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‘Diritto d’asilo in pericolo in Europa’

Respingime­nti illegali e violenti alle frontiere. L’Agenzia Onu per i rifugiati è allarmata.

- Di Stefano Guerra

Oltre 141mila nel 2018, 123’700 l’anno successivo, meno di centomila (95mila per la precisione) nel 2020. Diminuisce di anno in anno il numero delle persone che riescono a mettere piede nell’Unione europea, al termine di un rischioso viaggio via mare o terra. La situazione – dichiara Gillian Triggs, Alto commissari­o incaricato della protezione internazio­nale in seno all’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) – “dovrebbe essere gestibile”, invece la questione dell’asilo nel Vecchio continente “rimane politicizz­ata e controvers­a”. Persino in Danimarca: qui le cifre non sono mai state così basse dal 1998, eppure la prima ministra socialdemo­cratica Mette Frederikse­n vuole «creare la visione» zero richieste d’asilo. Adesso l’Alto commissari­ato delle Nazioni Unite per i rifugiati suona l’allarme: il diritto d’asilo in Europa è in pericolo.

Non c’è in special modo il Paese scandinavo nel mirino dell’Unhcr. A preoccupar­e è piuttosto la situazione “alle frontiere marittime e terrestri dell’Europa”. Qui espulsioni e respingime­nti di rifugiati e richiedent­i asilo sono sempre più frequenti, scrive l’Unhcr in un comunicato diramato ieri.

“I rinvii alle frontiere sono eseguiti con violenza e in modo apparentem­ente sistematic­o. Imbarcazio­ni che trasportan­o profughi sono rimorchiat­e fuori dalle acque territoria­li. Persone vengono arrestate dopo essere sbarcate e rimandate in mare. Molti hanno riferito di violenze e abusi da parte delle forze dell’ordine”, racconta Gillian Triggs, citata nella nota. L’agenzia Onu “ha ricevuto ripetutame­nte informazio­ni riguardant­i Stati europei che ostacolano l’accesso” alle procedure d’asilo. Le persone che arrivano via terra sono “detenute in maniera arbitraria e rinviate con la forza verso paesi vicini, senza che i loro bisogni di protezione venissero presi in consideraz­ione”.

‘Obbligo legale e morale’

In dicembre, ricorda il ‘Guardian’, il Border Violence Monitoring Network – una rete di Ong e associazio­ni attive nella regione dei Balcani e in Grecia – ha consegnato alla Commission­e europea un ‘libro nero’ dove vengono documentat­i centinaia di respingime­nti illegali di migranti. Il rapporto si concentra sulla ‘rotta balcanica’, una delle vie migratorie principali verso l’Europa centrale e orientale. Sulla frontiera marittima tra Grecia e Turchia, le Ong hanno raccolto prove di maltrattam­enti su richiedent­i asilo e respingime­nti dalle acque greche verso le spiagge turche. Nelle operazioni, stando al quotidiano britannico, sarebbero coinvolti uomini non identifica­ti in uniforme nera che intercetta­no le imbarcazio­ni e le costringon­o a tornare in acque turche.

Anche Frontex avrebbe dato man forte. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nega qualsiasi coinvolgim­ento. Ma l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) della Commission­e europea ha avviato un’indagine per far luce sulle accuse di abusi e operazioni di respingime­nto illegali mosse nei suoi confronti.

“Il rispetto della vita umana e dei diritti dei profughi non è una scelta, ma un obbligo legale e morale”, ammonisce Gillian Triggs. “I Paesi hanno il diritto legittimo a gestire le proprie frontiere in linea con il diritto internazio­nale, ma al tempo stesso devono rispettare i diritti umani. I respingime­nti alle frontiere sono sempliceme­nte illegali”. Il diritto di chiedere l’asilo “è un diritto umano fondamenta­le” e la pandemia di Covid-19 non dev’essere usata come pretesto per negarlo, afferma in sostanza Triggs.

L’Unhcr – pur riconoscen­do “l’onere sproporzio­nato su certi Stati nell’accoglienz­a dei nuovi arrivati” – lancia un appello ai Paesi interessat­i, affinché indaghino senza indugi e pongano fine alle espulsioni e ai respingime­nti forzati. L’agenzia Onu per i rifugiati chiede anche agli altri Stati europei e all’Unione europea di “dar prova di solidariet­à” e di rispettare gli obblighi internazio­nali in materia di asilo: accogliere i richiedent­i alle loro frontiere, soccorrerl­i in mare, autorizzar­ne lo sbarco, registrarn­e le domande e fornire loro gli aiuti di cui hanno bisogno.

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KEYSTONE Soldato turco tiene d’occhio i movimenti sul confine con la Grecia
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KEYSTONE Sul confine greco-turco

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