Analisi sul Viagra a caccia di mercurio
La ricerca effettuata in collaborazione con il professor Francesco Saverio Romolo, uno scienziato forense leader mondiale dell’Università di Bergamo, ha coinvolto colleghi in Brasile, Giamaica, Paesi Bassi e Regno Unito ed è stata sviluppata grazie a un progetto di ricerca coordinato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA). L’obiettivo era trovare test più rapidi e molto più accurati per smascherare sostanze pericolose, accelerando al contempo lo scambio di dati tra laboratori e polizie di tutto il mondo. Sotto la lente dei ricercatori la pillola blu, il Viagra, il medicamento più contraffatto al mondo.
“Abbiamo usato tecniche di analisi nucleare (l’uso di neutroni e protoni) per analizzare questi farmaci a livello elementare e identificare nel dettaglio gli atomi che la compongono. Le tecniche attuali non permettono un’analisi così approfondita e difficilmente rintracciano in tempi utili elementi tossici come, ad esempio, mercurio, arsenico, silicio”. La nuova tecnica, testata in Europa e Sud America, potrebbe essere applicata a una vasta scelta di prodotti diversi, non solo farmaci, ma anche integratori e alimenti, così come droghe di vario genere come cannabis, cocaina ed eroina. “Permette sia un allarme precoce ogni volta che c’è una seria minaccia per la salute pubblica, sia di fornire informazioni efficaci e facilmente condivisibili sulla produzione e la catena di approvvigionamento dei prodotti illegali”.
Una volta analizzata la sostanza e rilevata un’eventuale pericolosità occorre anche poter scambiare i dati tra polizie. Qui c’è un grosso problema.
Quando le polizie non si ‘parlano’
“Oggi è impegnativo scambiare dati tra diversi laboratori forensi perché le tecniche analitiche utilizzate non sono ‘standard’ su scala globale. Le collaborazioni internazionali tra paesi sono difficili e, in molti casi, tra laboratori dello stesso paese. Nemmeno le polizie cantonali riescono talvolta a condividere le informazioni che collegano le attività criminali, a causa di una mancanza di tecnologia condivisa”, spiega il dott. Gallidabino.
Per proteggere efficacemente la salute pubblica e favorire inchieste esaustive, non si può continuare ad affrontare problemi globali con approcci locali. Una nuova arma contro il crimine organizzato viene proprio dall’intelligenza artificiale: “Una seconda parte dello studio utilizza modelli informatici per analizzare enormi quantità di dati e permettere agli inquirenti di diversi paesi di scovare dove e quanto lo stesso farmaco è stato sequestrato”, conclude. Un farmaco su dieci è falso (per l’OMS), in Africa anche 7 su 10. Si muore per malattie curabili, acquistando scatole che sembrano le originali, ma non lo sono.