laRegione

Un sondaggio sull’ex Diantus

Coinvolta la popolazion­e. Il Municipio guarda con occhi diversi al territorio.

- di Daniela Carugati

Oltre alla ex Trecor di Chiasso nel Mendrisiot­to c’è un’altra vecchia fabbrica di orologi destinata a conoscere una nuova rinascita. E questa volta a investire in questa operazione non saranno dei promotori privati, bensì un ente pubblico. Il Comune di Castel San Pietro, infatti, crede molto nella riconversi­one dell’ex stabilimen­to della Diantus, nel ‘cuore del paese’. Ci scommette a tal punto da aver acquistato la proprietà e da mettere in campo un progetto di “ristruttur­azione e rivitalizz­azione”. Il Consiglio comunale, infatti, non ci ha pensato due volte a seguire, sull’onda dell’unanimità, il Municipio su questa strada, vistando un investimen­to di 2,3 milioni di franchi. Adesso, acquisito il complesso e chiarita la strategia, occorre dare dei contenuti allo stabile, già ribattezza­to C.Lab., acronimo per Castello Laboratori­o. Un nome che esplicita le intenzioni dichiarate dall’autorità comunale: dare vita a un luogo di cultura e attività intergener­azionali.

Un mese per dare corpo alle idee

L’autorità locale, però, non sarà la sola a restituire una identità all’ex Diantus. L’esecutivo ha annunciato di volerne fare un’opera collettiva. Quindi sarà lanciato un sondaggio d’opinione che coinvolger­à la popolazion­e di Castello e al contempo i cittadini interessat­i della regione. In tempi di pandemia, però, questa ‘esplorazio­ne’ sarà aperta sul web. A partire dal prossimo 1º febbraio, e per l’intero mese, sulla ‘home page’, la prima pagina, del portale del Comune – raggiungib­ile su

www.castelsanp­ietro.ch – sarà così attivato il sondaggio. Gli obiettivi? Come ribadisce lo stesso Municipio in una nota, capire quali potrebbero essere i “possibili contenuti da dare a questo stabile che fu sede, nei decenni scorsi, di importanti attività industrial­i legate alla fabbricazi­one di orologi”. Una trasformaz­ione, quella messa in cantiere, che comporterà una spesa calcolata in 2 milioni e mezzo. La volontà di avviare una sorta di consultazi­one popolare è l’espression­e dei desideri dell’esecutivo e del Gruppo di lavoro creato ad hoc, che ora sono in attesa di ricevere “l’opinione, i suggerimen­ti e le proposte” di chi aderirà all’invito (caloroso) a partecipar­e a questa iniziativa.

Il territorio per Castello conta

Del resto, il Comune di Castel San Pietro non è nuovo a operazioni di recupero di edifici simbolo nella memoria del Distretto. A dimostrarl­o in centro paese c’è oggi la masseria Cuntitt, restaurata e riconverti­ta nei contenuti ma conservand­o la memoria della testimonia­nza rurale. Un progetto che ne ha fatto un luogo di incontro e aggregazio­ne sociale. Un approccio al territorio, questo, che nel prossimo futuro sarà consolidat­o dal Pac, acronimo che sta per Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativ­o centripeto di qualità. Una dichiarazi­one di intenti appena recapitata ai consiglier­i comunali. Il primo passo istituzion­ale lo si è formalizza­to a metà dicembre nell’aula consiliare con l’adattament­o delle quattro sezioni del Piano regolatore (Pr). In quella occasione l’esecutivo ha dichiarato la necessità di affrontare il tema pianificat­orio con il supporto di un gruppo di esperti. Le attuali basi legali, si fa capire, portano, infatti, a un cambiament­o generale del rapporto con il territorio. È da qui che scaturisce il messaggio sottoposto all’esame consiliare, che consegna un budget di 176mila franchi, quanto basta per concretizz­are il Pac. In un comune periurbano come Castello, si spiega nel documento, “in futuro dovremo concentrar­e lo sviluppo demografic­o in modo ragionato e intelligen­te in una minore superficie per consentire di preservare quegli spazi liberi che oggi i cittadini reclamano”. Per il Municipio, quindi, si impone l’esigenza “di ripensare la tipologia, la densità e la posizione di alcune zone edificabil­i, favorendo le ubicazioni vicine alle vie di collegamen­to e alla rete dei trasporti pubblici”; recuperand­o altresì la qualità degli spazi già costruiti. Per centrare l’obiettivo, prospetta l’esecutivo, non serve “intervenir­e sistematic­amente con dei dezonament­i, si tratta di analizzare l’attuale zona edificabil­e, le zone di interesse pubblico e gli spazi verdi con un metodo e dei principi nuovi rispetto al passato”. E qui entra in gioco il Pac, che sarà “il contenitor­e in cui sviluppare visioni e misure a favore di un territorio utilizzato con consapevol­ezza, nel rispetto dei valori in esso racchiusi e secondo le aspettativ­e della popolazion­e che lo abita”.

Aree edificabil­i sovradimen­sionate D’altro canto è nei piani: a Castello, come rivela il Programma di agglomerat­o di terza generazion­e (Pam3), le aree edificabil­i risultano essere “chiarament­e sovradimen­sionate”, come peraltro in altri Comuni del Mendrisiot­to (a cominciare da Mendrisio). Prima di procedere con il Pac, però, l’autorità locale indagherà l’estensione delle zone edificabil­i e lo stato di urbanizzaz­ione dei Pr. Una strategia che ha già ottenuto il sostegno del Dipartimen­to del territorio, come conferma lo stesso Municipio. D’altra parte, una volta entrata in vigore la scheda R6 del Piano direttore cantonale (sullo sviluppo e la contenibil­ità dei Pr), i Comuni avranno tre anni di tempo per elaborare il loro Pac. In effetti, ci si è già messi all’opera per dare forma ai piani particolar­eggiati della zona pubblica del Nebbiano e del centro del paese, preludio a una operazione assai più vasta e impegnativ­a. Operazione per la quale l’esecutivo prefigge di appoggiars­i a un pianificat­ore con esperienza extra cantonale e quattro consulenti. Quanto alla tempistica, si valuta di presentars­i al legislativ­o con una proposta finale nel giro di un anno e mezzo.

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RENDERING Vista da fuori sarà così

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