Buon appetito!
Più raccapriccianti sono i residui alimentari degli animali predatori: tassi e cinghiali vangano in modo alquanto indiscreto il terreno boschivo a caccia di prede nascoste sottoterra, mentre volpi e linci tendono a lasciare dietro di sé una scia di spiumate, sangue e pezzi di carcasse. Una traccia più difficile da scovare ma assai spettacolare sono invece i boli. Al contrario dei predatori terrestri, che lasciano diversi indizi sulla scena del delitto, i rapaci spesso inghiottono le loro prede in un sol boccone. Il loro stomaco non riesce però a digerire peli, ossa o esoscheletri di insetti, che vengono quindi rigurgitati in un impasto compatto di forma ovale, chiamato bolo (o borra). I boli più studiati sono quelli dei rapaci notturni, i quali sostano nello stesso luogo sia per riposare sia per digerire: un terreno cosparso di boli potrebbe quindi rivelare la presenza di un nido. I resti dei rapaci diurni sono apparentemente uguali, tuttavia chi avrà il coraggio di esaminarli si accorgerà che contengono sì penne, peli e qualche artiglio o becco, ma nessun osso: essi sono infatti in grado di digerirli. I boli dei corvidi si distinguono invece per la presenza di piccole pietre, che inghiottono per frantumare il cibo nello stomaco.Testimonianze concrete della presenza della fauna boschiva, queste e tante altre tracce ci fanno percepire con mano la biodiversità dei nostri territori. Quando si parte per una missione di osservazione, è utile avere con sé una guida di identificazione. “Tracce e segni degli animali” di Nick Baker è un ottimo punto di partenza per tutti gli aspiranti investigatori.