‘Diritto d’asilo in pericolo in Europa’
Respingimenti illegali e violenti alle frontiere. L’Agenzia Onu per i rifugiati è allarmata.
Oltre 141mila nel 2018, 123’700 l’anno successivo, meno di centomila (95mila per la precisione) nel 2020. Diminuisce di anno in anno il numero delle persone che riescono a mettere piede nell’Unione europea, al termine di un rischioso viaggio via mare o terra. La situazione – dichiara Gillian Triggs, Alto commissario incaricato della protezione internazionale in seno all’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) – “dovrebbe essere gestibile”, invece la questione dell’asilo nel Vecchio continente “rimane politicizzata e controversa”. Persino in Danimarca: qui le cifre non sono mai state così basse dal 1998, eppure la prima ministra socialdemocratica Mette Frederiksen vuole «creare la visione» zero richieste d’asilo. Adesso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati suona l’allarme: il diritto d’asilo in Europa è in pericolo.
Non c’è in special modo il Paese scandinavo nel mirino dell’Unhcr. A preoccupare è piuttosto la situazione “alle frontiere marittime e terrestri dell’Europa”. Qui espulsioni e respingimenti di rifugiati e richiedenti asilo sono sempre più frequenti, scrive l’Unhcr in un comunicato diramato ieri.
“I rinvii alle frontiere sono eseguiti con violenza e in modo apparentemente sistematico. Imbarcazioni che trasportano profughi sono rimorchiate fuori dalle acque territoriali. Persone vengono arrestate dopo essere sbarcate e rimandate in mare. Molti hanno riferito di violenze e abusi da parte delle forze dell’ordine”, racconta Gillian Triggs, citata nella nota. L’agenzia Onu “ha ricevuto ripetutamente informazioni riguardanti Stati europei che ostacolano l’accesso” alle procedure d’asilo. Le persone che arrivano via terra sono “detenute in maniera arbitraria e rinviate con la forza verso paesi vicini, senza che i loro bisogni di protezione venissero presi in considerazione”.
‘Obbligo legale e morale’
In dicembre, ricorda il ‘Guardian’, il Border Violence Monitoring Network – una rete di Ong e associazioni attive nella regione dei Balcani e in Grecia – ha consegnato alla Commissione europea un ‘libro nero’ dove vengono documentati centinaia di respingimenti illegali di migranti. Il rapporto si concentra sulla ‘rotta balcanica’, una delle vie migratorie principali verso l’Europa centrale e orientale. Sulla frontiera marittima tra Grecia e Turchia, le Ong hanno raccolto prove di maltrattamenti su richiedenti asilo e respingimenti dalle acque greche verso le spiagge turche. Nelle operazioni, stando al quotidiano britannico, sarebbero coinvolti uomini non identificati in uniforme nera che intercettano le imbarcazioni e le costringono a tornare in acque turche.
Anche Frontex avrebbe dato man forte. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nega qualsiasi coinvolgimento. Ma l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) della Commissione europea ha avviato un’indagine per far luce sulle accuse di abusi e operazioni di respingimento illegali mosse nei suoi confronti.
“Il rispetto della vita umana e dei diritti dei profughi non è una scelta, ma un obbligo legale e morale”, ammonisce Gillian Triggs. “I Paesi hanno il diritto legittimo a gestire le proprie frontiere in linea con il diritto internazionale, ma al tempo stesso devono rispettare i diritti umani. I respingimenti alle frontiere sono semplicemente illegali”. Il diritto di chiedere l’asilo “è un diritto umano fondamentale” e la pandemia di Covid-19 non dev’essere usata come pretesto per negarlo, afferma in sostanza Triggs.
L’Unhcr – pur riconoscendo “l’onere sproporzionato su certi Stati nell’accoglienza dei nuovi arrivati” – lancia un appello ai Paesi interessati, affinché indaghino senza indugi e pongano fine alle espulsioni e ai respingimenti forzati. L’agenzia Onu per i rifugiati chiede anche agli altri Stati europei e all’Unione europea di “dar prova di solidarietà” e di rispettare gli obblighi internazionali in materia di asilo: accogliere i richiedenti alle loro frontiere, soccorrerli in mare, autorizzarne lo sbarco, registrarne le domande e fornire loro gli aiuti di cui hanno bisogno.