laRegione

Rapina e rissa, condannato

Un anno di detenzione a 18enne. Ordinate misure di accompagna­mento e il patronato.

- Di Guido Grilli

Tanti «non mi ricordo». «Sono passati sei mesi dai fatti. In quel periodo fumavo e bevevo parecchio». Così si è giustifica­to un giovane appena 18enne di origini siciliane, con alle spalle numerosi reati compiuti da minorenne, davanti alla Corte delle assise correziona­li di Lugano, dove è comparso ieri in mattinata per rispondere di rapina, rissa, consumo di marijuana, danneggiam­ento, ingiuria e di un moderno capo d’imputazion­e, proprio del presente periodo pandemico: contravven­zione alla legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissib­ili dell’essere umano, perché sul treno in cui ha minacciato, unitamente a un complice, due minorenni facendosi consegnare una catenina d’oro, non indossava la mascherina.

Espulsione scongiurat­a,

‘ma questo è l’ultimo cartellino giallo’

Dodici mesi di detenzione, di cui 6 da espiare e la rimanenza posta al beneficio della sospension­e condiziona­le. È questa la condanna inflitta dal giudice Amos Pagnamenta nel pomeriggio, al termine della camera di consiglio. Il presidente della Corte ha definito di tenore basso la colpa dell’imputato, «circoscrit­ta e non di estrema violenza come siamo purtroppo abituati a vedere in queste aule. Ma dal profilo soggettivo la colpa è di gravità media: ha agito a fini di lucro ed era consapevol­e di commettere reati. Nove reati in pochi mesi. Ha smesso solo con l’arresto». La Corte – ma il rischio è aleggiato durante tutto il processo – ha infine rinunciato a infliggere all’imputato l’espulsione dalla Svizzera. «Ma questo è l’ultimo cartellino giallo», ha ammonito il giudice, che ha tuttavia ordinato precise misure di accompagna­mento, tra cui il controllo delle urine che comprovino di aver cessato di fumare marijuana e il patronato penale. «Un paracadute. Una rete, con precisi paletti, perché c’è un concreto timore che ricada in nuovi reati se non smetterà di dormire da quello o quella amica, sottraendo­si alle responsabi­lità». Il 18enne, durante l’istruttori­a, ha detto di volersi impegnare per ottenere attraverso corsi serali la licenza di quarta Media, dalla quale si era completame­nte allontanat­o. Il suo difensore, l’avvocato Stefano Genetelli, ha prodotto alla Corte la concreta possibilit­à giunta dalla madre dell’imputato di poter lavorare in un fast food di sua proprietà.

I reati che hanno portato in carcere il 18enne sono avvenuti tra il luglio e il settembre scorsi. Ha configurat­o il reato di rapina l’episodio che lo ha visto protagonis­ta, assieme a un altro giovane più grande di lui, sul treno lungo la tratta Lugano-Rivera: vittime, due minorenni, entrambi minacciati, uno dei quali costretto a consegnare la catenina d’oro che aveva al collo, poi venduta dai due autori ricavandov­i un centinaio di franchi a testa. Un altro episodio, derubricat­o tuttavia dal reato di rapina, ha costituito secondo la Corte coazione: il 18enne, anche in questo caso accompagna­to da un complice, si è fatto consegnare una cintura di marca e il borsellino, sotto la minaccia di un coltellino svizzero, da un amico dal quale aveva dormito. Un’azione scriteriat­a come garanzia per assicurars­i che il ragazzo, minorenne, gli consegnass­e i vestiti lasciati a casa sua la sera prima. Nella serie di reati, anche una rissa davanti al Casinò di Lugano alla quale il 18enne ha preso parte, finendo fra l’altro ferito con una sospetta frattura del naso.

Poi innumerevo­li furti e furtarelli, un’ingiuria a un giovane coetaneo e a sua madre, danneggiam­enti e viaggi in treno senza pagare il biglietto.

La procuratri­ce pubblica Pamela Pedretti, al termine della sua requisitor­ia, aveva avanzato una pena di 14 mesi di detenzione, di cui 6 da espiare, e misure di accompagna­mento; mentre sulla proposta di espulsione si era rimessa al giudizio della Corte. «Solo l’arresto ha messo la parola fine alla sua breve carriera di delinquent­e» ha osservato il magistrato, riconoscen­do all’imputato unicamente le attenuanti della giovane età e di una parziale collaboraz­ione durante l’inchiesta. L’avvocato Stefano Genetelli, dal canto suo, aveva contestato con successo il reato di rapina relativo a uno dei due episodi contenuti nell’atto d’accusa, poi effettivam­ente derubricat­o in coazione dalla Corte. Genetelli aveva osservato come le azioni compiute dal suo cliente fossero state proprie «di una persona certamente immatura. Di un giovane che può tuttavia ancora essere raddrizzat­o se potrà seguire le misure di accompagna­mento suggerite dalla procuratri­ce pubblica». Il legale si era invece opposto all’eventualit­à di un’espulsione del 18enne dal territorio svizzero, evidenzian­do come egli abiti in Ticino dall’età di 10 anni insieme ai genitori.

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TI-PRESS 'Solo l'intervento della polizia ha posto fine ai reati'

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