La Banca nazionale ‘condividerà’ di più
Pioggia di soldi, al Ticino 164 milioni anziché 110
Firmata una nuova convenzione tra Dipartimento federale delle finanze e Bns: sei i miliardi distribuibili. Al Ticino andranno 164 milioni. Casi di rigore coperti.
I ministri cantonali delle Finanze e il ‘tesoriere’ della Confederazione Ueli Maurer possono fregarsi le mani. In piena crisi da coronavirus, con la Confederazione e i Cantoni assetati di soldi per venire incontro ai cosiddetti casi di rigore (cfr. p. 3), la Banca nazionale svizzera (Bns) ha annunciato ieri sera una distribuzione da primato del suo utile residuo: fino a 6 miliardi di franchi all’anno, per i prossimi cinque, a condizione che la situazione finanziaria dell’istituto lo consenta. Nel 2019 Confederazione e Cantoni ne avevano ricevuti complessivamente quattro, prima di allora due.
Il tutto è ormai nero su bianco in una nuova convenzione sottoscritta con il Dipartimento federale delle finanze (Dff). Questa si applica già all’esercizio 2020 e durerà fino al 2025, precisa una nota dell’Amministrazione federale delle finanze (Aff). Sostituisce quindi con effetto retroattivo la convenzione 2016-2020 e quella supplementare del 2020, che prevedevano una distribuzione massima rispettivamente di 2 e di 4 miliardi di franchi.
Dipenderà dall’utile effettivo
L’importo massimo di 6 miliardi di franchi comprende un importo di base di 2 miliardi che viene versato a condizione che l’utile di bilancio della Bns ammonti almeno a tale importo. A questo si aggiungono quattro possibili distribuzioni aggiuntive, ciascuna di 1 miliardo, cui si procede quando l’ammontare dell’utile raggiunge i valori di 10, 20, 30 o 40 miliardi.
Per l’esercizio 2020 sono soddisfatte le condizioni per la distribuzione massima, si legge nella nota. Alla Confederazione e ai Cantoni vanno pertanto 6 miliardi: 2 alla prima, 4 ai secondi. Nel dettaglio, a livello cantonale, al Ticino vanno per il 2020 164 milioni di franchi, 54 in più dei 110 ricevuti nel 2019. Non è ancora detto, però, che ne giungeranno altrettanti nei prossimi anni, ha affermato ai microfoni della Rsi Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia (Dfe) ticinese. Conformemente alla Legge sulla Banca nazionale, la Bns è tenuta a costituire accantonamenti sul risultato di esercizio che le consentano di mantenere le riserve monetarie al livello richiesto dalla politica monetaria, ricorda la nota. L’utile residuo dopo dotazione degli accantonamenti è in linea di principio a disposizione per essere distribuito a Confederazione e Cantoni. Tocca al Dff e alla Bns stabilire i valori di riferimento della ripartizione in una convenzione pluriennale.
Pressing politico
La Bns è da tempo sotto pressione. Negli scorsi giorni, ad esempio, il Gran Consiglio neocastellano ha sollecitato il Consiglio federale a intervenire presso l’istituto di emissione, per spingerlo a partecipare maggiormente alla copertura dei costi generati dalla crisi del coronavirus. Analoghe richieste sono state formulate dai partiti in svariati cantoni.
Anche la politica federale si è mossa. Lo scorso anno il Consiglio nazionale ha accolto una mozione in tal senso: chiede che gli utili della Bns vengano impiegati per ridurre il debito causato dal coronavirus. La proposta è pendente al Consiglio degli Stati. Anche il Consiglio federale aveva espresso l’intenzione di esaminare in che modo il debito potesse essere alleggerito; una delle opzioni era appunto l’impiego degli utili della Bns.
Sin qui la Banca nazionale aveva sempre respinto tali richieste. “Creerebbe un precedente, gli utili sarebbero politicizzati”, aveva dichiarato il suo vicepresidente, Fritz Zurbrügg, in un’intervista pubblicata nel giugno scorso dalla ‘Neue Zürcher Zeitung’.