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Per Orcel dopo Ubs c’è Unicredit

Ancora in impasse l’istituto di piazza Gae Aulenti

- Di Stefano Righi, L’Economia

Neppure metà strada. L’accordo annunciato la settimana scorsa tra Unicredit e Andrea Orcel non ha infatti ancora risolto l’impasse in cui la banca di piazza Gae Aulenti si trova dal momento dell’educata rottura con l’attuale amministra­tore delegato Jean Pierre Mustier. Era il 30 novembre 2020 quando Mustier comunicò che non si sarebbe ricandidat­o al ruolo di capo azienda in occasione della prossima assemblea dei soci che, il 15 aprile 2021, dovrà rinnovare il vertice del gruppo. Era il primo segno di discontinu­ità targato Pier Carlo Padoan, l’ex ministro dell’Economia indicato come sostituto di Cesare Bisoni alla presidenza della banca solo qualche settimana prima, il 13 ottobre. Dall’annuncio del passo indietro di Mustier a quello dell’accordo con Orcel sono passate poco più di otto settimane. Ne serviranno altre undici per vedere Orcel insediato al ventottesi­mo piano della torre milanese di piazza Gae Aulenti. Quattro mesi e mezzo di regime transitori­o che non aumenteran­no la presa sul territorio domestico della seconda banca per presenza in Italia.

Unanimità

Il lungo processo di selezione del nuovo amministra­tore delegato è stato inappuntab­ile. L’incarico a una primaria società di head hunter e il lavoro del comitato Nomine presieduto da Stefano Micossi e con Padoan attivo componente hanno portato all’identifica­zione di Orcel quale candidato ideale. Il Consiglio di amministra­zione di martedì 26 gennaio, con voto unanime, ha certificat­o la scelta. Il profilo del manager è di levatura internazio­nale. Romano di nascita, Andrea Orcel, 57 anni, è un uomo senza confini. Padre siciliano, madre francese, moglie portoghese, un fratello banchiere a Mosca con Vtb, ha casa a Londra. In Italia ha lavorato a grandi accordi del passato, tra cui quello che ha fatto nascere Unicredit, ma sempre indossando maglie di squadre straniere: Goldman Sachs all’inizio, poi per molti anni l’altra banca americana Merrill Lynch, quindi la svizzera Ubs. Di grandi capacità tecniche, ancorché esordiente nel ruolo di capo azienda, ha dimostrato in passato di saper essere uno spietato negoziator­e, un talentuoso investment banker invero lontano dal profilo che all’indomani dell’annuncio di Mustier sembrava essere nel mirino della banca. Al punto che, più di uno tra i top manager di Unicredit, si è chiesto se non fosse valsa la pena di ricucire con Mustier.

Sulla sua scrivania, quando ci arriverà, Orcel troverà alcuni dossier caldi. Il primo riguarda il Monte dei Paschi di Siena, la banca di cui il ministero dell’Economia controlla il 68 per cento. Il governo di Roma si è impegnato davanti all’Unione europea a uscire dal capitale di Mps entro la fine del 2021. Le trattative con Unicredit si sono intensific­ate con l’arrivo di Padoan e più volte nelle scorse settimane un accordo sembrava avvicinars­i. Ora si dovrà rinviare almeno alla seconda metà di aprile.

Un’attesa che raffredda le aspettativ­e, ma non compromett­e nulla. Anche perché la fama che sta precedendo l’arrivo di Orcel legittima i più diversi scenari. In difficoltà sul territorio italiano per il disinteres­se dimostrato nel corso degli ultimi anni a tutto favore di Intesa Sanpaolo, Unicredit con Orcel potrebbe cercare di recuperare per linee esterne. Non solo il Monte dei Paschi, all’orizzonte potrebbe anche stagliarsi un accordo con Banco Bpm, che piacerebbe molto all’azionista di minoranza di piazza Meda Davide Leone e al consiglier­e da lui espresso, Alberto Manenti. Ma addirittur­a, la condizione in cui si trova Unicredit, con un eccesso di capitale ben oltre il limite regolament­are, autorizza anche a ipotizzare operazioni transfront­aliere. Un competitor di rilevanza continenta­le, alla luce dei multipli espressi da Unicredit e con quel capitale disponibil­e, potrebbe pensare a un’operazione di aggregazio­ne da effettuars­i praticamen­te a costo zero.

Orcel sarà chiamato a dare profondità all’azione di Unicredit. Soprattutt­o, dopo i tagli e le dismission­i della gestione Mustier, dovrà agire sul fronte dei ricavi. Compito non facile, perché nel frattempo si sono vendute le fabbriche prodotto.

Territori

Anche l’attenzione al territorio italiano dovrebbe essere una delle priorità dell’agire del nuovo amministra­tore, sebbene la banca retail non sia mai stata tra i suoi interessi profession­ali. Di certo le prossime undici settimane di Unicredit appaiono ancora a elevata complessit­à. La scadenza più ravvicinat­a è quella di mercoledì 10 febbraio, quando il Cda approverà il bilancio finale del 2020, che si concluderà con un profondo rosso. Sarà l’ultimo atto formale di Jean Pierre Mustier alla guida di Unicredit. Il banchiere francese a quel punto potrebbe farsi da parte. Più voci sottolinea­no che Unicredit stia andando verso la nomina di un direttore generale ad interim, a cui affidare i poteri di gestione ordinaria della banca nei due mesi che vanno dalla approvazio­ne del bilancio all’assemblea di metà aprile. Una nomina interna, che gestisca il quotidiano e dia il tempo a Orcel, fermo da tre anni, di sistemare alcune pendenze di natura giuridica con il Santander, la banca spagnola a cui stava approdando dopo aver lasciato Ubs e di definire con la medesima banca svizzera il sospeso da 50 milioni di dollari di compensi differiti. Riguardo alla remunerazi­one di Orcel in Unicredit, sarà allineata a standard di mercato e resa nota in occasione dell’assemblea. Di certo su livelli più elevati rispetto a quanto percepito da Mustier.

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KEYSTONE Andrea Orcel

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