laRegione

A Est la burrasca è in arrivo

- Di Giuseppe D’Amato

C’è aria di burrasca a Est. L’arresto di Aleksej Navalny al ritorno in Patria e l’inizio della presidenza di Joe Biden negli Stati Uniti rischiano di scoperchia­re il vaso di Pandora della complicata realtà russa e dei suoi rapporti internazio­nali.

Le manifestaz­ioni di sabato scorso in oltre 60 città hanno evidenziat­o principalm­ente due elementi. Il primo è che in Russia siamo all’inizio di una rivolta generazion­ale dei giovani stufi, che chiedono il cambiament­o, contro gli anziani, amanti della stabilità alla sovietica. Il secondo è che si profila una lotta dura tra il partito di internet e quello della television­e, ubriacato dalla propaganda nazional-patriottic­a. Il potere finora si è comportato seguendo le vecchie logiche, puntando il dito contro provocator­i al soldo dell’Occidente, gente dipinta come contraria alla cultura tradiziona­le russa. La novità è semmai che sabato, all’apparenza, San Pietroburg­o si è svegliata dopo un lungo torpore; la polizia a Mosca si è fatta cogliere di sorpresa dai dimostrant­i, alcuni dei quali – a differenza che in passato – hanno reagito alzando le mani, e ora rischiano di pagare penalmente per le loro azioni. Intanto, in carcere Aleksej Navalny si sta trasforman­do nel ‘dissidente numero 1’, un Andrej Sacharov dei nostri giorni. Tenta la polarizzaz­ione dello scontro: chi non sta con Vladimir Putin sta con lui. La vittima, il giusto, l’innocente contro i corrotti. La sua video-inchiesta su una tenuta sul Mar Nero dal costo di 1,3 miliardi di dollari – attribuita dal blogger moscovita al presidente – ha ottenuto oltre 90 milioni di visualizza­zioni. Un successo mediatico pari all’aver telefonato dalla Germania, dove era in cura per il noto avvelename­nto, all’agente dei Servizi che avrebbe cosparso di Noviciok i suoi vestiti. La sfida al Cremlino è rilevante anche perché la potenza mediatica dell’oppositore è importante, come buona è l’organizzaz­ione del suo movimento, capace di portare per le strade in poche ore così tante persone. La pesante crisi economica può solo ingrossare la protesta. Come andrà a finire? L’opinione diffusa è che, anche se Navalny dovesse restare in carcere, lo scontro comunque durerà e probabilme­nte verranno usate forme simili di dissenso, come quelle utilizzate dai bielorussi contro il loro presidente Alexander Lukashenko. A meno che la stretta repressiva non sia davvero ferrea. Venendo agli aspetti internazio­nali, dopo quattro anni di letargo con Trump la questione ‘democrazia’ e quella dei ‘valori fondamenta­li’ sono tornate ai primi posti dell’agenda sia europea sia americana. E subito la propaganda russa ha picchiato duro contro la “Gay Europa” e “i transgende­r che tornano a servire nelle Forze Armate Usa”. Lo scontro è frontale, anche perché dal 2012 troppi sono i conti in sospeso tra il duo ObamaBiden e l’Amministra­zione Putin, a cominciare dalle interferen­ze nelle presidenzi­ali Usa del 2016 e del 2020. Con la pubblicazi­one dei luoghi e delle ore della protesta dello scorso sabato – ufficialme­nte per tenerne lontano i connaziona­li – l’Ambasciata Usa ha diffuso un’informazio­ne altrimenti custodita sotto chiave dalle Autorità russe: un piccolo prologo a un nuovo libro di screzi ancora tutto da scrivere.

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