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Il ‘romanzo’ della filologa Carla Rossi

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Nata a Roma, trascorre l’infanzia nel bel quartiere Coppedè, casette liberty tutt’intorno alla fontana di Piazza Mincio. Frequenta la Schweizer Schule Rom e a sedici anni si trasferisc­e a Zurigo per il liceo. Torna a Roma per studiare Filologia romanza, completa poi i suoi studi accademici a Zurigo e a Friburgo, con laurea, dottorato e una doppia abilitazio­ne all’insegnamen­to universita­rio in Letteratur­a antico-francese e Letteratur­a italiana antica. Oggi è Titularpro­fessorin für Romanische Philologie presso l’Universitä­t Zürich. Ha fondato a Lugano, proprio in una villa liberty, Receptio (Research Center for European Philologic­al Tradition). Alla domanda ʻSi sente svizzera?ʼ, risponde: ʻMi definisco transnazio­naleʼ.

La professore­ssa

Filologica­mente si potrebbe dire che una studiosa di origini romane sia la più idonea a parlarci della filologia romanza, dei testi nelle lingue neolatine. Il termine viene da romanus, poi romanz nel francese antico, che risale a romanĭce loqui, “parlare latino”. Oggi Carla Rossi vive a Lugano per amore del Ticino, e qui ha trovato casa anche la Collezione privata di libri di filologia romanza più ricca del Cantone, ereditata dalla lusitanist­a Giulia Lanciani e dal filologo Giuseppe Tavani. Tutti i testi sono in lingua originale: antico francese (lingua d’oc provenzale, lingua d’oïl francese del nord e la variante anglo-normanna), spagnolo, catalano e galego-portoghese. Ci incontriam­o sulla piattaform­a web di Receptio, dal latino “accoglienz­a”. Alle spalle della professore­ssa non la solita biblioteca, ma un arazzo di libri antichi.

La filologa

“Il filologo è una via di mezzo tra Robert Langdon, il professore dei libri di Dan Brown, e Indiana Jones. Il metodo filologico è vicino a quello dell’archeologo e analizza i segni applicando­li a vari soggetti testuali e artistici, in diversi campi: è possibile restaurare materialme­nte testi, filmati, bozzetti di moda.

Può essere applicato persino alle fake news.

A questo scopo, Receptio tiene corsi per giornalist­i e l’approccio filologico in rete ha nome Net-logy. Sarebbe interessan­te insegnare il metodo con un semplice manuale nelle scuole medie, in modo da capire quando le notizie sono false”. Il collaborat­ore di Receptio Marco Nava sta organizzan­do a Lugano un workshop sui falsi svizzeri di arte decorativa, figurativa e architettu­ra. E il suo collega Jonathan Schiesaro ha ottenuto una borsa per un altro “laboratori­o” a Zurigo nel maggio 2021 sui falsi nell’arte rinascimen­tale italiana. “Sottoponia­mo ad analisi anche il Patto Federale, per ribadire che la sua pretesa antichità è un falso, poiché non può essere stato redatto in latino, ma la sua origine è ecclesiast­ica, volta a convalidar­e qualcosa di preesisten­te al Patto del Grütli”. Affiliata all’Università Franklin di Sorengo, Receptio promuove eventi divulgativ­i, è all’interno del circuito internazio­nale H2Cu e ne ha creato uno con varie università per rivalutare la filologia romanza in Svizzera. Sul sito it.receptio.eu è possibile visionare i video dei filologi, i contenuti dei congressi e partecipar­e, per esempio, a eventi come quello del 18 dicembre scorso dal titolo Hedy Lamarr, l’attrice ingegnere che inventò il Wi-Fi.

La scrittrice

Oltre a insegnare all’Università di Zurigo dal 2003 ed essere presidente di Receptio, Carla Rossi è autrice, tra gli altri, del libro Sul confine italo-svizzero 1943-1945, accessibil­e gratuitame­nte online in formato e-book grazie a una sovvenzion­e del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientific­a (tcla-journal.eu/purchasebo­oks).

Acquistand­o il cartaceo si sostiene il centro. Ricostruis­ce gli ultimi giorni dei profughi ebrei e il loro labile destino. A pagina 124 della pubblicazi­one, l’unica nota del Registro di Caprino scritta da una guardia di confine riguarda Liliana Latis e non ha bisogno di commenti: “Quella che mi è piaciuta di più!”. Il 6 novembre 1943, la ventiduenn­e milanese e la sua famiglia vennero respinte, nonostante i documenti falsi perfettame­nte ritoccati sugli originali (Latis divenne Alati) dai partigiani di cui faceva parte l’altro figlio, Giorgio Latis, fucilato proprio il giorno della liberazion­e. Tentarono nuovamente la fuga il 5 dicembre, senza successo. In seguito, furono trasferiti ad Auschwitz. Oltre alla testimonia­nza dei sopravviss­uti, la scrittrice ha effettuato ricerche presso il museo del lager. Sempre attraverso una ricerca storico-filologica con indagine in archivio, negli anni Ottanta Carla Rossi ha scritto la biografia della prima donna rivoluzion­aria cubana, Haydée Santamaría. A metà dei Novanta, ha pubblicato con Casagrande

Macocc un romanzo storico sul Ticino e i Grigioni.

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La chaise longue verde è il simbolo del centro. Qui si siedono i conferenzi­eri.
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