Istituti di cura, un po’ più di libertà
Direttive specifiche per ogni tipo di struttura (per anziani, psichiatriche e riabilitative)
La situazione dei contagi da coronavirus nelle case anziani presenta numeri molto bassi, sia perché il virus circola meno in generale nella popolazione, sia perché è stata introdotta la chiusura delle strutture alle visite esterne. «Decisione, quest’ultima, che sembra avere avuto un impatto positivo rilevante», ha ricordato il dottor Giorgio Merlani, medico cantonale, durante la settimanale conferenza stampa di aggiornamento sulla situazione epidemiologica. Dal 15 gennaio a oggi, infatti, i casi positivi sono in netta diminuzione. Nello stesso periodo è incominciata la campagna di vaccinazione anti-Covid. «Ma gli effetti dell’immunizzazione li vedremo solo a partire dal settimo giorno dopo che è stata fatta la seconda dose», ha ricordato Merlani. La campagna di richiamo inizierà il prossimo 11 febbraio. Intanto l’ufficio del medico cantonale ha preparato tre direttive che aggiornano, in senso meno restrittivo, quelle in vigore dal 15 gennaio. Per le case anziani si tornerà a una situazione simile a quella di metà dicembre, con visite possibili e limitate nel numero, in casi particolari anche con contatto fisico in sicurezza. Leggeri allentamenti sono previsti anche per le strutture psichiatriche. Per le strutture riabilitative si sta valutando se concedere delle deroghe. Riguardo alle strutture per disabili, il dottor Merlani ha dichiarato che «la situazione sarà simile a quella delle case anziani». Gli ospiti di questi istituti potranno, per esempio, rientrare presso le famiglie per due giorni la settimana con pernottamento. Possibili anche le vacanze con misure igieniche rafforzate per dieci giorni al rientro dell’ospite.
In Ticino 195 casi di variante inglese
Per quanto riguarda la situazione epidemiologica, secondo Merlani «siamo in una fase di discesa, una bella discesa. Le cifre però negli ultimi giorni sembrano piuttosto stabili, l’Rt (il fattore di contagio, ndr) è sceso in modo rapido fino allo 0,7. Nei prossimi giorni mi aspetto che si riavvicinerà a 1 (stabile, ndr), ma si assesterà su un livello ben più basso del passato. Siamo passati da un’incidenza di mille casi per 100mila abitanti a un valore di 174. Anche il tasso di positività del 6% è piuttosto basso. Se facciamo un confronto a livello nazionale, il Ticino è penultimo o terzultimo, dopo essere stato il triste portatore del primato dei casi, adesso siamo veramente molto bassi». Ma questo non basta ancora. «A fare la differenza è il comportamento del singolo». A preoccupare ora sono le varianti del virus, più contagiose di quella classica. «Quella inglese è comparsa in tempi relativamente recenti, fra Natale e Capodanno, attualmente parliamo in Ticino di 195 casi», ha ricordato il medico cantonale.
La variante inglese a scuola
La presenza massiccia della variante inglese nelle scuole, in disallineamento con la situazione globale, dipende da una maggiore trasmissibilità del virus tra i bambini. Merlani ha citato uno studio inglese che dichiara che un contatto con una persona contagiata da questa variante ha una possibilità del 50% in più di essere anch’esso positivo, dunque per le classi di età fino ai 19 anni, ma anche tra i bambini dell’asilo e delle elementari, è più alta la probabilità che i loro familiari risultino anch’essi positivi. Per questo se c’è un caso positivo in una scuola d’infanzia o scuola elementare si sceglie di mettere tutta la classe in quarantena, e si offre poi la possibilità di fare il test, anche perché in queste scuole non c’è l’obbligo della mascherina. Per quanto riguarda le scuole medie, invece, in cui l’obbligo della mascherina c’è, non si impone immediatamente di mettere in quarantena tutta la classe ma si può valutare caso per caso, ci sono stati casi di un contagio che però dai test non ha portato ad altri casi, e altri casi come alle medie di Morbio Inferiore in cui ci sono stati più contagi. Attualmente in Ticino sono in isolamento 5 allievi di scuola d’infanzia, 30 di scuola elementare, 14 di scuola media, 11 nel post-obbligatorio e 12 nelle scuole professionali.
Quarantene più corte e test di massa Riguardo l’accorciamento della quarantena a seguito di un test Pcr negativo dopo sette giorni a carico del richiedente (o del datore di lavoro se vuole che il dipendente torni al lavoro), il medico cantonale ha auspicato che non arrivino richieste diverse dalle attese. L’alleggerimento sarà possibile dall’8 febbraio solo se si è entrati in contatto con un contagiato da una versione classica e non dalle varianti. Il test, inoltre, sarà accettato solo se si tratta di un test Pcr (non i rapidi, per intenderci), eventualmente organizzandosi con laboratori che possano fornire il risultato entro il settimo giorno. La terza condizione cumulativa è che l’accorciamento della quarantena riguarderà solo persone che svolgono professioni che possono essere praticate in sicurezza, quindi con mascherina e distanza obbligatoria: in caso contrario si potrà uscire di casa, ma non sarà ancora possibile andare al lavoro. È il caso, per esempio, del personale sanitario e di chi opera a stretto contatto con le persone. Sui test di massa proposti dalla Confederazione e dal consigliere federale Alain Berset, Merlani ha sottolineato come l’evidenza scientifica dell’efficacia di tali test sia ancora scarsa, quindi tali strumenti vanno usati nel modo adeguato, «senza rischiare di dare falsa sicurezza alle persone». I test di massa saranno eseguiti in situazioni dove ci sono elevati rischi di contagio. «Non bisogna però attendersi che nelle scuole ticinesi si testeranno, due volte la settimana, 55mila studenti», precisa Giorgio Merlani. Lo stesso ragionamento vale per le aziende: «se è l’unica soluzione per mantenere le scuole aperte e far funzionare ancora l’economia, è uno sforzo che si può fare, ma senza evidenze di efficacia bisogna riflettere al riguardo», ha concluso.