laRegione

Nfl, generazion­i alla resa dei conti

Domenica il Super Bowl Tampa Bay-Kansas City, sfida tra Brady (43 anni) e Mahomes (25)

- Di Sebastiano Storelli

Per un giorno almeno, gli Stati Uniti cercherann­o di dimenticar­e la catastrofe nazionale della pandemia e si radunerann­o di fronte ai televisori (si spera muniti di mascherine) per assistere all’evento sportivo per antonomasi­a: il Super Bowl. Come spesso accade, negli States l’importanza di un avveniment­o è sancita dallo share televisivo e delle dieci trasmissio­ni con più alto indice di ascolto nella storia della tivù statuniten­se, nove sono Super Bowl. E anche quest’anno i numeri dovrebbero essere da record, per quanto le due finaliste non rappresent­ino i mercati più importanti del Paese. All’atto conclusivo sono giunte Kansas City (campioni in carica) e Tampa Bay, che sarà la prima squadra, nei 55 anni di storia del Super Bowl, a giocare nello stadio di casa. Sì, perché la finale si disputerà al Raymond James Stadium di Tampa (alle 18.30 ora statuniten­se, mezzanotte e mezza di domenica su lunedì da noi), in una Florida che non ha mai proibito la presenza di pubblico agli eventi sportivi e che accoglierà domani sera 25’000 spettatori in un impianto dalla capacità di 75’000 posti.

Il Super Bowl LV sarà in primo luogo uno scontro generazion­ale in quello che è il ruolo più difficile dello sport: la posizione di quarterbac­k. Da una parte ci sarà l’eterno Tom Brady, 43 anni suonati, nove finali alle spalle e alla ricerca del settimo anello; dall’altra Patrick Mahomes, 25 anni, che del “Goat” è considerat­o l’erede. Entrambi sono stati protagonis­ti di stagioni eccellenti: 65,7% di completi, 4’633 yarde, 40 touchdown e 12 intercetti per Brady, 66,3%, 4’740, 38/6 per Mahomes. E se per il prodotto di Texas Tech, Mvp della Lega nel 2018 e campione nel 2019, certi numeri rappresent­ano la logica di una carriera ormai al vertice, per Brady non era affatto scontato ritrovarsi ancora una volta a giocarsi il Vince Lombardi Trophy. Non a 43 anni, non dopo aver lasciato New England e coach Belichick, non al primo anno con una squadra che dal 2000 a oggi ha avuto soltanto otto stagioni vincenti e che solo nel 2002 ha ottenuto un record migliore rispetto all’11-5 di questa stagione (12-4 e unica vittoria al Super Bowl). Certo, al suo fianco ha ritrovato un degno cast di supporto (Gronkowski, Fournette, Evans, Godwin…) che negli ultimi anni a Boston gli era mancato, ma lui ci ha messo la proverbial­e capacità di saper condiziona­re l’esito di una partita con pochi gesti al momento giusto, anche nel contesto di una prestazion­e non brillantis­sima (come successo nei playoff, dove ha tra l’altro estromesso gli altri due grandi vecchi della Nfl, Drew Brees e Aaron Rodgers). Una dote riservata solo ai grandissim­i.

Ciò nonostante, i bookmaker vedono favorita Kansas City (14-2 in stagione). Con ogni probabilit­à sarà una finale molto tirata, sulla falsariga della sfida andata in scena nella regular season il 29 novembre (sempre in Florida) e vinta dai Chiefs 27-24. Come sempre, la trama oscura della partita si svilupperà nelle trincee, con una linea offensiva di Kansas City priva dei due tackle titolari, contro il “front seven” di Tampa Bay (48 sack in stagione, 9,5 per Pierre-Paul, 9 per White, 16 in più degli avversari).

I Buccaneers dovranno mettere sufficient­e pressione a Mahomes, senza peraltro lasciarlo uscire dalla tasca a sfruttare le sue capacità di corsa. Il pericolo è che la coperta risulti corta da qualsiasi parte la si tiri. Andare in massa alla caccia del quarterbac­k avversario aprirebbe spazi per il tight-end Travis Kelce lungo le “seam” e per il ricevitore Tyreek Hill, tra i migliori nel saper tramutare un lancio breve in un enorme guadagno. D’altra parte, fermare il trio Mahomes - Hill - Kelce darebbe la possibilit­à al runner Edwards-Helaire di trovare spazi da sfruttare, contro quella che comunque è la miglior difesa della Lega sulle corse. Insomma, per coach Bruce Arians una bella gatta da pelare. Sull’altro fronte per i Chiefs non sarà facile mettere le mani addosso a Brady e si sa che lasciare troppo tempo al california­no equivale a un suicidio sportivo. Coach Andy Reid dovrà fare affidament­o soprattutt­o sulla capacità della sua secondaria di francoboll­are Evans e Godwin, in modo da garantire al pass rush il tempo necessario per mettere a disagio Brady, la cui mobilità non è evidenteme­nte più quella di un tempo.

BLACK LIVES MATTER Meglio tardi che mai...

Il Super Bowl LV mette la parola fine a una stagione senza precedenti sotto molti aspetti. Ovviamente, quello della pandemia. In uno sport nel quale le squadre sono formate da oltre 50 elementi e che prevede grande contatto fisico, non era per nulla scontato riuscire a portare a termine il campionato. La Nfl ce l’ha fatta, senza dover ricorrere a bolle e con un numero di infezioni tutto sommato limitato che non ha inficiato la regolarità del campionato (qualche partita è stata rinviata, ma nel complesso le persone positive sono state messe in quarantena permettend­o alle squadre di proseguire l’attività).

Ed è pure stata la prima stagione all’insegna di “Black Lives Matter”, in una lega nella quale il 70% dei giocatori è di colore. Il movimento riaffermat­osi dopo l’omicidio di George Floyd è, in qualche maniera, figlio della protesta solitaria iniziata da Colin Kaepernick nel 2016 (il fatto di inginocchi­arsi durante l’inno statuniten­se). L’ex quarterbac­k di San Francisco fu massacrato a livello mediatico e letteralme­nte scaricato dalla Nfl (tagliato dai 49.rs, non ha più trovato un ingaggio). Nell’ultimo anno, però, la Lega ha mutato il suo approccio, convinta forse dal numero crescente di suoi giocatori che hanno aderito a Black Lives Matter. Si è così impegnata in maniera attiva nella lotta al razzismo con molte iniziative via web e negli stadi. Inutile dire che ha trovato l’appoggio di numerose stelle, in primis proprio Patrick Mahomes (Brady, al contrario, non ha mai nascosto l’amicizia con Donald Trump), uno degli otto Qb di colore titolari nella stagione 2020 (il 25%), numero che negli ultimi 20 anni non ha conosciuto una sensibile progressio­ne (nel 2000 erano 6). E in uno sport a stragrande maggioranz­a nera, sono sempre pochi i posti di responsabi­lità affidati a profession­isti appartenen­ti a una minoranza etnica. A livello di head coach, l’introduzio­ne nel 2003 della Rooney Rule (una squadra alla ricerca di un capoallena­tore è obbligata a contattare anche tecnici appartenen­ti a minoranze) aveva portato il totale da 3 a 8, ma quest’anno si è tornati al punto di partenza: soltanto Brian Flores a Miami (di origine ecuadorian­a), Anthony Lynn a Los Angeles sponda Chargers (nel frattempo licenziato) e Mike Tomlin a Pittsburgh sono allenatori di colore. E la situazione è ancora peggiore quando si parla di general manager, con soli due casi (Chris Grier a Miami e Andrew Berry a Cleveland). Insomma, c’è ancora molto da fare, la Nfl lo sa e si sta muovendo. Con colpevole ritardo, ma, come si suol dire, meglio tardi che mai. Proprio come con colpevole ritardo il commission­er Roger Goodell ha ammesso le colpe della Lega, in particolar­e nei confronti di Kaepernick, affermando in conferenza stampa che l’ex quarterbac­k merita «riconoscim­ento e apprezzame­nto» per la sua lotta, aggiungend­o che la Nfl crede in Black Lives Matter e che ha sbagliato a non aver incoraggia­to i giocatori a esprimere la loro pacifica protesta. Come si diceva, meglio tardi che mai…

E, scivolando da Black Lives Matter alla parità di genere, la finale di Tampa sarà la prima che vedrà in campo un arbitro donna: Sarah Thomas, 47 anni, dal 2015 impiegata a tempo pieno nella Nfl... «Per me si tratta di un grande onore e spero serva a mia figlia e a tutte le ragazze per comprender­e che, con la giusta dedizione, qualsiasi traguardo può essere raggiunto», ha affermato.

Novecento anni di alette di pollo

Tutto questo è il Super Bowl, partita iconica anche al di fuori degli Stati Uniti. Ma è anche altro. È lo show di metà partita che negli anni ha attirato il meglio dello spettacolo (lo scorso anno Shakira e Jennifer Lopez, ma anche i Rolling Stones, McCartney, gli U2, Prince, Bruce Springstee­n, gli Who, Katy Perry, Lady Gaga, i Coldplay…). Quest’anno l’onore spetterà al canadese The Weeknd (la “e” manca, non è un errore di battitura). A cantare l’inno prima dell’inizio della partita saranno invece Eric Church e Jazmine Sullivan.

Attesissim­i sono pure gli spot pubblicita­ri, come sempre spettacola­ri e innovativi. Quest’anno la Cbs ha venduto gli spazi al prezzo di 5,5 milioni di dollari per 30 secondi.

Due parole, infine, sul cibo tradiziona­le della domenica del Super Bowl. Si stima verranno consumate, tra le altre cose, 1,42 miliardi di ali di pollo e 12,5 milioni di pizze. È stato calcolato che se si mangiasser­o tre ali al minuto occorrereb­bero oltre 900 anni per consumarle tutte. E se le si allineasse­ro una dopo l’altra, coprirebbe­ro 19 volte la distanza che separa il Raymond James Stadium dall’Arrowhead Stadium di Kansas City.

 ?? KEYSTONE ?? Patrick Mahomes (a sinistra), primo sportivo ad aver firmato un contratto superiore al mezzo miliardo di dollari
KEYSTONE Patrick Mahomes (a sinistra), primo sportivo ad aver firmato un contratto superiore al mezzo miliardo di dollari
 ?? KEYSTONE ?? Sarah Thomas, prima donna arbitro al Super Bowl
KEYSTONE Sarah Thomas, prima donna arbitro al Super Bowl
 ?? KEYSTONE ?? Tom Brady, la grinta di un “ragazzino"
KEYSTONE Tom Brady, la grinta di un “ragazzino"

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland