laRegione

Chi monopolizz­a i vaccini

- Di Simonetta Caratti

Hanno venduto la pelle dell’orso prima di averlo catturato. È quel che vien da dire, osservando prima il marketing ossessivo e ora ritardi e promesse non mantenute, dei colossi della farmaceuti­ca, che in un mercantegg­iare senza precedenti, tra contratti blindati (anche se ci sono in ballo soldi pubblici!) e corsie di accesso prioritari­o ai più ricchi, hanno promesso milioni di dosi dei loro vaccini ancora prima di sapere se fossero sicuri, efficaci e se potevano effettivam­ente consegnarl­i. Chi può (come Cina, Russia, India) ha studiato, prodotto e distribuit­o il vaccino in casa. Gli altri devono servirsi a una sorta di bazar, dove si acquista un po’ alla cieca, giocando su più tavoli per minimizzar­e i rischi. A puntare sono soprattutt­o i Paesi ricchi, gli altri stanno a guardare impotenti, sperando almeno nelle briciole. Eppure nessuno è protetto se non lo siamo tutti. La Svizzera, come spiega il prof. Ceschi a pagina 4 punta su Pfizer, Moderna, AstraZenec­a (tutte in ritardo con le consegne pattuite) e ha aperto trattative anche con Johnson&Johnson. Dopo la prima consegna, lo stop: il Ticino ha ricevuto 12’300 dosi in meno da Moderna e 7’800 dosi in meno da Pfizer (il cui Ceo Bourla, riportava il Sole 24 ore, a novembre ha venduto quote di Pfizer per 5,6 milioni di dollari nel giorno che è stata comunicata l’efficacia del vaccino). Ciascuno tiri le sue conclusion­i! L’efficienza elvetica serve a poco senza dosi. Va comunque detto che la logistica funziona come un orologio svizzero: ho accompagna­to mia madre a farsi vaccinare a Bellinzona e sono rimasta colpita dall’estrema gentilezza (la profession­alità già me l’aspettavo!) di tutti, dai militi della Protezione civile a medici e infermieri che ti seguivano nel circuito a tappe, in un’atmosfera seria ma al contempo calorosa.

Siamo nelle mani di questi colossi della farmaceuti­ca e il senso di impotenza fa salire l’irritazion­e in Europa, dove alcuni Stati, tra cui la Germania, sembrano pronti a intervenir­e legalmente contro Pfizer e Moderna per le mancate forniture concordate. Lo sconforto sale ancor di più, allargando lo sguardo oltre i nostri confini, più a Sud, osservando come solenni promesse siano state disattese. A settembre 76 Paesi ricchi si erano impegnati ad aderire al programma Covax, per un accesso equo ai vaccini co-guidato dall’Oms. Ahimè siamo lontani anni luce: il grosso delle dosi rischia di arrivare nei Paesi più poveri, quando quelli più ricchi avranno quasi raggiunto l’immunizzaz­ione di gran parte della loro popolazion­e. I vaccini dovevano essere una sorta di bene pubblico da condivider­e, invece assistiamo a quello che l’Oms definisce un ‘pericoloso nazionalis­mo del vaccino’. Eppure nessuno si salva da solo, nessuno è protetto se non lo siamo tutti. L’egoismo cieco è molto pericoloso, lungimiran­te sarebbe agire per il bene collettivo, perché è etico e morale e per non vedersi tornare, come un boomerang, il virus mutato dal Sud del mondo. Al vertice virtuale di Davos, il capo di Stato del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, ha castigato i Paesi ricchi, colpevoli di “monopolizz­are” i vaccini. Ha invitato coloro che possono permetters­i “fino a quattro volte quello di cui hanno bisogno le loro popolazion­i” a rendere disponibil­i le loro dosi in eccesso.

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