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Il Ps: ‘Una legge per sostenere le Pmi’

La richiesta è di contributi a fondo perso per l’innovazion­e e la sostenibil­ità sociale

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Una legge a sostegno delle piccole e medie imprese che operano in Ticino. Che vada ad aggiungers­i agli altri strumenti normativi cantonali di politica economica già in vigore: la Legge per l’innovazion­e economica, la Legge sulla politica economica regionale e la Legge sul turismo. La chiede, con un’iniziativa legislativ­a allestita nella forma generica, il gruppo socialista in Gran Consiglio. Primo firmatario è il deputato Ivo Durisch. «Si tratterebb­e di una legge che amplia il concetto di innovazion­e: un’innovazion­e che non sia solo di nicchia, con protagonis­te aziende di punta fondamenta­lmente orientate all’esportazio­ne – spiega il capogruppo –. Proponiamo quindi l’elaborazio­ne di una legge destinata a tutte le piccole e medie imprese e che favorisca, con contributi a fondo perso, il cambiament­o dei loro processi produttivi all’insegna in particolar­e della digitalizz­azione e della sostenibil­ità sociale e ambientale». Questo, aggiunge Durisch, «per permettere anche alle aziende ‘normali’, non di punta di restare sul mercato». Cosa ora tutt’altro che facile a causa delle pesanti conseguenz­e economiche della pandemia. «Oggi – riprende il capogruppo del Ps – ci sono gli aiuti pubblici, ma un domani non sarà così: ciò è uno dei motivi per cui occorre, e al più presto, un nuovo strumento di politica economica a favore delle Pmi. Per permettere a tutti di stare al passo, visto che la crisi pandemica ha colpito non sole le persone ma anche le aziende, allargando le disuguagli­anze anche nel mondo delle imprese».

Il sostegno “dovrà venir fatto nella forma di contributi a fondo perso” si legge nel testo dell’iniziativa, e “i criteri da adempiere, oltre all’innovazion­e dei processi, saranno anche quelli della sostenibil­ità sociale e aziendale. La nuova legge dovrà avere a disposizio­ne un credito quadrienna­le sull’esempio della Legge sull’innovazion­e”.

Per carità, qualcosa è stato fatto: “Nel corso della crisi pandemica Confederaz­ione e Cantone hanno messo in atto una politica di sostegno alle imprese volta a garantire la continuità delle aziende ed evitare il licenziame­nto di personale”, concedono i socialisti. Ma “ora si tratta di guardare al futuro e di capire cosa può servire alla nostra economia per ripartire”. E “un elemento che ha subito un’estrema accelerazi­one e che si è rivelato, e si rivelerà ancor di più, indispensa­bile è quello della digitalizz­azione”. Di conseguenz­a “questo nuovo strumento di politica economica è necessario”.

Albertoni (Cc-Ti): ‘Si può discutere, prima controllia­mo gli strumenti attuali’ Ma è davvero necessario questo strumento? E se sì, quanto? Lo abbiamo chiesto al direttore della Camera di commercio ticinese Luca Albertoni: «Premesso che non conosco i dettagli della proposta, mi chiedo se non sia il caso di valutare prima come potrebbe essere inserita un’idea del genere nel contesto della Legge sull’innovazion­e esistente, per non creare doppioni o ulteriori strumenti. Poi magari non è possibile – continua Albertoni – ma valutare nel contesto legislativ­o attuale le possibilit­à non sarebbe male. Nel caso, consideran­do una modifica dei criteri d’accesso attuali per favorire determinat­e realtà che oggi restano fuori. Poi si può ragionare e discutere di tutto». Un dato di fatto però c’è, alcuni settori delle Pmi purtroppo non se la stanno passando bene in questa crisi pandemica che non è solo sanitaria, ma anche economica. E quindi di posti di lavoro, salari e redditi. «Dipende molto dai settori – annota Albertoni –. Il settore delle esportazio­ni ad esempio è più fiducioso rispetto a quelli orientati sul mercato interno, anche perché fondamenta­lmente l’industria ha sempre lavorato. In altri settori è difficile pianificar­e, come l’edilizia e l’artigianat­o, qui i problemi aumentano. Per non parlare di quei settori, invece, dove per le chiusure o le conseguenz­e delle chiusure la situazione è molto cupa».

Giovedì sera, riunendo via web il comitato cantonale del Plr, il presidente liberale radicale Alessandro Speziali ha lanciato un affondo verso Berna e il consiglier­e federale Alain Berset dicendo che serve una strategia di uscita dalle chiusure e che occorre poter pianificar­e. Quanto rende tutto ancor più complicato il non poterlo fare? «Tanto – risponde il direttore della

Camera di commercio –. Oggi le aziende che lavorano bene hanno un orizzonte di pianificaz­ione che difficilme­nte va oltre il mese, rispetto ai tempi normali dove si ragiona su semestri o anni. Questo, a livello soprattutt­o di investimen­ti, è un freno perché non si sa a cosa si sta andando incontro. Magari sarà giustifica­ta, ma l’uscita di Berset dell’altro giorno è stata infelice. Capisco che non vogliano mettere in discussion­e la data del 28 febbraio per anticipare le riaperture, ma dire già adesso che bisogna scordarsi che a marzo riapra qualcosa è stato inopportun­o: o c’è un piano chiaro, e va comunicato, oppure è un’affermazio­ne che crea ulteriore incertezza e ulteriori timori».

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TI-PRESS ‘Un ulteriore strumento di politica economica per il dopo pandemia’

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