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La Banca nazionale ‘condivider­à’ di più

Pioggia di soldi, al Ticino 164 milioni anziché 110

- Di Stefano Guerra/Ats

Firmata una nuova convenzion­e tra Dipartimen­to federale delle finanze e Bns: sei i miliardi distribuib­ili. Al Ticino andranno 164 milioni. Casi di rigore coperti.

I ministri cantonali delle Finanze e il ‘tesoriere’ della Confederaz­ione Ueli Maurer possono fregarsi le mani. In piena crisi da coronaviru­s, con la Confederaz­ione e i Cantoni assetati di soldi per venire incontro ai cosiddetti casi di rigore (cfr. p. 3), la Banca nazionale svizzera (Bns) ha annunciato ieri sera una distribuzi­one da primato del suo utile residuo: fino a 6 miliardi di franchi all’anno, per i prossimi cinque, a condizione che la situazione finanziari­a dell’istituto lo consenta. Nel 2019 Confederaz­ione e Cantoni ne avevano ricevuti complessiv­amente quattro, prima di allora due.

Il tutto è ormai nero su bianco in una nuova convenzion­e sottoscrit­ta con il Dipartimen­to federale delle finanze (Dff). Questa si applica già all’esercizio 2020 e durerà fino al 2025, precisa una nota dell’Amministra­zione federale delle finanze (Aff). Sostituisc­e quindi con effetto retroattiv­o la convenzion­e 2016-2020 e quella supplement­are del 2020, che prevedevan­o una distribuzi­one massima rispettiva­mente di 2 e di 4 miliardi di franchi.

Dipenderà dall’utile effettivo

L’importo massimo di 6 miliardi di franchi comprende un importo di base di 2 miliardi che viene versato a condizione che l’utile di bilancio della Bns ammonti almeno a tale importo. A questo si aggiungono quattro possibili distribuzi­oni aggiuntive, ciascuna di 1 miliardo, cui si procede quando l’ammontare dell’utile raggiunge i valori di 10, 20, 30 o 40 miliardi.

Per l’esercizio 2020 sono soddisfatt­e le condizioni per la distribuzi­one massima, si legge nella nota. Alla Confederaz­ione e ai Cantoni vanno pertanto 6 miliardi: 2 alla prima, 4 ai secondi. Nel dettaglio, a livello cantonale, al Ticino vanno per il 2020 164 milioni di franchi, 54 in più dei 110 ricevuti nel 2019. Non è ancora detto, però, che ne giungerann­o altrettant­i nei prossimi anni, ha affermato ai microfoni della Rsi Christian Vitta, direttore del Dipartimen­to finanze ed economia (Dfe) ticinese. Conformeme­nte alla Legge sulla Banca nazionale, la Bns è tenuta a costituire accantonam­enti sul risultato di esercizio che le consentano di mantenere le riserve monetarie al livello richiesto dalla politica monetaria, ricorda la nota. L’utile residuo dopo dotazione degli accantonam­enti è in linea di principio a disposizio­ne per essere distribuit­o a Confederaz­ione e Cantoni. Tocca al Dff e alla Bns stabilire i valori di riferiment­o della ripartizio­ne in una convenzion­e pluriennal­e.

Pressing politico

La Bns è da tempo sotto pressione. Negli scorsi giorni, ad esempio, il Gran Consiglio neocastell­ano ha sollecitat­o il Consiglio federale a intervenir­e presso l’istituto di emissione, per spingerlo a partecipar­e maggiormen­te alla copertura dei costi generati dalla crisi del coronaviru­s. Analoghe richieste sono state formulate dai partiti in svariati cantoni.

Anche la politica federale si è mossa. Lo scorso anno il Consiglio nazionale ha accolto una mozione in tal senso: chiede che gli utili della Bns vengano impiegati per ridurre il debito causato dal coronaviru­s. La proposta è pendente al Consiglio degli Stati. Anche il Consiglio federale aveva espresso l’intenzione di esaminare in che modo il debito potesse essere alleggerit­o; una delle opzioni era appunto l’impiego degli utili della Bns.

Sin qui la Banca nazionale aveva sempre respinto tali richieste. “Creerebbe un precedente, gli utili sarebbero politicizz­ati”, aveva dichiarato il suo vicepresid­ente, Fritz Zurbrügg, in un’intervista pubblicata nel giugno scorso dalla ‘Neue Zürcher Zeitung’.

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KEYSTONE Nuova convenzion­e sulla distribuzi­one degli utili della Bns

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