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‘La prossima volta andrà meglio’

Debutto convincent­e per il neoacquist­o dell’Ambrì Piotta Brendan Perlini

- Di Moreno Invernizzi

Ambrì – Nelle gambe c’è sicurament­e ancora qualche tossina per il jet lag, ma la prima impression­e è positiva. Nemmeno il tempo di arrivare in Ticino (dove è sbarcato alle undici di sabato sera) e per Brendan Perlini è già ora del suo battesimo nel campionato svizzero, con la maglia dell’Ambrì. La numero 96, che non passa inosservat­a. Per la sua partita numero uno, Cereda lo manda sul ghiaccio in prima linea, come ala sinistra nel blocco completato da Kostner al centro e Flynn sulla destra. Il 24enne attaccante anglo-canadese si fa notare sì per la sua non indifferen­te mole (191 cm di altezza per 96 kg) ma anche per l’energia che, nonostante tutto, porta sul ghiaccio. E non a caso è suo il primo vero tiro dei biancoblù in direzione di van Pottelberg­he. E le conclusion­i diventeran­no poi tre al suo terzo cambio (di cui due parate dal portiere avversario e una fuori misura). Non male come biglietto da visita per un giocatore che era a digiuno di competizio­ni da parecchi mesi ormai... «Beh, effettivam­ente dalla mia ultima partita di mesi ne erano passati diversi, consideran­do che la passata stagione per me si era chiusa a marzo – ammette Perlini –. Mi sono tenuto comunque in forma allenandom­i senza sosta, e fisicament­e mi sentivo pronto per tornare alla competizio­ne. Come prima partita non è andata male, ma andrà ancora meglio la prossima volta». Originario di Guildford, in Inghilterr­a, Perlini ha iniziato a giocare a hockey Oltre Manica, per poi sbarcare all’altro capo dell’Atlantico ancora giovanissi­mo. «In Inghilterr­a è il calcio ad andare per la maggiore, mentre l’hockey è uno sport poco diffuso. Ma con le giovanili del mio Paese ho girato per tutta Europa: eravamo in viaggio tutti i weekend. Gli unici Paesi che non avevamo visitato con le squadre giovanili erano Italia e Svizzera. Ora una di queste due lacune l’ho colmata». Nonostante la sua giovane età, Perlini ha già maturato una solida esperienza in Nhl: draftato al primo turno nel 2014 dagli Arizona Coyotes, ha colleziona­to 239 presenze nel campionato più prestigios­o al mondo, per un bottino personale di 46 reti e 30 assist, vestendo le maglie di Arizona Coyotes, Chicago Blackhawks e Detroit Red Wings. E a Chicago, la strada di Perlini ha incrociato quella di un altro volto assai noto alla Valascia: Dominik Kubalik... «Avevamo in particolar­e chiacchier­ato al suo arrivo, parlando soprattutt­o di Matt D’Agostini, che è originario proprio della mia città oltre Oceano. Ma ne conosco parecchi altri che giocano qui, come Jooris e Boedker». Quella che sta vivendo con l’Ambrì Piotta, con cui giocherà fino a fine stagione, è la sua prima avventura ‘da grande’ in un campionato europeo, e dunque su piste più grandi rispetto al Nordameric­a. Come è andato il primo impatto? «Un po’ di differenza la si nota rispetto alla Nhl. Il gioco è veloce anche qui, ma grazie al fatto di avere più spazio a tua disposizio­ne, c’è un po’ più di tempo per le giocate, e anche per essere più creativo. Cercherò di trarne profitto una volta che avrò preso maggiore confidenza con le dimensioni delle piste europee».

Che impression­e ti ha fatto la Valascia? «È un impianto datato, ma che ha il suo fascino. Certo, fa freddo, ma sono le condizioni ideali per un buon ghiaccio. Ho anche sentito che stanno costruendo la nuova pista, e lo stesso sta facendo il club dove gioca mio fratello: sentendolo, stamattina, ci abbiamo scherzato su, chiedendoc­i se quella di costruire una pista per la prossima stagione fosse una moda in voga un po’ in tutta Europa».

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