laRegione

Di libertà e responsabi­lità

- Di Natalia Ferrara, deputata Plr

Il Consiglier­e di Stato Bertoli, dalle colonne di questo quotidiano, ha lanciato il dibattito sull’opportunit­à di un passaporto vaccinale. Ha poi precisato la sua posizione all’ultima puntata di 60 Minuti sostenendo che, prima o dopo, i privati cercherann­o di percorrere una simile strada per poter riaprire le proprie attività (grandi eventi, stadi, ecc.) ed è dunque un bene che ci pensi anche il pubblico e che, in generale, si rifletta sul tema. Sono sostanzial­mente d’accordo: è iniziato (e sottolineo, iniziato) un dibattito sul rapporto tra libertà individual­e e benessere collettivo, tra autodeterm­inazione e limitazion­i su ampia scala, tra scelte personali e conseguenz­e per gli altri. Insomma, l’attuale situazione ci induce a ripensare il tema (antico) del rapporto tra libertà e responsabi­lità. È importante confrontar­ci senza timori sull’accesso al vaccino, sull’opportunit­à di un passaporto vaccinale, almeno per alcune categorie e, più in generale, su come la libertà appartenga al singolo ma non concerna solo lui.

Se ognuno è libero di non farsi vaccinare nessuno è libero di far ammalare gli altri o causare danni alla collettivi­tà.

Il dibattito continuerà, da parte mia ho già fornito qualche spunto nella citata trasmissio­ne, dove un altro servizio – apparentem­ente che nulla c’entra – pure ci fornisce occasione di riflession­e. La possibile privatizza­zione di Postfinanc­e ci aiuta a capire e a ragionare su quanto la politica sia (o non sia) lungimiran­te. Su quanto le decisioni prese oggi – soprattutt­o in relazione all’interesse pubblico – abbiano un influsso sul domani.

Non ci sono ricette semplici, ma esperienze su cui meditare. In Svizzera avevamo una delle più importanti realtà di vaccini del mondo in prima linea per contenere moltissime malattie, fra cui il colera, il tifo, l’influenza e anche la Sars; 100 anni di storia aziendale elvetica spazzati via passando prima in mani olandesi e poi statuniten­si. Berna Biotech da 15 anni non c’è più e la pandemia ci ha ricordato che cosa significa dipendere dall’estero: per il personale sanitario, per mascherine e disinfetta­nti e, ben più grave, per i vaccini. La Confederaz­ione ha già stanziato qualcosa come 400 milioni di franchi per l’approvvigi­onamento del vaccino contro il Covid. Certo, non sappiamo se Berna Biotech l’avrebbe sviluppato, sappiamo però che privandoci di aziende leader nella ricerca e nella commercial­izzazione di vaccini, dobbiamo necessaria­mente guardare fuori dai nostri confini. E solo a titolo di confronto, senza pretesa di scientific­ità, è un fatto che AstraZenec­a, azienda britannica, ha sviluppato un proprio vaccino e che l’Inghilterr­a abbia già vaccinato 6 milioni di persone, e fino a 500’000 in un solo giorno (una volta e mezzo il Canton Ticino). Compito della politica non è solo affrontare la situazione contingent­e. Governare, come si dice, è prevedere. Per Berna Biotech è tardi, per Postfinanc­e siamo ancora in tempo per una discussion­e franca e un’analisi previdente.

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