laRegione

Il governo Draghi sempre più vicino

Dialogo con i partiti fino a domani. Il sostegno di Conte sta convincend­o M5S.

- Di Roberto Scarcella

Non è un coro di sì, ma poco ci manca, per Mario Draghi. I pesi piuma, incontrati nelle consultazi­oni di ieri, hanno tutti dato massimo sostegno a un governo capeggiato dall’ex presidente della Bce. Tra i pesi massimi a dire un secco “no” a Draghi non c’è ancora nessuno (c’è un peso medio, Fratelli d’Italia). Il Partito Democratic­o aveva anticipato i tempi mostrando entusiasmo fin dalla scelta del nome fatta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, più o meno lo stesso è avvenuto con Forza Italia.

In zona Cinquestel­le siamo al “ni”, ma sempre più orientati verso il sì dopo il messaggio di grande apertura a Draghi fatto dal premier uscente Giuseppe Conte (“Io non sarò d’ostacolo. I sabotatori stanno altrove”). Anche l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, esponente di spicco di M5S, dice che è arrivato “il momento della responsabi­lità”. Nel movimento fanno eco in molti, tra questi il sindaco di Roma Virginia Raggi. Nella Capitale, ieri sera, è arrivato anche il fondatore Beppe Grillo. Insomma, tutto lascia intendere che l’appoggio ci sarà.

A creare scompiglio, come spesso accade, è il leader della Lega Matteo Salvini, che non si mette di traverso, ma manda un messaggio chiaro: “Draghi deve scegliere se governare con noi o con i Cinquestel­le. Abbiamo programmi opposti”. I primi a risponderg­li sono stati esponenti del Pd, che hanno chiuso la porta alla Lega. I conti si tireranno solo alla fine, ma Salvini potrebbe anche giocare a fare il finto responsabi­le, del tipo “io ci sto, ma solo alle mie condizioni”, sapendo che quelle condizioni difficilme­nte ci saranno. È un’ottima tattica per poi ricomincia­re a sbraitare con quella che sembra – o perlomeno si vuol far passare – per una buona scusa. A provare a mettere dei punti fermi sono comunque un po’ tutti, per i Cinquestel­le la linea da non oltrepassa­re è il reddito di cittadinan­za, fortemente voluto e difeso dal movimento. L’unico obiettivo comune dei partiti pare sia quello di ottenere da Draghi un governo politico, vale a dire un esecutivo formato da esponenti dei partiti e non i cosiddetti tecnici. Su questo ancora non è chiaro quanto sia intenziona­to a concedere Draghi, che potrebbe adottare una formula mista, già usata in passato da Carlo Azeglio Ciampi, lasciando a uomini o donne di sua fiducia estranei alle dinamiche di partito solo alcuni ministeri chiave. E se non tutti i partiti si scaldano per la nomina di Draghi, a farlo sono state le istituzion­i europee e i mercati, con l’endorsemen­t del presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen e il felice andamento dello spread – sceso di colpo di diversi punti – andati di pari passo.

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KEYSTONE Sembra tutto pronto

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