La trappola di Egalandia
Molti politici avanzano misure contro le disuguaglianze economiche tra i cittadini. Eppure anche una società di cittadinicloni potrebbe risultare addirittura più disuguale delle realtà oggi considerate tra le più polarizzate
Dei sette vizi capitali (superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia) l’invidia è forse quello più capace di prendere il controllo sulle nostre budella. Chi è colpito dall’invidia prova dispiacere e astio per non avere un bene o una qualità posseduta da un altro; essa può addirittura sfociare in un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità. Considerata l’emotività crescente della comunicazione politica, è difficile negare con assoluta certezza che appelli a maggiore uguaglianza nella società vogliano in realtà conquistare consensi facili facendo leva su meccanismi psicologici proprio basati sull’invidia. D’altra parte, quale soluzione più elegante può concepire l’invidioso se non la redistribuzione forzata delle risorse di chi sta meglio di lui, per esempio attraverso un pronunciato Stato sociale o una fiscalità fortemente progressiva? Poiché la questione dell’uguaglianza nella società è tanto tematizzata, il seguente spunto di rif lessione critica potrebbe essere utile per dubitare che forse le cose siano ben più complesse di come taluni ce le raccontano. Ipotizziamo Egalandia, una società egalitaria fatta di perfetti cloni. Persone per definizione identiche tra loro, tutte con le stesse capacità, gli stessi potenziali e addirittura la stessa vita. Una società insomma fatta di persone perfettamente uguali.
Com’è la vita tipica di ognuna di queste persone tutte uguali? Ammettiamo concretamente che ogni cittadino di Egalandia si istruisca fino a 25 anni senza guadagnare nulla (ci pensano i genitori). Dai 25 ai 65 anni lavora guadagnando 100 mila franchi all’anno (nella società dei perfetti uguali, ci promettono, si vive molto bene e addirittura i salari tra giovani e anziani sono uguali). Di tale generoso salario risparmia annualmente il 10% (pertanto vivendo con i restanti 90 mila franchi annui) e investe i risparmi con un rendimento pari al 4% annuo. Infine, finanziata dai risparmi, tra i 65 e gli 85 anni (anche la speranza di vita è identica per tutti) il cittadino di Egalandia può permettersi una rendita pensionistica di 70 mila franchi annui, morendo esattamente come tutti senza patrimonio e senza causare disuguaglianze tra f igli nati in famiglie che lasciano loro più o meno eredità. Questa società prosegue in tal modo per l’eternità, nella più perfetta costanza e nella più perfetta simmetria tra tutti gli abitanti. Ammettiamo inoltre che ad Egalandia i cittadini si suddividano in 9 generazioni sfasate di 10 anni ciascuna: c’è chi a 5 anni gioca allegramente, chi a 15 studia sui libri, chi a 25 sta iniziando a lavorare, chi a 35 ha famiglia, chi a 45 tira i primi bilanci della sua vita (che tanto è uguale a quella di tutti gli altri), chi a 55 sta sognando cosa farà di uguale agli amici nella pensione, i 65.enni che festeggiano l’arrivo della pensione, i 75.enni che se la godono e gli 85.enni per i quali - ahimè così funziona un mondo perfettamente uguale senza alcuna speranza - il tempo purtroppo scade.
Orbene, l’ambizioso politico che analizzasse i dati di Egalandia troverebbe in realtà una disuguaglianza da fare invida ai peggiori Paesi occidentali! In un determinato momento la generazione più ricca (l’11% di 65.enni pronti ad andare in pensione) possiede ben il 38% del patrimonio di tutta la società. Insieme, tre sole generazioni (i 55.enni, i 65.enni e i 75.enni) possiedono oltre l’83% del patrimonio. I mercati finanziari, attraverso i quali i risparmi vengono messi a disposizione delle imprese, la farebbero da padroni. Oltre un terzo della popolazione (i giovani) invece non avrebbe nemmeno un centesimo. Il coefficiente di Gini di Egalandia ammonterebbe al 60%, una misura di forte polarizzazione della ricchezza. Si ricordi che un coefficiente dello 0% indica la perfetta uguaglianza, uno del 100% la totale polarizzazione nelle mani di una sola persona. Si pensi che il coefficiente di Gini (relativo alla polarizzazione dei redditi, quelli della sostanza sono maggiori) dei Paesi nel mondo si muove tra il 20% e il 65%. Le socialdemocrazie europee hanno valori bassi, il Regno Unito (come la Svizzera) attorno al 32%, gli Stati Uniti tra il 40% e il 50%. Riteniamo pertanto così irrealistico che, con questi dati alla mano, l’audace politico di Egalandia potrebbe riuscire a portare buona parte della popolazione (giovane) in strada facendo leva sulla loro invidia e democraticamente arrivare all’introduzione di una tassazione fortemente progressiva della sostanza (e del reddito)? Come per esempio proposto nel 1848 nel manifesto comunista di Marx ed Engels? Naturalmente le nostre società sono ben più complesse di Egalandia. Tuttavia l’esempio sopra dovrebbe rendere molto più cauti certi politici e soprattutto più attenti i cittadini poiché… anche una società di persone perfettamente uguali potrebbe apparire addirittura più disuguale della nostra realtà. * economista