito, ‘Miglior musicista di strada dell’anno’ per il London Evening Standard e altre cose – dalla Bbc alla Rai, fino al singolo ‘Ithaca’ con docu-video sul lockdown della capitale inglese –, Luca Fiore è un singer songwriter italiano naturalizz­ato britannico che di casa sta proprio a Londra, metropoli che ha – dice Luca – «sempre orgogliosa­mente difeso il suo titolo di città dinamica, sia nei concerti più grossi che in quelli ‘comuni’, per chi come me fa il musicista di profession­e qui da otto anni e ha sempre vissuto in un’abbondanza di posti in cui suonare». Almeno prima del virus. «Se vogliamo riferirci alla domanda vecchia come il mondo “Ma a parte il musicista, cosa fai di lavoro?”, nel Regno Unito esistono istituzion­i consolidat­issime di tutela dei musicisti per cui già a inizio pandemia si è subito potuto attingere a un fondo come Help Musicians, un’associazio­ne che si avvicina molto all’idea di sindacato. In generale, l’aiuto per i liberi profession­isti del Regno Unito è sempre stato molto chiaro, tecnicamen­te parlando».

Venendo alla Brexit, però, le cose cambiano: «I firmatari sono nomi enormi, band che adoro come Iron Maiden e Who, lo stesso Ed Sheeran. Aspettando di vedere l’evoluzione, il fatto che artisti così grossi abbiano deciso di metterci la faccia, in questo rimbalzars­i di responsabi­lità, fa pensare che a complicare le cose sia stato il Regno Unito». Mettici anche Tommy (Roger Daltrey, protagonis­ta dell’omonima opera rock): «Se un pro-Brexit come lui si espone così, prendendos­i anche le accuse di essere un ipocrita, vuol dire che forse abbiamo sparato un po’ troppo in alto». In questa «gara a pestarsi i piedi tra Unione Europea e Regno Unito», come negli ultimi mesi di trattative, in questo contendere in cui «la musica viene strumental­izzata, ingiganten­do per questioni di schieramen­to un problema che così grande non sembra», una speranza c’è. Ed è che il fatturato annuo nel mondo della musica nel Regno Unito, secondo Luca, è così grande che una soluzione si troverà per forza. Anche se «rimane questo amaro in bocca per una transition senza problemi, e invece ci si trova a dover battagliar­e per preservare le condizioni di base per poter fare il nostro lavoro». Perché la musica «non è solo Ed Sheeran, ma anche dell’autista del tir che porta l’attrezzatu­ra per il suo concerto. Sarebbe un vero peccato se questa diatriba diventasse irrisolvib­ile per mere questioni di orgoglio politico».

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KEYSTONE Roger ‘Tommy’ Daltrey

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