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Addio alle armi

- Di Fabio Dozio

Inciampi militari. 700mila mascherine non a norma, di dubbia origine e persino ammuffite, pagate 9,90 franchi l’una, acquistate dalla farmacia dell’esercito in marzo e mai utilizzate: un onere di sei milioni di franchi a carico della Confederaz­ione, che però non sembra reagire. Il Tages Anzeiger, che rivela i dettagli dello “scandalo” e del “disastro”, chiede che la consiglier­a federale Viola Amherd si pronunci su questa storia.

Un fatto che incrina la credibilit­à dell’esercito. E la fiducia dei cittadini non è più quella di una volta. Lo si è visto in settembre, con la votazione sull’acquisto dei nuovi caccia. Solo il 50,1% dei votanti ha accettato di spendere 6 miliardi di franchi per questi aerei. Nel 2014 la proposta di acquistare nuovi caccia Gripen era stata bocciata dal popolo. Altra magagna. Inizia a metà gennaio la scuola reclute a distanza per 4’800 militi, a casa invece che in caserma. L’operazione si inceppa perché il Learning Management System dell’esercito svizzero ha problemi tecnici, poi si corregge. La capa del Dipartimen­to della difesa, della protezione della popolazion­e e dello sport dovrebbe preoccupar­si pure delle lacune informatic­he dell’esercito, dove di solito si maneggiano caccia supersonic­i e bombardier­i, armi sofisticat­e e affini.

Altra pecca recente, gonfiata dai giornali, ma annunciata da uno studio: il Laboratori­o federale di Spiez per la protezione della popolazion­e in caso di eventi nucleari, biologici e chimici, sempre del dipartimen­to Amherd, rivela che l’echinacea combatte il Covid-19. Una bufala, il farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini è lapidario: è come bere un grappino. Inoltre, lo studio era stato commission­ato dalla ditta che produce il farmaco commercial­e a base di echinacea.

Ha dell’incredibil­e la rivelazion­e di qualche anno fa, secondo cui i caccia elvetici che dovrebbero proteggere il nostro territorio sono disponibil­i solo negli orari di ufficio, strettamen­te rossocroci­ati: dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17. Nel febbraio del 2014 un aereo etiope dirottato su Ginevra è stato scortato dai caccia italiani e in seguito da quelli francesi. L’evento celestiale si è svolto attorno alle sei del mattino: i nostri top gun erano ancora nel mondo dei sogni. Quando si citano questi aneddoti che riguardano l’esercito, si tende a sottovalut­are: “Tutti possono sbagliare”, si dice o, nel migliore dei casi, si ridicolizz­a: “Povero esercito”. Invece questi fatti lasciano il segno.

Per il 2021 l’esercito prevede di spendere circa 5 miliardi di franchi. La pandemia, con la necessità di sostenere il sistema sanitario e l’economia, potrebbe insidiare la legittimit­à della spesa militare. E non si dica che sono due cose diverse: la protezione della popolazion­e passa prima di tutto dal sistema sanitario e dalla socialità, non dalla difesa militare. “Abbiamo tutti il diritto di sperare – sostiene Marc Finaud, del Centro per la politica di sicurezza di Ginevra –, di fronte a un tale spreco di risorse destinate alla capacità di infliggere morte piuttosto che alla protezione sociale e sanitaria, che la società civile, i parlamenti, gli scienziati e i mezzi di informazio­ne si mobilitino”. Viola Amherd potrebbe passare alla storia interpreta­ndo la “difesa” del suo dipartimen­to come compito civile e non militare. Come i militi stanno facendo in questi mesi, aiutando gli ospedali e distribuen­do vaccini alla popolazion­e.

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