laRegione

‘Aspettiamo i dati per omologare AstraZenec­a’

Il prof. Ceschi ci spiega tutto sui vaccini, quali reazioni stanno emergendo e come vengono ‘potenziati’ contro le varianti

- Di Simonetta Caratti

I rallentame­nti nelle forniture dei vaccini (7’800 dosi in meno da Pfizer, 12’300 dosi in meno da Moderna in Ticino), stanno creando problemi ai Cantoni che devono ripianific­are le campagne di vaccinazio­ni, sconcerto per chi attende il suo turno e perdite milionarie (tra 50 e 100 milioni di franchi al giorno in termini di Prodotto interno lordo secondo un’analisi della Nzz). L’Ufficio federale della sanità ha precisato che in febbraio ci saranno dosi solo per 650’000 persone: la metà del previsto. Alcuni Cantoni purtroppo hanno già esaurito il preparato per la seconda vaccinazio­ne ed è un bel problema. Facciamo il punto. Attualment­e sono due i vaccini mRNA (di Pfizer/BioNTech e di Moderna) omologati da Swissmedic per il mercato elvetico. Si attende con impazienza la luce verde per il terzo, quello di AstraZenec­a (approvato venerdì dall’Autorità europea del farmaco) basato su una tecnologia più tradiziona­le rispetto agli altri due, che rende il preparato meno costoso e più facile da stoccare, visto che non ha bisogno di essere conservato a basse temperatur­e. Anche per questo sono annunciati ritardi nelle forniture. “Siamo in attesa dei dati necessari a completare il quadro che permette l’omologazio­ne. Se si confermerà l’efficacia – un recente articolo apparso sul Lancet evidenziav­a una buona efficacia nei giovani, altri test sono in corso sugli anziani – di questo vaccino, potremmo disporre di un terzo preparato, oltre ai due indubbiame­nte validi che già possiamo utilizzare in Svizzera, e questo contribuir­ebbe sensibilme­nte a migliorare quello che forse attualment­e è il maggior ostacolo, ovvero la relativa carenza di dosi disponibil­i”, spiega il professor Alessandro Ceschi. Il primario e direttore medico e scientific­o dell’Istituto di scienze farmacolog­iche della Svizzera italiana dell’Eoc, professore Usi e membro della task-force federale che si occupa della sicurezza del vaccino, ci aiuta a capire quali effetti collateral­i stanno emergendo. Dopo che 170mila persone hanno ricevuto una dose del vaccino, sono state notificate a Swissmedic 42 reazioni avverse e 5 decessi, questi ultimi senza indizi per una correlazio­ne causale diretta col vaccino. La maggior parte delle notifiche (26,62%) erano di lieve entità, sedici (38%) sono state classifica­te come gravi. “Per queste ultime è importante sottolinea­re che una buona parte sono state registrate come gravi siccome erano di intensità importante per i pazienti e hanno richiesto una presa a carico, pur non rappresent­ando però un vero pericolo per i pazienti. Vi erano anche alcune reazioni allergiche, in prevalenza non gravi, quindi non del tipo anafilatti­co, che sappiamo per fortuna essere molto rare con un’incidenza di 1 caso su 100’000-400’000 vaccinati”, precisa Ceschi.

Un nuovo decesso è stato segnalato mercoledì scorso ad Argovia, dove il medico cantonale ha ordinato un’autopsia per un residente di una casa di cura che è deceduto un giorno dopo la vaccinazio­ne. L’uomo soffriva di diverse malattie pregresse. “Il caso viene ora analizzato attentamen­te anche se una correlazio­ne causale con il vaccino appare improbabil­e”.

Nessuna correlazio­ne tra morti e vaccini La guardia sul fronte della sicurezza è alta, ogni situazione avversa viene monitorata e analizzata; è un monitoragg­io strutturat­o, pronto ad intervenir­e su eventuali effetti collateral­i tardivi che dovessero emergere per i due vaccini Pfizer e Moderna. La task-force nazionale di Swissmedic, di cui fa parte il professor Ceschi, si occupa di questo. “Non si sono finora verificati effetti collateral­i sconosciut­i, quello che osserviamo è in linea con quanto evidenziat­o dagli studi clinici, che hanno coinvolto oltre 40mila volontari per un vaccino e 30mila per l’altro: lievi reazioni avverse il giorno stesso o quelli seguenti la vaccinazio­ne, come ad esempio dolore al sito della puntura, stanchezza, mal di testa o dolori osteo-muscolari, a volte brividi o febbre”. Reazioni di regola banali che scompaiono spontaneam­ente dopo qualche giorno e possono essere semmai attenuate con paracetamo­lo. “Per quanto riguarda i decessi notificati andiamo a fondo di questi casi e li analizziam­o nei dettagli; nonostante vi sia una correlazio­ne temporale con la somministr­azione, le analisi non hanno fino ad ora evidenziat­o una correlazio­ne causale diretta col vaccino”.

Meno protezione per la sudafrican­a Altro nodo, l’efficacia dei vaccini con le nuove varianti: “I vaccini scatenano una risposta immunitari­a piuttosto diversific­ata e intensa, di conseguenz­a per un virus non è evidente evaderla. Ci sono dati che indicano un mantenimen­to dell’efficacia dei vaccini disponibil­i per la variante inglese. La variante sudafrican­a sembra un po’ più problemati­ca e potrebbe comportare una diminuzion­e di efficacia dei vaccini disponibil­i anche se i dati sembrano indicare che la protezione dovrebbe restare sufficient­e. Comunque si stanno già elaborando delle strategie per contrastar­e la problemati­ca di eventuali varianti resistenti, come vaccini di ‘richiamo e potenziame­nto’ e va detto che le nuove tecnologie alla base di vaccini di tipo mRNA possono venire modificate e adattate piuttosto rapidament­e, nel giro di alcune settimane. Sarà comunque fondamenta­le continuare a monitorare l’evoluzione delle varianti del virus e approfondi­re gli studi sull’efficacia dei vaccini”, ribadisce l’esperto.

Forse servirà un richiamo

Da approfondi­re ulteriorme­nte anche la questione della durata della protezione del vaccino: “Non sappiamo ancora se dura diversi mesi o magari anche anni e sarà un aspetto fondamenta­le da studiare prossimame­nte. Non è escluso che una vaccinazio­ne di richiamo possa essere necessaria”. Quello invece che si sa è che la protezione parziale inizia già 2 settimane dopo la prima dose, ma è completa (attorno al 95%) solo una-due settimane dopo la seconda dose, che per questo motivo è importante somministr­are. Se una persona dovesse ammalarsi di Covid dopo la prima dose, può ricevere la seconda solo se è guarita e ha terminato il periodo di isolamento.

 ?? INFOGRAFIC­A LAREGIONE ??
INFOGRAFIC­A LAREGIONE
 ??  ?? A febbraio ci saranno dosi solo per 650’000 persone: la metà del previsto
A febbraio ci saranno dosi solo per 650’000 persone: la metà del previsto
 ?? TI-PRESS ?? Il prof. Ceschi è nella task force sicurezza vaccini
TI-PRESS Il prof. Ceschi è nella task force sicurezza vaccini

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland