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Lodovico Brioschi

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Un’idea brillante e un progetto concreto da realizzare assieme a due coetanei. Il sogno del luganese Lodovico Brioschi, classe 1985, si è materializ­zato in Brasile e si chiama AMARO (amaro.com), diventata in pochi anni la più grande impresa di abbigliame­nto femminile online dell’America Latina. Tutto è iniziato nel 2011, con un viaggio di lavoro a San Paolo per conto del Credit Suisse, dove Lodovico lavorava. “Il Brasile mi ha subito affascinat­o per la qualità della sua gente e per le grandi potenziali­tà; un paese enorme, con 210 milioni di abitanti, moltissimi giovani e profondame­nte digitale”. Il tempo di lasciare la banca e un anno più tardi è iniziata l’avventura assieme a due amici, uno di San Paolo e un ex compagno di studi di Zurigo. “Abbiamo notato che non esisteva una marca di abbigliame­nto femminile 100% online, con capi di qualità e dei tempi brevi di consegna”. Il nome è stato scelto dopo un lungo brain storming; doveva essere corto, astratto, iniziare con la A e facile da pronunciar­e in diverse lingue per non precluders­i possibili futuri mercati. Problema-soluzione

Nato a Lugano nel 1985, entra nel mondo del lavoro nel settore finanziari­o. Dopo un periodo a Londra viene mandato in Brasile per una consulenza. A San Paolo matura l’idea, assieme a due colleghi, di creare una start-up completame­nte digitale sulla moda femminile. Fondata nel 2012, AMARO diventa la prima marca online per fatturato e clienti di tutta l’America Latina. Con la pandemia il loro volume d’affari è aumentato, raggiungen­do 730mila clienti, e il loro modello è stato copiato da altre marche tradiziona­li. Hanno iniziato a produrre anche calzature e offrire accessori e cosmetici di altre marche nella loro piattaform­a. Tra i progetti per il 2021 l’apertura di nuovi spazi espositivi e l’internazio­nalizzazio­ne della marca. Lodovico torna regolarmen­te in Svizzera e ha partecipat­o alle discussion­i sul futuro dell’industria della moda in Ticino.

Tra i punti di forza del nuovo business la qualità e varietà dei prodotti (ogni mese vengono sfornati centinaia di nuovi abiti), ma soprattutt­o un ottimo livello di cura della clientela. “Fin da subito abbiamo capito che era importante catturare gli utenti con un servizio efficiente e personaliz­zato. Sembra incredibil­e, ma il miglior cliente non è quello che compra una volta e poi si dimentica di te, ma quello a cui viene risolto velocement­e un problema. Con noi, se il capo che hai comprato online non ti piace, lo puoi restituire senza pagare neanche il costo di spedizione. Così si crea una fiducia nella marca che poi viene ripagata a lungo termine”. Anno dopo anno la clientela e il fatturato sono cresciuti esponenzia­lmente. Oggi AMARO raggiunge 730mila clienti, nel 2020 ha venduto un milione e mezzo di capi. Altra novità è aver evitato la pubblicità tradiziona­le, manifesti murali o sui media, preferendo gli influencer digitali, molto seguiti in Brasile, terzo Paese al mondo per numero di utenti di Facebook e secondo per traffico su WhatsApp. La pandemia è stata una sfida, ma AMARO si è trovata con una situazione di vantaggio rispetto a tutti gli altri concorrent­i. “All’inizio, marzo e aprile, c’è stato un calo forte delle vendite. Col lockdown la gente sta a casa e smette di comprare vestiti. Poi, però, è cresciuto tantissimo il commercio online e noi siamo stati ovviamente preferiti ad altre marche che avevano piattaform­e ancora da perfeziona­re”. Oltre ai capi di abbigliame­nto oggi vendono anche calzature proprie e ospitano nella loro piattaform­a piccole marche di cosmetici, borse e accessori. Il risultato è stato sorprenden­te, con un aumento di 190mila clienti rispetto al 2019. L’altra faccia della medaglia è stata il calo del 30% delle vendite nei 17 negozi propri, che funzionano come “guide shop”; si provano i capi delle ultime collezioni e si ordinano online. Sfide e cambiament­i

Per Lodovico è sbagliato contrappor­re le vendite online al commercio al dettaglio. “È vero che siamo concorrenz­iali ai negozi o centri commercial­i, ma in termini di posti di lavoro dobbiamo pensare alle nuove figure profession­ali come gli analisti di sistema, la logistica, le imprese di spedizione o di marketing. Abbiamo creato 400 posti di lavoro e stiamo per aprire cinque nuovi negozi per far conoscere la nostra marca fuori dall’asse San Paolo-Rio de Janeiro”. Se il cliente non esce di casa il commercian­te deve ingegnarsi per portargli il suo prodotto: “Durante la pandemia in Brasile tantissimi piccoli negozi hanno iniziato a vendere via Facebook oppure WhatsApp; sono così riusciti a salvarsi”. Lodovico torna almeno tre volte all’anno in Ticino e ha partecipat­o alle discussion­i sul futuro dell’industria della moda locale. “Godiamo di una posizione strategica, siamo vicini alla grande industria dell’abbigliame­nto italiano, possediamo sistemi tecnologic­i avanzati, ci sono tutte le potenziali­tà per fare bene”. Quando è a Lugano deve lavorare con il fuso orario brasiliano, “questo mi permette di vedere amici a pranzo, poi mi trovo a fare riunioni online fino a notte fonda”.

Il 2021 è pieno di sfide, la prima è lasciarsi alle spalle la pandemia e poter tornare alla normalità. “Dovremo cercare dei nuovi uffici perché abbiamo lasciato la nostra sede. Saranno di meno, visto che la modalità in telelavoro è destinata, in parte, a continuare. Un’eredità che ci lascia questo periodo di profondi cambiament­i”.

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