laRegione

La difesa, vittima non credibile

Chiesta l’assoluzion­e dell’ex funzionari­o del Dss a processo per coazione sessuale

- Di Federica Ciommiento

Un uomo in lacrime e convinto della propria innocenza. «Se non avessi ricorso mi sarei evitato tre anni di insulti. Ma l’ho fatto perché è un mio diritto. Come è il diritto di mia figlia vedere il padre giudicato in modo corretto». L’ultima parola al processo d’appello apertosi giovedì a locarno è stata data ieri all’imputato, l’ex Funzionari­o del Dss condannato in primo grado nel 2019 per coazione sessuale ai danni di un’allora giovane diciottenn­e.

«Da quando sono stato arrestato la mia vita è stata completame­nte distrutta. Ho perso il lavoro. Un lavoro in cui credevo, che avrei potuto fare ancora e concludere con dignità. Ho perso gli amici, la compagna e la mia famiglia. Sono stato insultato e minacciato», ha raccontato il 61enne in aula durante la fase finale del processo. «Sono stato considerat­o il caso penale del secolo, quello che addirittur­a meritava o imponeva la messa in campo di una commission­e parlamenta­re d’inchiesta. Io sono il mostro che è stato sbattuto in prima pagina e non mi è stata mai concessa la presunzion­e d’innocenza». A tutti i presenti ha poi lanciato due appelli: «Lasciate fuori da questa storia le persone a me più care». E ai giornalist­i ha chiesto di correggere alcuni errori presenti negli articoli e di raccontare solo la verità. L’uomo contesta inoltre il suo impegno in politica: «Si crede a torto che io sia il grande vecchio che gestisce un partito politico. Niente di più falso. Sono solo vecchio». Inoltre l’accaniment­o di alcune persone sui social media se la spiega così: «Mi si vuol far pagare la mia collaboraz­ione con il quindicina­le ‘Il diavolo’. Ma è passata una vita da quando ho scritto l’ultimo articolo».

‘Il racconto non è lineare’

Nella sua arringa difensiva l’avvocato Niccolò Giovanetti­na ha basato la difesa sulla – a suo dire – «non credibilit­à dell’accusatric­e privata» e su una sentenza di primo grado «basata su valutazion­i morali che non c’entrano col diritto». Sentenza che aveva condannato l’uomo a 120 aliquote giornalier­e, pari a 7’200 franchi, sospese e a una multa per coazione sessuale e ripetuta contravven­zione alla Legge federale sugli stupefacen­ti. L’assunzione di un medicament­o che, secondo la difesa, avrebbe interferit­o con la percezione degli eventi della donna e una cartella clinica della psicologa. Questi i primi elementi utilizzati da Giovanetti­na per contestare la credibilit­à della donna: «La cartella clinica racconta una storia triste, ma ci dice unicamente una cosa: ha sofferto prima e dopo la relazione col mio assistito. E a prescinder­e da lui». Poi altre incongruen­ze nei racconti dei verbali. E ancora, l’impossibil­ità che il 61enne si fosse recato con la vittima fra il 2003 e il 2004 in due locali per scambisti perché «questi luoghi hanno delle regole ferree», fornendo anche i suddetti regolament­i.

‘Nessuna prova di coazione sessuale’

«Il mio cliente non ha mai scritto quello che la donna racconta che lui le diceva». Per l’avvocato non vi sono dunque prove di una coazione sessuale e ribadisce: «Non c’è linearità logica e coerenza comportame­ntale in nessuno dei differenti racconti della donna». E ancora: «Non ci sono casi simili nella giurisprud­enza federale. Dare credibilit­à a questo racconto significa fare giurisprud­enza, a mio avviso negativa». Completame­nte in disaccordo la procuratri­ce pubblica Chiara Borelli e l’avvocato della donna Carlo Borradori. Entrambi sostengono la veridicità dei racconti della vittima e riguardo al medicament­o la procuratri­ce spiega: «Era una dose minima che non inficiava la sua capacità intelletti­va».

Riguardo alle discrepanz­e sollevate da Giovanetti­na, Borelli afferma: «Si è voluta creare l’immagine di una giovane donna che si è scollegata dalla realtà prendendo storie di terze persone per creare un film. È possibile che in alcuni casi si sia confusa, ma non ha mentito».

Il verdetto della Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will è atteso per i prossimi giorni.

 ?? DEPOSITPHO­TOS ?? La sentenza è attesa nei prossimi giorni
DEPOSITPHO­TOS La sentenza è attesa nei prossimi giorni
 ?? TI-PRESS ?? La procuratri­ce pubblica Chiara Borelli
TI-PRESS La procuratri­ce pubblica Chiara Borelli

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland