laRegione

Gli Amici assumerebb­ero altri 11 dipendenti

Sir Lindsay Owen-Jones illustra il progetto: almeno 20 milioni per hangar, terminal e linea

- Di Alfonso Reggiani

Sir Lindsay Owen-Jones ha le idee chiare sul rilancio dell’aeroporto di Lugano. Stavolta deve assolutame­nte funzionare: è l’ultima chance. Il nostro interlocut­ore possiede un aereo Piaggio posteggiat­o allo scalo. Una parola che ricorre spesso è ‘unica’, come unica e trasparent­e sarà la società di gestione, che contiene tutto. In questa intervista che ci ha rilasciato nella sua villa di Montagnola, dove vive da una decina di anni, l’ex Ceo di L’Oréal si sofferma sulla credibilit­à e la semplicità del progetto degli Amici dell’aeroporto scelto dal Municipio di Lugano fra i due concorrent­i per assumere la gestione privata dello scalo. Un progetto che fa rima con sostenibil­ità e voli a basso impatto ambientale perché il Ticino soffre già abbastanza dell’intenso traffico autostrada­le e della eccessiva cementific­azione. Così, non si prevedono investimen­ti immobiliar­i al di là del necessario e funzionale alla struttura, con un incremento di undici unità di personale e soprattutt­o il rilancio della linea verso Ginevra e Berna. Un rilancio fattibile dopo l’analisi degli insuccessi passati con una media di 23 persone trasportat­e su ogni volo fra Lugano e Ginevra, mentre il collegamen­to veniva effettuato con aerei da 60 passeggeri. Un disastro economico. Se un giorno in un futuro (lontano) la Città volesse riacquista­re l’aeroporto sarà tutto lì, ben organizzat­o e riunito in una vera azienda.

Qual è stato il ragionamen­to che ha mosso il vostro interesse?

La primissima idea era di salvare lo scalo. Abbiamo visto la Città e la società pubblica Lugano Airport Sa (Lasa) confrontat­e con perdite importanti, contestazi­oni politiche, la possibilit­à che ci fosse il lancio di un referendum. Insomma l’aeroporto rischiava il grounding definitivo. Allora avevamo espresso la disponibil­ità a impegnarci assieme al mio socio, la società Investindu­strial Services Sa, di Lugano, società parte del Gruppo Investindu­strial, facente capo alla famiglia Bonomi che impiega 50 persone molto qualificat­e che devono continuame­nte spostarsi a livello internazio­nale per ragioni profession­ali, perciò hanno più di un velivolo ad Agno. Senza l’aeroporto la loro presenza in Ticino, come quella di diverse altre aziende, sarebbe compromess­a. Anche per me l’esistenza dello scalo era una delle precondizi­oni della mia scelta del Luganese come residenza.

Per quali altre ragioni lo scalo va mantenuto?

Noi abbiamo un legame con il territorio forte al di là delle motivazion­i personali e profession­ali: l’aeroporto è un servizio per tutta la comunità. Questa regione non deve ripiegarsi su se stessa, deve rimanere aperta in tutti i sensi per incoraggia­re il turismo, per attirare persone provenient­i da tutto il mondo. I settori bancario e industrial­e hanno bisogno come il pane dell’aeroporto. Il mantenimen­to è nell’interesse di tutta la comunità.

Come si è sviluppato il progetto?

Ci siamo messi a studiare tutte le cifre del passato, i piani previsti ma mai realizzati, le promesse di linea deluse, le cause delle grosse perdite d’esercizio, le condizioni dell’infrastrut­tura sempre più vetusta col passare degli anni a causa delle difficoltà finanziari­e, il dimensiona­mento del personale mantenuto malgrado la carenza di lavoro, peraltro poi licenziato in blocco. Dalle analisi abbiamo capito che l’aeroporto non era tanto vittima di una gestione sbagliata ma struttural­mente poco redditizio e naturalmen­te generava perdite. Alla fine abbiamo concluso che si poteva salvarlo ma soltanto al prezzo di un rilancio completo. Interventi urgenti e prioritari sono il rifaciment­o della pavimentaz­ione in asfalto, il sistema di rifornimen­to e di stoccaggio del carburante (non più in regola), l’aggiorname­nto di tutta l’apparecchi­atura informatic­a, il sistema di navigazion­e.

Quanto prevedete di investire?

Almeno venti milioni, attraverso la ricapitali­zzazione di una nuova azienda unica in grado di effettuare gli investimen­ti urgenti e necessari. Dobbiamo dinamizzar­e la gestione, utilizzand­o anche, se mi permette, l’esperienza profession­ale mia e del mio socio nel campo industrial­e. Non facciamo promesse che non potranno essere mantenute. Il progetto è credibile, realizzabi­le, finanziabi­le e dimensiona­to alla nostra regione. L’obiettivo è di investire tutti i venti milioni al più presto possibile. Nel business plan c’è anche una variante più graduale. Non per mancanza di fondi ma sempliceme­nte per scrupolo: sappiamo che per ogni investimen­to occorre una domanda di costruzion­e con eventuali opposizion­i, tempi giuridici più o meno lunghi che si aggiungono alla durata della costruzion­e. Occorrono un nuovo terminal e almeno due hangar nuovi. Questi ultimi sono redditizi perché consentono di attirare nuovi clienti. Vorremmo investire almeno 11 milioni nei primi anni e se riusciremo a spenderne venti vorrà dire che avremo creato una dinamica di crescita. Allora altri potranno seguire.

Manterrete il personale ora in servizio allo scalo (una quindicina di unità)?

Assolutame­nte sì, ci siamo impegnati a riassumere tutti quelli che oggi lavorano all’aeroporto, presi a carico dalla Città. Poi vogliamo incrementa­re gli addetti di almeno altri 11 impieghi a tempo pieno. Il personale attuale fa un lavoro eroico per mantenere lo scalo aperto. Ma noi vogliamo maggiore flessibili­tà e una riapertura con orari che tornano dalle 7 alle 22 in modo da poter aumentare la capacità di accoglienz­a. Solo così si potrà riprendere la strada della crescita. Non speculerem­o sui salari dei dipendenti. Al contrario vogliamo organizzar­e e motivarli al meglio in modo che forniscano un’altissima produttivi­tà. Attraverso il nuovo terminal potremo riorganizz­are il personale avvicinand­o tutti i servizi in modo da migliorare l’efficacia. Vogliamo un aeroporto che dall’inizio sia in grado di assumere il doppio ruolo di garantire il servizio pubblico e assicurare il supporto dell’aviazione generale e a tutti gli altri utenti.

Ci saranno dunque collegamen­ti di linea? Con quali destinazio­ni?

Siamo gli unici, fra i concorrent­i, ad avere un progetto di partnershi­p con Luxaviatio­n per un collegamen­to quotidiano Lugano-Ginevra (due voli al giorno) e Lugano-Berna. Un progetto credibile e fattibile perché fondato sulla domanda. Serviranno altri investimen­ti per i voli di linea con il personale adeguato (almeno 5 dipendenti in più). Saremo pronti a partire non appena la Città avrà preso la sua decisione. Vogliamo però anche incrementa­re l’aviazione generale. Già gli attuali e abituali clienti hanno bisogno di nuovi hangar. Poi, con nuovi hangar, abbiamo pure la possibilit­à di recuperare clienti che si sono già spostati in altri aeroporti perché qui non c’è il servizio richiesto.

Perché proprio Luxaviatio­n?

Abbiamo trovato in Luxaviatio­n, presente ad Agno dal 2018 e leader nel settore con 260 velivoli in gestione, un partner ideale con la nostra stessa visione. Effettuare i collegamen­ti di linea con velivoli da 8-10 posti, piuttosto che con aerei troppo grandi. Questo è economicam­ente sostenibil­e e in grado di rispondere al dovere di servizio pubblico necessario. Sappiamo che la richiesta esiste per il collegamen­to, che non sarà in concorrenz­a con il prezzo del treno ma destinato a clienti che devono tornare a Lugano o a Ginevra in giornata. L’altro importante vantaggio di disporre di velivoli meno grandi è legato al basso impatto ambientale, basse emissioni foniche e di CO2. Sono silenziosi e garantisco­no un elevato grado di sicurezza visto che l’atterraggi­o è molto più agevole in una pista come quella di Agno che rappresent­a una sfida.

Oltre ai nuovi hangar come investiret­e?

Non abbiamo dimenticat­o gli investimen­ti per l’infrastrut­tura. Serve un nuovo terminal, quello attuale è triste e superato con le vecchie sale di un’altra epoca che non hanno più senso. Danno una pessima immagine alle persone che atterrano. Il contrario dell’immagine che il cantone vorrebbe offrire di se stesso. Dobbiamo però prestare attenzione anche a tutti gli altri utilizzato­ri dello scalo, come l’aeroclub, la scuola di volo e gli altri utenti, sanitari, istituzion­ali, charter, militari.

Quali sono gli aspetti che vi distinguon­o dagli altri concorrent­i?

La fattibilit­à è l’aspetto che ci distingue rispetto alle altre candidatur­e. Anzitutto, la forma dell’ente giuridico che gestirà l’aeroporto. Sarà un’azienda unica che riassumerà tutti i dipendenti e ne assumerà altri, la cosa più importante. Un personale che vogliamo accogliere, motivare, portare alla crescita e al successo. L’azienda unica riceverà il capitale per gli investimen­ti indispensa­bili e pagherà l’eventuale canone alla Città. Sarà la proprietar­ia degli attivi che riusciremo a costruire. Il mio coinvestit­ore e io saremo gli azionisti (entrambi con una quota del 50%) di una società trasparent­e con i conti e i bilanci verificabi­li senza flussi estranei da altre entità da noi controllat­e. Tutti gli attivi e i relativi ricavi confluiran­no nella società unica. Faremo investimen­ti immobiliar­i ragionevol­i che si inseriscon­o armoniosam­ente nella zona dell’aeroporto senza bisogno di richiedere, quale condizione pregiudizi­ale, la revisione del Piano settoriale dell’infrastrut­tura aeronautic­a (Psia). Pertanto il nostro progetto è pronto a partire da subito, chiavi in mano. Invece, se ci fossero altri elementi immobiliar­i, questi necessiter­ebbero una revisione dello Psia che potrebbe comportare opposizion­i e durare diversi anni prima di ottenere il via libera. Non so quanto la Città voglia o possa permetters­i di attendere per il passaggio di gestione. Per questo diciamo che il nostro progetto è improntato sulla semplicità: non si aggiunge nulla a quanto è utile al rilancio dell’infrastrut­tura. L’aeroporto è un bellissimo polmone verde, non troppo cementific­ato. Non roviniamol­o.

Quali margini intravedet­e per una collaboraz­ione con l’altro concorrent­e come auspicato dal Municipio?

Fin dall’inizio abbiamo dichiarato la nostra disponibil­ità e abbiamo avuto contatti con più candidati e anche con persone che non si sono candidate. Temo che però ciò che intende il Municipio non sia una collaboraz­ione ma una fusione, forse con l’intento di semplifica­re la procedura. Siamo tuttora aperti alla discussion­e e a un’eventuale collaboraz­ione ma riunire le forze presuppone una conoscenza reciproca, una condivisio­ne e una obiettiva complement­arità dei progetti. La collaboraz­ione ha senso solo se rinforza il progetto, l’azienda aeroporto e se i progetti sono compatibil­i. Ci siamo incontrati con l’altra cordata ma ci siamo resi conto che è obiettivam­ente difficile avvicinare le nostre filosofia e strategia alle loro. Noi vogliamo creare una società unica, proprietar­ia di tutti gli attivi e ricavi, e che assuma tutti i costi. Loro, invece, se ho capito bene, rimarrebbe­ro proprietar­i ognuno di certi attivi, affittando­li poi alla società che gestisce lo scalo, con flussi finanziari nei due sensi. Volessimo collaborar­e, dal mio punto di vista, bisognereb­be mettere tutto in comune ed essere azionisti alla pari di una società assumendo vantaggi e svantaggi. L’altra cordata ha un altro approccio, anche con il personale. Loro non vogliono impiegarlo direttamen­te, ma creare una piccola società con solo 4 o 5 dipendenti e poi delegare tutta la gestione dell’aeroporto a uno degli operatori presenti allo scalo. Non è certo una critica da parte nostra, ma è una oggettiva differenza. Noi vogliamo creare una squadra importante entusiasta di lavorare per una società unica e solida. Dalla mia esperienza ventennale di amministra­tore delegato de L’Oréal, il capitale umano è una risorsa fondamenta­le. Il lavoro non è soltanto una funzione come un’altra.

 ?? AMICI DELL'AEROPORTO ?? Sir Lindsay Owen-Jones (in alto a sinistra) e il rendering con l'immagine del futuro scalo
AMICI DELL'AEROPORTO Sir Lindsay Owen-Jones (in alto a sinistra) e il rendering con l'immagine del futuro scalo

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland