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Quant’è buona l’aria di casa

Il Lugano si regala una quarta vittoria: ‘Rappi’ ancora kappaò. ‘Ma questa è una maratona’.

- Di Christian Solari

Lugano – Non tutte le domeniche hanno la medesima faccia. Lo stesso vale per i giocatori del Lugano, da cui è sparita quella preoccupaz­ione che si leggeva chiarament­e sui loro volti appena una decina di giorni prima, dopo il 4-2 di quel brutto martedì in quel Rapperswil. Facile, dopo una serie di quattro vittorie casalinghe una in fila all’altra... «Il bello del nostro gruppo è che conosce i suoi limiti e le sue potenziali­tà – spiega il difensore Alessandro Chiesa, alla vigilia del suo trentaquat­tresimo compleanno –. Sappiamo di dover partire dalla nostra zona supportand­oci l’un l’altro, e poi da lì possono tranquilla­mente anche nascere partite con tante reti, come quella di questa domenica. E sapevamo di poter contare su quello anche quando perdevamo, subendo tante reti specialmen­te nei primi tempi, cominciand­o male le partite e andando subito sotto nel risultato. Nonostante ciò abbiamo sempre continuato a lavorare con tranquilli­tà, consci che tutto comincia da una difesa aggressiva. Del resto, le prime due vittorie di questa serie (l’1-0 di domenica scorsa contro lo stesso Rapperswil e poi il 2-0 di martedì con il Berna) non sono arrivate grazie all’hockey-champagne, bensì alla voglia di lottare su ogni disco».

Al di là del 5-2 finale, pure stavolta non è però stato tanto facile all’inizio, contro un avversario aggressivo che mandava sempre due uomini nel terzo offensivo in avanscoper­ta, a caccia del disco. Per un Lugano sceso nuovamente in pista con delle linee riviste vista l’assenza dello squalifica­to Boedker, dopo che Pelletier le aveva già dovute stravolger­e (per ben altri motivi...) dopo il deludente secondo tempo di venerdì, contro il Losanna. «Serge è un allenatore a cui piace fare modifiche alle linee d’attacco – continua il possente numero 27 –. Se da una parte ciò può avere influsso sugli automatism­i, dall’altra ritrovare al tuo fianco un compagno diverso può aprire a diverse nuove soluzioni. E contro il Losanna si è visto come certe cose possono aiutare a recuperare una partita».

Tuttavia, va da sé che sul fronte del gioco ci sono ancora delle situazioni da migliorare. Come, ad esempio, la costruzion­e del gioco in powerplay: ieri, in media c’è voluto quasi un minuto prima che il quintetto riuscisse a piazzarsi. «Sì, è vero che abbiamo incontrato qualche difficoltà a entrare nel terzo, ma è pur vero che gli avversari ci studiano a video, quindi sta a noi agire di conseguenz­a – conclude Chiesa –. Ciò che più conta, tuttavia, è riuscire a crearsi occasioni, e anche stavolta ne abbiamo avute. Ma siamo ben consci della qualità che abbiamo, possiamo senz’altro fare di più e i ragazzi che giocano in superiorit­à numerica sono i primi a esserne coscienti». «In verità, quanto a efficacia di powerplay e boxplay siamo pur sempre tra le quattro migliori squadre del campionato», taglia però corto Serge Pelletier. Pur se il coach bianconero non può non ammettere che «se oggi il ‘penalty killing’ è stato ottimo, in superiorit­à numerica abbiamo di nuovo fatto fatica. È una cosa su cui dobbiamo chinarci prima di domani sera a Friborgo, perché il powerplay è un elemento che ti può aiutare a dare slancio in una partita: il famoso ‘momentum’, e mi dà fastidio che in questo momento non riusciamo a sfruttarlo». Adesso, però, specie dopo le quattro vittorie filate, Serge Pelletier può guardare alla situazione con più fiducia. «Ogni tanto ci si dimentica che l’hockey è come una maratona, in cui ci sono 52 partite da giocare. E come in ogni maratona può succedere che impieghi tre minuti per fare un chilometro, e in un altro momento invece te ne servono cinque, perché accusi un po’ la fatica. L’importante è che alla fine si riesca a ritrovare il ritmo giusto. Cosa però non troppo facile in una stagione come questa, per le quarantene ma pure per tutti quegli improvvisi cambiament­i».

‘A me nessuno ha chiesto nulla’ Anche se, specie in queste ore, i cambiament­i che più fanno discutere sono quelli legati alla ventilata riforma della Lega che vedrà la luce nel settembre 2022. Pur se, per adesso, l’unico accordo trovato dai dodici club è l’aumento del numero di giocatori stranieri da quattro a sette. «Nessuno ha chiesto il mio parere, ma se mi avessero consultato avrei avuto la mia da dire – dice al proposito Pelletier –. Ciò che trovo un po’ strano è che avevamo un prodotto che funzionava molto bene: tanti tifosi, tanta gente sugli spalti, pubblico in costante aumento davanti alla television­e, al pari dei proventi dei diritti tivù... Poi arriva il Covid e sembra che bisogna rivoluzion­are tutto il mondo dell’hockey, cambiando le carte in tavola con un nuovo sistema. Però aspettiamo, poi vedremo se nel 2022/2023 ci saranno davvero sette stranieri in pista, oppure se ci sarà modo di ridiscuter­ne o di ribaltare quella decisione».

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TI-PRESS/CRINARI Dopo un avvio difficile c'è gloria anche per Schlegel, che qui compie un miracolo sul tiro di Sataric a botta sicura

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