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I numeri di Maurer

- di Pietro Martinelli

Recentemen­te il capo del Dipartimen­to federale delle finanze Ueli Maurer ha dichiarato che i provvedime­nti “anti-Covid” costano alla nostra economia (lui ha usato il termine “bruciano”) 6 milioni di franchi all’ora. La frase è stata ripresa dal presidente dell’Udc, il ticinese Marco Chiesa, per giungere alla conclusion­e che la politica seguita dal Consiglio federale e, per esso, da Alain Berset e dalla maggioranz­a di sinistra del Consiglio federale (sic), è stata un fallimento.

Quello fornito da Maurer è un dato statistico. Dovrebbe servire a dare un ordine preciso a fatti confusi esplicitan­do gli aspetti chiave di un fenomeno. Nel nostro caso le conseguenz­e della pandemia sull’economia del paese e come affrontarl­e. Maurer e Chiesa, che hanno una formazione tecnica, dovrebbero sapere che la statistica serve a comprender­e il mondo e a partecipar­vi in modo costruttiv­o solo se viene inserita in un contesto più ampio di altri dati e di possibili confronti.

Altrimenti può stupire o lasciare indifferen­ti a seconda del caso, ma non serve a chiarire le idee. Sei milioni all’ora ai più sembrerà una cifra enorme, che potrebbe anche scandalizz­are, ma, da sola, certamente non serve a capire quello che sta capitando e, eventualme­nte, come rimediare a quello che non va.

In uno dei suoi molti aforismi lo scrittore americano Gregg Easterbroo­k ha detto “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confessera­nno qualsiasi cosa”. Proviamo quindi a “torturare” i 6 milioni di franchi all’ora di Maurer/Chiesa. Sei milioni all’ora (moltiplica­to per 24 ore e per 365 giorni) sono poco meno di 53 miliardi di franchi all’anno che, ripartiti su una popolazion­e di 8,5 milioni di abitanti, fanno 6’235 fr. all’anno per abitante. Questa sarebbe la perdita media della nostra economia (secondo il dato di Maurer) per abitante se le restrizion­i “antipandem­ia” attualment­e in vigore dovessero durare un anno. L’economia svizzera nel 2019 ha prodotto una ricchezza del valore di 727 miliardi pari a 85’500.- fr. per abitante. Una perdita di 6’235.- fr. su 85’500.- fr. è una perdita del 7,3%, ma da un pezzo si sapeva che la pandemia di Covid sarebbe costata alla nostra economia una perdita tra il 7% e il 9% del prodotto interno lordo (la ricchezza prodotta in un anno). Certo che parlare di una perdita del 7%/9% fa meno effetto che sentir parlare di una perdita di 6 milioni all’ora. Se si è scelta la formulazio­ne meno chiara è probabilme­nte perché si cercava lo shock necessario per favorire le rivendicaz­ioni dell’economia rispetto a quelle della sanità. Anche se lo stesso Chiesa in teoria ammette che la salute deve essere al primo posto. In teoria, poi però i fatti sono un’altra cosa.

Ora come si potrebbe evitare la pericolosi­ssima (per entrambi) contrappos­izione salute vs economia: sempliceme­nte immettendo i soldi necessari per compensare le perdite dell’economia, vale a dire immettendo a fondo perso 60/70 miliardi nell’economia con due obiettivi: nessuna attività economica deve fallire e nessuno deve diventare disoccupat­o a causa della Covid. Guarda caso 60/70 miliardi di franchi per la Svizzera sono esattament­e il corrispond­ente dei 1’900 miliardi di dollari che Biden pensa di immettere nell’economia (aziende, famiglie) americana: entrambi gli importi rappresent­ano infatti ca. il 9% del rispettivo Pil.

Dove troviamo questi soldi: con il debito o stampando moneta considerat­o che, a differenza di quello che capiterebb­e con una guerra, il nostro potenziale produttivo è intatto cosi come la propension­e al consumo per cui non c’è da temere un processo inflazioni­stico. Con un vantaggio sostanzial­e rispetto ai progetti di Biden: che il debito pubblico americano è circa il 110% del Pil, mentre il nostro, tra i più bassi al mondo, è solo attorno al 30% del Pil. Se dal 30% passassimo al 40% (ci siamo già stati) non cambierebb­e nulla.

I motivi per cui neppure si osa accennare a questa possibilit­à, a mio parere, sono unicamente ideologici relativi al ruolo di Stato e Mercato. Ma questo meriterebb­e un altro articolo.

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