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Oltre le impronte

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Le tracce dell’alimentazi­one animale sono quelle più abbondanti e più visibili nel bosco. Da semplici foglie rosicchiat­e a resti di carcasse, ogni specie ha un metodo diverso di… banchettar­e. Tra le tracce più simpatiche da cercare sul sentiero vi sono certamente le noci e le pigne rosicchiat­e. Dal modo in cui i frutti sono rotti o perforati si può stabilire con relativa facilità chi sia stato il consumator­e. Una nocciola vuota dall’involucro quasi intatto e un unico piccolo foro tondo è sicurament­e stata la casa di una larva di balanino (un coleottero), mentre il moscardino crea un buco più grande lasciando chiari segni di denti. Questi topolini sono ghiotti anche di pigne, che rosicchian­o in modo molto ordinato. Gli scoiattoli sono meno puntiglios­i: spaccano a metà le nocciole e rosicchian­o le pigne facendole ruotare, lasciando così dei torsoli tutti sfilacciat­i. Pigne sfrangiate e incastrate nelle fessure degli alberi sono invece gli scarti del picchio rosso maggiore. In inverno vi sarà inoltre capitato di avvistare giovani alberi con la corteccia raschiata, pasto d’emergenza di erbivori come il cervo o il capriolo, il cui regime alimentare si allarga nei mesi più gelidi. Questi grandi animali riescono a grattare un albero fino a compromett­erne la sopravvive­nza. Ma non sono i soli: anche se in modo meno visibile, creature assai più minute non sono da meno nell’approfitta­re dell’albero come fonte di nutrimento. Insetti e larve scavano infinite gallerie nel legno e nel lembo fogliare, che verranno rivelate solo quando dall’albero morto si staccherà la corteccia.

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© WWF Netherland / Femke Hilderink I resti di una pigna

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