laRegione

‘Riaprite almeno gli appartamen­ti’

Prostituzi­one, una ragazza critica i divieti: ‘La richiesta c’è, così ci spingono nell’illegalità’

- Di Dino Stevanovic

Locali erotici chiusi, prostituzi­one vietata, poche ragazze rimaste sospese nell’incertezza. E sotto pressione: dai controlli di polizia, che verifica il rispetto delle disposizio­ni, e dalla clientela. «La richiesta da parte dei clienti c’è – ci conferma Anna –, ma con tutti questi divieti ci spingono nell’illegalità». E mentre in alcuni cantoni – Berna e Basilea Campagna ad esempio – nei giorni scorsi si è registrato un boom di prostitute, a Sud delle Alpi il settore è al palo o quasi. Ad aver ribaltato il panorama a luci rosse del cantone sono le risoluzion­i governativ­e del 18 dicembre e del 15 gennaio scorsi, che oltre ad aver sancito la chiusura di locali erotici e notturni in generale, hanno vietato “l’esercizio della prostituzi­one sull’intero territorio cantonale”. Misure prese per arginare la pandemia e valide fino alla fine di febbraio, che pongono il Ticino in cima alla lista fra i Cantoni più severi. La Confederaz­ione, il 18 dicembre, ha infatti disposto la chiusura dei club erotici dopo le 19 e durante i weekend, non legiferand­o nell’ambito della prostituzi­one privata – praticata negli appartamen­ti – e dando ampio margine di manovra ai Cantoni. Risultato: il Ticino non è un Paese per prostitute.

Ne abbiamo parlato con Anna, vero nome noto alla redazione, che da diversi anni esercita l’attività a Lugano.

Pandemia e prostituzi­one. Che anno è stato? Il lavoro è diminuito?

All’inizio, parlo della primavera, è molto diminuito perché c’era la paura del virus. Poi c’è stato il lockdown, come quasi tutte le altre attività anche le nostre si sono chiuse e la maggior parte di noi è rientrata a casa. Io stessa sono stata assente per mesi (Anna non è residente in Ticino, ndr) e sono rientrata da poco. Oggi la richiesta da parte dei clienti c’è, è nuovamente aumentata, ma purtroppo a causa delle disposizio­ni cantonali non possiamo lavorare...

Spesso si dice che il Covid ci ha cambiati. Vale anche nel vostro settore? Ad esempio: si presta più attenzione al sesso protetto?

No, da questo punto di vista non ho l’impression­e che sia cambiato qualcosa: la gente non fa più attenzione di prima. Inizialmen­te c’era appunto molta paura del coronaviru­s, ma non mi sembra che questo abbia influito sulla consapevol­ezza per quanto riguarda le altre malattie sessualmen­te trasmissib­ili. Negli ultimi mesi anche questa paura iniziale è svanita ed è tornato tutto a come prima della pandemia.

Durante il lockdown, e di nuovo oggi, il lavoro è inevitabil­mente diminuito se non proprio azzerato. Avete potuto contare sugli aiuti?

Dipende. Le ragazze che lavorano nei locali erotici hanno potuto contare sulle indennità di lavoro ridotto, quelle che praticano in proprio sulle indennità di perdita di guadagno. Ma solo chi dispone di un permesso di lavoro ha potuto contare sugli aiuti, chi lavora con la notifica di breve durata no. In generale mi sembra che la maggior parte delle ragazze non sia a conoscenza delle possibilit­à di sostegno finanziari­o che esistono, c’è poca informazio­ne. E quindi penso che la maggior parte di noi abbia speso i propri risparmi. Per fortuna abbiamo la famiglia o gli amici che ci sostengono.

A differenza della prima ondata in primavera, in Svizzera oggi il contesto è composito: ci sono Cantoni molto tolleranti, altri intermedi, altri molto severi. In Ticino la prostituzi­one è del tutto vietata. Come giudichi questa situazione?

Credo che i nostri diritti non siano adeguatame­nte considerat­i. Il fatto che altrove i locali siano aperti ci pone in una situazione sfavorevol­e. La salute al primo posto, sono d’accordo, ma credo che prendendo le corrette misure di protezione anche in Ticino si potrebbero riaprire. Poi è vero, nei club ci sono più persone e quindi il rischio di contagio è maggiore e capisco la decisione di chiudere. Ma negli appartamen­ti gli incontri si svolgono fra la persona che riceve e quella che arriva. Non vedo quindi il motivo di vietarli. Come detto la richiesta c’è e così facendo stanno spingendo le ragazze e praticare illegalmen­te.

Intanto però il settore è chiuso. Altri ambiti si sono riconverti­ti al digitale in quest’anno: pensi che fra chat o spettacoli anche le prostitute possano spostare l’attività più sul web?

Non lo so. La gente in Ticino non è abituata ai servizi online, i clienti hanno sempre avuto i posti giusti dove recarsi. E poi c’è da dire che solitament­e le persone che lavorano online ricevono anche una preparazio­ne e non dimentichi­amo che servono le conoscenze e i mezzi tecnici adeguati. Vedo poi anche dei problemi legati alla privacy, in un settore dove questa è molto importante. Questo vale sia per noi, sia per i clienti. Da un lato noi dovremmo fornire i nostri dati per permettere il pagamento e i clienti potrebbero anche registrare o far circolare illecitame­nte il nostro materiale. Le nostre famiglie, che spesso sono all’oscuro di quel che facciamo, potrebbero incappare in foto o video compromett­enti. Non mi sembra molto sicuro.

 ?? TI-PRESS ?? Convertirs­i sull'online? ‘Problemi legati alla privacy. E poi la gente in Ticino è abituata diversamen­te’
TI-PRESS Convertirs­i sull'online? ‘Problemi legati alla privacy. E poi la gente in Ticino è abituata diversamen­te’

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland