Valerio Jelmini: ‘Uniti sarebbe meglio’
«Sono stato e sarò sempre un sostenitore dell’aggregazione in Alta Leventina». Valerio Jelmini (Plr) – entrato in Municipio a Quinto nel 2000, divenendo sindaco nel 2008 – è convinto che una fusione possa «dinamizzare la conduzione dei Comuni coinvolti, vivacizzando così la politica». Una politica che altrimenti tende a essere esclusivamente portata avanti pensando a se stessi e meno a progetti che potrebbero portare «un maggiore indotto e posti di lavoro a un’intera regione».
Jelmini ha annunciato ormai più di un anno fa che non si sarebbe ripresentato alle Comunali e nel frattempo non ha cambiato idea: «Bisogna essere capaci di mollare nel momento in cui l’entusiasmo viene un po’ meno, lasciando così spazio ad altre idee e dando anche la possibilità alle nuove generazioni di entrare in politica». E il fatto di essere dovuto restare sindaco un anno in più a causa della pandemia che ha posticipato le elezioni comunali non ha pesato particolarmente: «L’ho fatto volentieri, anche se ero già pronto a lasciare l’incarico e ho dovuto riprendere in mano alcuni dossier che volevo fossero ripresi dal nuovo Municipio. Ho sempre lavorato con piacere e ho ottenuto anche molte soddisfazioni». Soddisfazioni come sostenere «il nuovo stadio dell’Ambrì-Piotta», anche se la sua costruzione «non è stata merito di Quinto». Questo progetto, oltre ad aver generato lavoro, «permetterà all’Hcap di proseguire la sua attività a livello agonistico, garantendo una cinquantina di impieghi e un indotto a livello cantonale di 12-13 milioni di franchi all’anno». Vi sono poi altri progetti di stampo regionale che hanno portato più occupazione ed entrate finanziarie: «Come il salvataggio con Airolo degli impianti di risalita di Pesciüm, la nuova centrale idroelettrica del Ritom e i cantieri autostradali». In ambito Comunale, Jelmini ricorda «la rete di teleriscaldamento, un vettore energetico a emissioni zero di cui potranno anche beneficiare le ditte che si installeranno nella zona industriale; la micro-centrale idroelettrica di Busnengo; l’ostello di 70 posti presso la Casermetta e il nuovo Centro servizi comunali». Tra i rimpianti, invece, oltre alla mancata concretizzazione dell’aggregazione – che non è andata in porto probabilmente «a causa, tra l’altro, del timore che venisse a mancare l’aspetto della prossimità dei servizi» – vi è pure il mancato decollo della zona industriale di Piotta. Anche se «all’ultimo minuto un privato ha comprato parte di quest’area, ciò che mi fa ben sperare». Jelmini è quindi fiducioso per il futuro dell’Alta Leventina: «Siamo usciti da quella fase in cui vi era solo frustrazione a causa della perdita di posti di lavoro federali e di chiusure». Frustrazione che ha anche portato a uno spopolamento della valle che però negli ultimi anni è rallentato, dando spazio anche al fenomeno inverso: «Notiamo che vi è interesse a tornare, per aprire una nuova attività o anche solo per fuggire un po’ dalle città. La pandemia ha poi anche dimostrato che grazie all’home office si può lavorare senza per forza recarsi nei grandi centri. E infatti ci sono sempre più persone interessate ad acquistare abitazioni nella regione». Infine, anche se non sono molti, vi sono giovani che «si affacciano volentieri alla politica e questo mi fa essere ottimista». Jelmini trae un bilancio più che positivo della sua esperienza in politica e la consiglia, visto che ha anche imparato molto. Particolarmente importante, e non scontata, è la capacità «di mettersi d’accordo che ti sprona a trovare soluzioni adatte a tutti».